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La spallata del prof
Joseph Halevi
Le dichiarazioni di Mario Monti al quotidiano tedesco Die Welt, con le quali l’International Herald Tribune di giovedì ha aperto alla grande la prima pagina, sono molto importanti perché articolano apertamente due verità, una economica ed una socio-politica. Quella economica riguarda l’osservazione che i sacrifici (tagli di bilancio, aumento dei prezzi amministrati ed imposizione più elevata anche sui redditi bassi), non bastano a ridurre il peso del debito. Il che significa che il premier italiano ha ammesso che il re é nudo. Infatti nessuna manovra che non sia di un ordine irraggiungibile, rispetto al pil, può garantire tanto il pagamento degli interessi quanto i buoni che arrivano a scadenza. L’ampiezza dovrebbe essere tale che letteralmente si fermerebbero treni, autobus, ospedali e nettezza urbana. Affermando inoltre che é l’Europa, cioé la Germania, a dover cambiare politica, Monti ha rotto il cosiddetto consenso di Berlino fondato sulla responsabilità dei singoli stati per ciò che riguarda il debito pubblico. In tal modo egli ha dato una spallata all’asse Berlino-Parigi, peraltro debole e pieno di contraddizioni perché basato sulla sudditanza crescente della Francia alla Germania.
La verità socio-politica risiede nel sottolineare che se l’Unione europea non offre aiuti concreti «una protesta contro l’Europa si svilupperà in Italia anche contro la Germania, che é vista come il capo banda dell’intolleranza dell’Unione europea, nonché contro la Banca centrale europea» (citazione riportata dall’International Herald Tribune). Il pubblico tedesco é stato avvertito che, per via delle politiche di Bruxelles e di Berlino, il governo italiano non ha una vera base sociale e politica, sottintendendo chiaramente che i gruppi parlamentari che lo appoggiano sono allo sbando, uniti e paralizzati dalla paura, per cui l’anno prossimo una larga fetta dell’elettorato potrà andare in tutt’altra direzione populista ed antieuropea. L’impatto sulla Francia delle parole di Monti si farà sentire perché la sua voce é assieme a quella di Mario Draghi la più autorevole in Europa. Inoltre in Francia sta avanzando Marine le Pen il cui Fronte Nazionale gode dell’appoggio di circa un terzo dell’opinione pubblica e di un quinto delle intenzioni di voto. Le parole di Monti hanno esposto, pur non menzionandola, la subordinazione di Parigi alla posizione di Berlino che nessun leader francese ha il coraggio di riconoscere come nessun leader francese ha la capacità intellettuale di far pesare su Berlino il fatto che le questioni finanziare dei paesi membri sono di stampo europeo. Un’intervista dunque importante e c’é da sperare che il Presidente del Consiglio mantenga questa analisi pubblicamente anche nei prossimi consessi ufficiali. Ciò non vuole dire che sono d’accordo con la politica macroeconomica deflazionista e recessiva del governo. Bisogna però riconoscere a Monti la capacità di aver detto delle cose giuste lucidamente. Se il governo diretto del capitale, validissima definizione datane da Ida Dominijanni all’indomani del conferimento dell’incarico a Monti, ha paura dello slittamento della base sociale perché la crisi sta arrivando al limite della rottura, vuol dire che anche in Italia le soluzioni devono trovarsi al di fuori della lobotomizzata maggioranza bulgara che lo appaggia ma nel rilancio delle lotte sociali contro la deflazione e le decurtazioni di bilancio e per l’occupazione ed il salario.
La verità socio-politica risiede nel sottolineare che se l’Unione europea non offre aiuti concreti «una protesta contro l’Europa si svilupperà in Italia anche contro la Germania, che é vista come il capo banda dell’intolleranza dell’Unione europea, nonché contro la Banca centrale europea» (citazione riportata dall’International Herald Tribune). Il pubblico tedesco é stato avvertito che, per via delle politiche di Bruxelles e di Berlino, il governo italiano non ha una vera base sociale e politica, sottintendendo chiaramente che i gruppi parlamentari che lo appoggiano sono allo sbando, uniti e paralizzati dalla paura, per cui l’anno prossimo una larga fetta dell’elettorato potrà andare in tutt’altra direzione populista ed antieuropea. L’impatto sulla Francia delle parole di Monti si farà sentire perché la sua voce é assieme a quella di Mario Draghi la più autorevole in Europa. Inoltre in Francia sta avanzando Marine le Pen il cui Fronte Nazionale gode dell’appoggio di circa un terzo dell’opinione pubblica e di un quinto delle intenzioni di voto. Le parole di Monti hanno esposto, pur non menzionandola, la subordinazione di Parigi alla posizione di Berlino che nessun leader francese ha il coraggio di riconoscere come nessun leader francese ha la capacità intellettuale di far pesare su Berlino il fatto che le questioni finanziare dei paesi membri sono di stampo europeo. Un’intervista dunque importante e c’é da sperare che il Presidente del Consiglio mantenga questa analisi pubblicamente anche nei prossimi consessi ufficiali. Ciò non vuole dire che sono d’accordo con la politica macroeconomica deflazionista e recessiva del governo. Bisogna però riconoscere a Monti la capacità di aver detto delle cose giuste lucidamente. Se il governo diretto del capitale, validissima definizione datane da Ida Dominijanni all’indomani del conferimento dell’incarico a Monti, ha paura dello slittamento della base sociale perché la crisi sta arrivando al limite della rottura, vuol dire che anche in Italia le soluzioni devono trovarsi al di fuori della lobotomizzata maggioranza bulgara che lo appaggia ma nel rilancio delle lotte sociali contro la deflazione e le decurtazioni di bilancio e per l’occupazione ed il salario.
da “il manifesto”
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