Però è una sorpresa lo stesso. Ricordate quante decine di pagine di giornale ci sono state rovesciate addosso per “dimostrare” che c’era un pericolo immediato di “ritorno del terrorismo”? Sembra oggi, lo sappiamo, con gli “anarco-insurrezionalisti della Val Susa” al posto dei molto supposti brigatisti.
La Cassazione ha deciso di annullare il verdetto emesso dalla Corte di assise di appello perché ritiene che debba essere fatta chiarezza tra i diversi capi di imputazione contestati ai presunti militanti del Partito Comunista Politico Militare (questo il nome dell’organizzazione perseguita nel processo).
I giudici della Cassazione chiedono dunque ai loro colleghi della Corte d’Appello di Milano maggior chiarezza sulle accuse relative all’associazione sovversiva e all’associazione con finalità di terrorismo. L’annullamento riguarda la finalità di terrorismo (aggravante introdotta con le leggi speciali del 1980) a carico di tutti e 12 gli imputati. Ed è stata annullata anche la costituzione di parte civile da parte deldeputato e professore Piero Ichino. I magistrati ritengono infatti che siano necessari chiarimenti sulla sua costituzione come parte offesa piuttosto che come parte danneggiata: potrebbe infatti venire a mancare la prova dell’attualità del suo “trovarsi nel mirino” dell’organizzazione alla quale aderivano gli imputati. Ichino avrebbe potuto essere potenzialmente danneggiato dalla loro attività ma, in pratica, non era un obiettivo immediato. Quello che viene ribadito da ambienti della Cassazione è che l’annullamento con rinvio “non mette in discussione la materialità dei fatti contestati, ma solo la loro qualificazione giuridica”. Nessun fatto di sangue è stato infatti commesso dai dodici imputati.
La notizia è comunque positiva. Dimostra che qualcuno si vergogna di mandare in galera per magari 14 anni gente che – letteralmente – non ha fatto nulla. Tranne farsi prendere in giro da agenti dei servizi travestiti da “rivoluzionari un sacco estremisti”.
Meditate, gente, meditate…
Nuove Br, annullate tutte le condanne. L’obiettivo dei brigatisti era il pd IchinoLa Cassazione ha diposto un nuovo processo davanti alla Corte d’assise d’appello di MilanoLa motivazione: va fatta chiarezza fra i diversi capi d’accusa che sono contestati agli imputati
Il senatore pd Pietro Ichino
La Corte di cassazione ha annullato con rinvio, affinché si tenga un nuovo processo innanzi alla Corte d’assise d’appello di Milano, le condanne – alcune superano i 14 anni di reclusione – a 12 imputati accusati di aderire alle Nuove Brigate rosse e di avere nel mirino il giuslavorista Pietro Ichino. Il verdetto è stato emesso dalla V sezione penale. Non è stata disposta alcuna scarcerazione né il venir meno di alcuna misura di prevenzione nei confronti degli imputati con limitazioni alla libertà personale. La Cassazione, in sintesi, avrebbe deciso di annullare il verdetto emesso dalla Corte di assise di appello non perché non ritiene corretta la ricostruzione dei fatti contestati agli imputati, ma perché ritiene che debba essere fatta chiarezza tra i diversi capi di imputazione contestati ai presunti neobrigatisti.I supremi giudici chiederebbero una maggior chiarezza sulle contestazioni principali relative all’associazione sovversiva e all’associazione con finalità di terrorismo. L’annullamento riguarda la finalità di terrorismo a carico di tutti e 12 gli imputati. Ed è stata annullata anche la costituzione di parte civile da parte di Ichino, che è anche senatore del Pd. I supremi giudici potrebbero ritenere che siano necessari chiarimenti sulla sua costituzione come parte offesa invece che come parte danneggiata: potrebbe mancare la prova dell’attualità del suo essere nel mirino dell’organizzazione alla quale aderivano gli imputati. Ichino poteva essere potenzialmente danneggiato dalla loro attività, in pratica, pur non essendo un obiettivo immediato. Quel che viene rimarcato da ambienti della Suprema corte è che l’annullamento con rinvio “non mette in discussione la materialità dei fatti contestati, ma solo la loro qualificazione giuridica”.
Nel processo di appello bis, comunque, potrebbero aprirsi spazi per condanne più miti. Le pene più pesanti erano state inflitte ai due leader Davide Bortonato e Claudio Latino (14 anni e sette mesi), ad Alfredo Davanzo (11 anni e quattro mesi), Bruno Ghirardi (dieci anni e dieci mesi), Vincenzo Sisi (13 anni e cinque mesi), Massimiliano Toschi (dieci anni e otto mesi) e Massimiliano Gaeta (otto anni). Condanne inferiori ai quattro anni erano state invece inflitte a Amarilli Caprio, Alfredo Mazzamauro, Davide Rotondi e Andrea Scantamburlo.
da Repubblica online
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