“La crisi dell’area euro mostra come il vantato modello sociale europeo era quasi morto”. E’ quanto ha ammesso oggi il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi in un’intervista al Wall Street Journal in cui sottolinea anche come sia “difficile dire se la crisi è finita”, non solo, a suo avviso: “La prima riforma strutturale che i Paesi europei devono darsi sono le liberalizzazioni dei prodotti e dei servizi”. Draghi ha ipotizzato inoltre che l’attuale crisi economica debba spingere i paesi “a mettere in atto riforme strutturali del mercato del lavoro e di altri settori dell’economia garantendo alla regione una prosperità a lungo termine”. Richiesto di chiarimenti sulla sua dichiarazione relativa al modello sociale europeo, interpretata diversamente dalla varie testate e agenzie italiane, Draghi ha chiarito il suo pensiero: “Il modello sociale europeo è superato, non è più sostenibile”. Una precisazione non di poco conto.
Nella prima intervista concessa al Wall Street Journal dopo l’approvazione del secondo piano di salvataggio per la Grecia, il presidente della Bce Mario Draghi lancia un messaggio molto chiaro spiegando che la debolezza economica dell’Europa non deve essere un invito ad allentare gli obiettivi ei rigore fiscale. Non c’è alcuna “divergenza tra riforme economiche e rigore fiscale” dice Draghi: “fare marcia indietro sugli obiettivi fiscali scatenerebbe un’immediata reazione dei mercati” facendo rialzare lo spread fra i tassi di interesse.
Parlando della crisi greca Draghi sostiene che “il rischio maggiore e’ la mancata attuazione” degli impegni assunti dal governo di Atene”, e ricorda come “alcune misure sono mirate direttamente a migliorare la competitività e la creazione di lavoro, mentre altre prevedono un forte consolidamento fiscale”. Ma tutte, ricorda, “sono complementari per garantire un ritorno alla crescita dopo l’inevitabile contrazione” del Pil. Ma, ribadisce Draghi, “non c’era alternativa al consolidamento fiscale”.
In un’altra intervista di Draghi, questa volta al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il governatore della Bce ha affermato invece che l’inflazione è sotto controllo e non c’è il rischio che la zona euro entri un tunnel tipo quello imboccato dal Giappone in passato. “Ciò che mi fa essere fiducioso”, sostiene, “sono le riforme avviate in Europa negli ultimi quattro o cinque mesi”. Ma se l’inflazione è sotto controllo, viene da chiedersi perchè la Bce continui a colpire con la clava deflazionista l’economia dei paesi europei portandoli o tenendoli in recessione anche per l’anno in corso, come ha documentato oggi la stessa Commissione Europea anticipando il rapporto sullo stato dell’economia dei paesi aderenti all’Unione.
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