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La parentopoli drogata di Alemanno e camerati

Così non va disse madama la marchesa. Potrebbe diventare, a trent’anni da quando nacque sulla spinta delle madri coraggio di Primavalle e di un sindaco comunista, una specie di San Patrignano sul Tevere e -assieme- un buon retiro per mafiosi in cerca di libera uscita dal carcere. Ore decisive per la sorte della comunità residenziale di Città della Pieve, luogo di disintossicazione nato in una tenuta agricola in Umbria che una marchesa donò al Campidoglio per fini sociali e umanitari.

Ora arrivano gli amici degli amici. Al tempo di Alemanno sta per diventare forse il capitolo più vistoso di una sorta di “parentopoli drogata”. Ovvero come ti smantello le esperienze di riduzione del danno e come trasferisco le risorse per la disintossicazione (2milioni e 519mila euro) agli amici degli amici. Il Cnca non ha dubbi: l’esito del dei bandi sull’affidamento dei servizi per le tossicodipendenze è un’epurazione in piena regola. «Sospettiamo che l’agenzia capitolina per le tossicodipendenze (Act) abbia voluto punire le esperienze non in linea». A essere epurati sono i nomi storici del terzo settore romano come Il Cammino e Parsec che devono ringraziare anche le beghe interne ai democratici che non si sono messi d’accordo sul nome del consigliere di minoranza in Act.

Città della Pieve a rischio Muccioli. E’ in questo contesto che è stato partorito il bando, dalla correttezza tutta da verificare, che produrrà un dirottamento deciso dei compiti di Città della Pieve sulla produzione e la commercializzazione dei prodotti agricoli -come la controversa struttura di Muccioli- di cui il Campidoglio vorrebbe il 40% degli utili. Da 45 gli ospiti saliranno a 60 ma la retta -bloccata da 15 anni a 37 euro- scenderà ulteriormente a circa 32. Non basta: grazie alla legge Fini-Giovanardi, basterà un pezzo di carta del privato sociale accreditato per dichiarare di essere consumatore e di accettare la terapia e magari affrancarsi dal carcere. «Finora siamo riusciti a contrastare tutte le pressioni in questo senso», spiega Stefano Regio, da oltre vent’anni presidente della Coop Il Cammino che, dal 1°aprile cederà il passo, ricorsi permettendo, al Ceis, struttura storica anch’essa ma “decapitata” dalla morte del suo fondatore.

Non contano i fatti ma le opinioni. Il gioco è semplice: serve un bando che svilisca l’esperienza acquisita ed enfatizzi la discrezionalità della commissione. Così si danno 3 punti alle esperienze invece di 15-20 punti e 50-60 punti per la “qualità” del progetto valutata da esperti scelti senza opposizione e senza vigilanza. Proprio quello che stanno denunciando le cooperative. Chi dirige l’Act è Canu, uomo di Rampelli, “gabbiano” del Pdl. E’ così che il Modavi, il Movimento delle associazioni di volontariato italiano (inventato da Alemanno quand’era responsabile di An per il terzo settore e in cui Canu ha militato) riesce a spiccare nel gruppo di chi subentra agli epurati assieme a sigle come l’Asi Ciao (associazione sportiva vicina ad An meglio nota perché 3 anni fa era diretta dal marito dell’assessora che stava per elargirle 45mila euro per i carnevali di alcuni municipi), come Pegaso di Alfonso Rossi dato anche lui per vicino a Canu o, ancora, la cooperativa Integra, piccolissima ma capace -con tre anni di vita e con 8mila euro di fatturato- di fare le scarpe nei partenariati al molto più grande Ceis.

Già scritto sui libri, da bruciare. Il suo presidente, alcuni anni orsono, era quello che bruciava i libri di storia assieme alla futura ministra Meloni. «Modavi diventa una sorta di “esselunga del sociale”», dice ancora Regio provando a spiegare che «i servizi a persone regolati da rapporti di cura non possono essere trattati come una forniture di cancelleria». In sintesi, la legge 163/06 che regola l’affidamento di beni e servizi si va a sovrapporre a quella sui servizi sociali la 328 del 2000.

«E non è detto che siano assicurati da questo bando gli standard di qualità perché si perdono professionalità, rapporti stabili con i servizi pubblici», aggiunge Antonio D’Alessandro di Parsec. Sparirà anche l’esperienza di Massimina, proprio del Parsec, «comunità a breve termine dove possono andare quelli che stanno intraprendendo il percorso che potrebbe portarli alla comunità, si tratta del prolungamento della riduzione del danno, intercetta chi ha momenti di crisi con la sostanza ma è perplesso su una vita comunitaria magari a centinaia di chilometri da casa. Funziona da orientamento per le diverse tipologie di comunità».

E poi sarà l’era alemanniana. Ora Massimina potrebbe diventare centro di reclutamento per le comunità Ceis in crisi. E Parsec perderà anche la comunità Nordest, un altro dei percorsi di cura basati sulla delicata relazione tra chi cura e chi accetta le terapie. Salteranno decine e decine di operatori senza tutela alcuna che li faccia transitare, come in genere accade nei bandi di questo genere, da una struttura all’altra. E i centri diurni, da 6 per 10 utenti diventeranno 2 da 30, con buona pace della relazione di cura. La strategia delle coop epurate è quella di chiedere all’opposizione capitolina la sospensiva in autotutela del bando finché non sarà chiaro le il bando è in regola e i commissari siano stati davvero soggetti terzi, estranei alle filiere di parentela e affinità tipiche dell’epoca alemanniana.

Globalist 4 marzo 2012

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