Un rappresentante del Coordinamento pisano, introducendo i lavori, ha ripercorso le tappe del Coordinamento Nazionale, ricordando i 5 punti programmatici da cui è partita la campagna ed i recenti passaggi politici e di mobilitazione. Di fronte ad un Governo di cui è innegabile la natura politica, e che, in continuità con l’esecutivo Berlusconi e in ossequio ai diktat della UE e della BCE, sta operando una sistematica distruzione dello stato sociale occorre organizzare e rafforzare il Coordinamento intorno ad un programma che ribadisca il no assoluto al pagamento del debito e l’opposizione intransigente al Governo Monti.
Tra i prossimi obiettivi del Coordinamento è stata ricordata la petizione popolare “Noi vogliamo decidere” per due referendum contro i provvedimenti dell’UE e il pareggio di bilancio in Costituzione, la manifestazione FIOM del 18 febbraio, in Val di Susa il 25 febbraio, fino alla manifestazione del 17 marzo a Milano, dalla Bocconi alla Borsa per fare esplicita resistenza e opposizione al Governo Monti.
Sono stati elencati infine una serie di temi generali con immediate ricadute locali: sostegno alle tante vertenze in difesa dei posti di lavoro e le lotte dei migranti, lotta contro l’IMU e difesa di acqua e beni comuni, denuncia delle politiche amministrative locali, lotta contro la speculazione edilizia, la militarizzazione dei territori, il recupero di spazi sociali per le tante associazioni culturali. Su questi temi il rappresentante del Coordinamento No debito Pisa anticipa vari interventi di soggettività rappresentative delle lotte e mobilitazioni in corso a Pisa e provincia, che potenzialmente preconizzano, intorno a un programma generale in grado di vivere sui territori, la ricomposizione politica di un fronte ampio di lotte, vertenze e mobilitazioni.
L’intervento di Giorgio Cremaschi ha preso le mosse dalla drammatica attualità della situazione greca, emblematica della devastazione portata dai provvedimenti di licenziamento di massa, riduzione delle retribuzioni e delle pensioni minime, svendita dei beni comuni greci imposti dalla BCE e dalle banche tedesche che, lungi dal “risanare” l’economia ellenica significano la perdita delle più elementari sicurezze, da quella alimentare a quella sanitaria. La Grecia è utilizzata come gigantesca intimidazione nei confronti di tutti i lavoratori europei, una sorta di spauracchio per convincere chi subirà le conseguenze più drammatiche dei provvedimenti dei Governi della loro assoluta necessità. In Italia – chiosa Cremaschi – abbiamo “il metodo Marchionne”, che dalle note vicende di Pomigliano si è tramutato ormai in sistema di ricatto generalizzato contro tutto il mondo del lavoro. Occorre mettere in discussione il sistema che ci governa: la condanna, in caso contrario, saranno 20 anni di manovre del peso di 45 mld di euro ciascuna che getteranno sulle nostre spalle il peso del pagamento dell’intero debito per permettere all’Italia di far rientrare il debito dal 120 al 60 % del PIL. L’aberrante proposta dell’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione si tradurrebbe poi in un altro danno e in una beffa mostruosa. “Le parole d’ordine, continua Cremaschi, sono per noi resistenza ed alternativa. Il movimento deve ambire a mandare a casa un’intera classe dirigente e lottare contro tutta la politica del Governo Monti. Esiste un’alternativa, esistono altre strade percorribili e possibili e certamente invise a chi governa. La nazionalizzazione delle banche, la vera lotta all’evasione fiscale, l’intervento sui patrimoni e la difesa dei beni comuni sono alcune di queste strade”. Cremaschi ribadisce infine che “esiste un’alternativa di massa, lotta e solidarietà. In un paese in cui la classe ha perso i propri riferimenti e in cui sembra esserci rassegnazione, occorre dare voce a chi dice no. Lo scopo politico del Coordinamento No Debito deve essere il ritorno delle scelte informate e consapevoli, il ritorno delle decisioni della gente nella politica.
Alla relazione di Cremaschi sono seguiti numerosi interventi, testimonianza non solo della varietà delle forze politiche, sociali, sindacali, ma di una contiguità nelle istanze, nelle rivendicazioni, nelle lotte. C’è un filo comune che lega il no al pagamento del debito alle prese di posizione dei vari compagni intervenuti.
A cominciare dal Movimento per l’Acqua, che denuncia il tentativo di sovvertire l’esito del referendum e lancia una campagna di “obbedienza civile” che contrasti questo tradimento della volontà popolare. E’ intervenuto poi il saggista Manlio Dinucci a nome del Coordinamento No Hub, che ha ricordato l’entità delle spese militari sostenute ogni anno nel nostro paese, e quindi dello stretto collegamento con la questione debito, e come la militarizzazione del territorio e delle menti non sia avulsa da tutto il meccanismo politico di cui oggi il nuovo modello di difesa è specchio dell’imperialismo del mondo occidentale.
L’Unione Inquilini ha richiamato l’attenzione su un altro aspetto della speculazione finanziaria, che diventa speculazione edilizia e fa della questione abitazione una dramma per moltissime persone.
Gli universitari del CUA hanno portato l’esperienza dell’occupazione dell’immobile di Via La Pergola a Pisa e il suo significato nella lotta contro il debito come riappropriazione di quello che quotidianamente ci viene tolto. Sono seguite varie testimonianze di lavoratori Piaggio, ManutenCoop, della componentistica e del variegato mondo del precariato. Tutti hanno puntato l’attenzione sul terribile attacco sferrato al mondo del lavoro con il contratto unico d’inserimento e la messa in discussione dell’art. 18, oltre al problema della mancanza di democrazia sindacale nei vari posti di lavoro. Colpisce poi l’intervento del rappresentante del Coordinamento Migranti della Toscana. Il sistema capitalistico nemico dell’Africa, la necessità di non pagare e l’impossibilità di pagare un debito che è stato già pagato dalla masse popolari e l’uguaglianza delle lotte qui ed in Africa.
Il rappresentante della Rete dei Comunisti ha ricordato la lontana origine del debito e della crisi sistemica che stiamo vivendo, passata dalla sovrapproduzione di merci quella di capitali. Il debito è diventato ormai un pozzo senza fondo. Di fronte ad una crisi di questa portata – continua il compagno della RdC – non è più praticabile il tatticismo della sinistra “radicale” italiana, ma occorre una lotta quotidiana per rompere il meccanismo del sistema capitalistico, prospettand un’alternativa attraverso l’elaborazione di un programma concreto: nazionalizzazione delle banche e delle aziende, pianificazione economica che rimetta al centro gli interessi dei lavoratori. I rappresentati di diverse forze politiche, dal PCL ai CARC, da SC al PRC, hanno evidenziato la necessità di riunire e ricompattare il fronte delle lotte da troppo tempo frantumato e il potenziale che il Coordinamento No Debito ha in termini di coinvolgimento delle persone e di ricomposizione di varie istanze e lotte.
In conclusione, oltre a affermare come lo scopo del Coordinamento sia quello di tentare di aprire uno spazio politico, Giorgio Cremaschi ha evidenziato come esso sia una occasione imperdibile per superare il limite della frantumazione e per fare tesoro di quello che unisce tutte le realtà e le forze che anche a Pisa vi hanno aderito.
L’appuntamento con il quale ci si è lasciati è per MARTEDI 14 febbraio ’12 H. 21 IN VIA BOVIO 48, presso la biblioteca Andrea Fisoni, per la prima riunione aperta del Coordinamento No debito – Pisa.
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