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Sabato si torna in piazza per la Palestina. Appuntamento a Roma

La tregua sul campo non è ancora e niente affatto una svolta nella soluzione della questione palestinese. Per questo motivo, dopo le grandi manifestazioni di solidarietà con la Palestina avvenute in moltissime città italiane tre settimane fa, sabato prossimo 5 giugno, è stata convocata a Roma una manifestazione nazionale con appuntamento alle ore 15.00 in piazza San Giovanni sulle parole d’ordine “No all’occupazione, Palestina libera, Gerusalemme capitale”.

Nelle settimane scorse il popolo palestinese ha dato vita ad una intensa resistenza contro la pulizia etnica a Gerusalemme e in Cisgiordania, all’apartheid nei Territori Occcupati nel ’48 e all’annientamento a Gaza. E’ possibile affermare che tutte le Palestine che compongono la Palestina sono insorte con ogni mezzo a disposizione per impedire che le autorità israeliane potessero portare a compimento il “politicidio” della questione palestinese negandone l’esistenza e i diritti storici.

Le straordinarie mobilitazioni verificatesi in tutte le città italiane durante i bombardamenti su Gaza e la repressione nelle città palestinesi negli altri Territori Occupati, sono state un segnale di empatia e solidarietà che ha asfaltato la complice subalternità della politica istituzionale italiana verso Israele. Ma non è stato solo un fenomeno italiano. Anche negli Usa e in Europa questa volta la questione palestinese ha potuto registrare una attenzione e una solidarietà superiore agli anni passati, incluso il silenzio registrato durante  la mattanza operata a Gaza nel 2018 durante le manifestazioni della “Grande Marcia del Ritorno” con 234 palestinesi uccisi dai cecchini israeliani o sulla pulizia etnica in corso da anni a Gerusalemme e in Cisgiordania.

Uno dei motivi è stato sicuramente anche la totale perdita di credibilità della leaderhip israeliana da 11 anni nella mani di Netanyahu. All’esterno come all’interno di Israele sono venute emergendo spinte e forze che hanno deciso di chiudere questa stagione e in qualche modo hanno sfruttato anche l’escalation con i palestinesi. Uno sguardo alla leadership che sta sostituendo Netanyahu non induce certo all’ottimismo. Il problema infatti rimane sempre il modello coloniale e l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi e la negazione di una identità statuale palestinese in quanto tale.

La manifestazione nazionale di sabato prossimo nasce dunque in un contesto diverso da quello dell’emergenza e della richiesta di cessazione dei bombardamenti. Nasce dalla necessità di rimettere in campo a tutto tondo le rivendicazioni storiche del popolo palestinese e delle soluzioni reali che le riconoscano pienamente.

Una manifestazione più difficile, dunque, sul piano dei contenuti e questo ha fatto registrare qualche defezione nel mondo delle associazioni palestinesi attive in Italia. Una defezione che comprendiamo ma non ci sentiamo di condividere. Lo spazio politico che si è aperto per la questione palestinese va riempito ora e una mobilitazione importante richiede quella necessaria duttilità che – paradossalmente – hanno saputo trovare con la recente manifestazione del 22 maggio anche le organizzazioni della sinistra radicale in Italia, che in quanto a frammentazioni e divergenze non possono dare lezioni a nessuno.

Tutte e tutti avrebbero preferito una convergenza piena delle associazioni palestinesi sulla manifestazione nazionale di sabato 5 giugno, ma da quanto ci arriva qualche opportuno ripensamento è già in corso.

Per questa ragione riteniamo utile la manifestazione per la Palestina di sabato prossimo e invitiamo a parteciparvi. Appuntamento ore 15.00 in Piazza San Giovanni.

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Qui di seguito l’ultima versione aggiornata dal comunicato di convocazione della manifestazione di sabato 5 giugno.

NO ALL’OCCUPAZIONE, PALESTINA LIBERA E GERUSALEMME CAPITALE

I bombardamenti sulla striscia di Gaza sono cessati ma l’aggressione e la pulizia etnica nei confronti del popolo palestinese continuano. 

Nell’ennesimo massacro contro Gaza, durato 11 giorni, sono stati uccisi 256 palestinesi, fra cui 66 bambini e 42 donne, mentre i feriti sono 6 mila, tra cui 170 giornalisti. Gli sfollati sono più di 110 mila, 1.500 gli edifici abitativi e pubblici distrutti o gravemente lesionati, tra cui 66 scuole, moschee e presidi sanitari. Sono state inoltre sventrate strade, comprese quelle di accesso agli ospedali, distrutte o gravemente danneggiate infrastrutture, acquedotti e linee elettriche, la sede dei media, e centinaia di stabilimenti industriali e commerciali. 

A Gerusalemme non si fermano le aggressioni dei coloni, protetti e appoggiati dai soldati israeliani, contro la moschea di Al-Aqsa e la popolazione palestinese con il chiaro obiettivo di liberare la città dalla loro presenza. In tutto il paese  sono in corso azioni punitive con massicci arresti di palestinesi nei Territori occupati nel 1948, La loro colpa, aver solidarizzato con i loro fratelli di Gerusalemme, della Cisgiordania e di Gaza; mentre, su coloro che hanno partecipato allo sciopero generale di protesta contro i bombardamenti, piovono i licenziamenti. 

Ma qualcosa sta cambiando. Dopo molto tempo, i palestinesi dei Territori palestinesi occupati nel 1948 si sono sollevati di nuovo insieme, e le strade e le piazze di tutto il mondo si sono riempite di giovani manifestanti. Il consiglio per i diritti umani dell’ONU ha annunciato l’apertura di un’inchiesta su possibili crimini di guerra e lo stesso ha fatto la procuratrice della Corte Penale Internazionale. Le ONG B’Tselem (Israele) e Human Rights Watch (Stati Uniti) hanno scritto nei loro rapporti che in Israele vige un sistema di Apartheid. Le Nazioni Unite, l’Unione Europea e la comunità internazionale non possono più continuare nella loro politica complice di Israele, che gli permette di violare impunemente le risoluzioni ONU, i diritti umani e il diritto internazionale. È tempo che Italia, Unione Europea e gli altri Stati avvino il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana e delle imprese e istituzioni che ne sono complici, come avvenne contro il regime di Apartheid in Sudafrica, oltre a rompere ogni trattato di associazione commerciale e militare con Israele. 

La pressione internazionale dovrà mantenersi fintantoché Israele non avrà posto fine all’occupazione, colonizzazione e apartheid in Palestina, smantellato il Muro, riconosciuto a tutti gli abitanti della Palestina storica la piena uguaglianza dei diritti fondamentali, riconosciuto il diritto al ritorno dei profughi palestinesi (risoluzione ONU 194) Togliere l’assedio alla striscia di Gaza. Noi sosteniamo, il diritto all’autodeterminazione, alla resistenza con ogni mezzo possibile, come lo prevedi anche il diritto internazionale.

VITA, TERRA E LIBERTA’ AL POPOLO PALESTINESE

SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE

LE COMUNITA’ E LE ASSOCIAZIONI PALESTINESI IN ITALIA

Le Comunità: Lazio, Toscana, Campania, Abruzzo, Veneto, Lombardia, Puglia, Sicilia, Sardegna, Modena, Parma.

Associazioni: API – Associazione dei Palestinesi in Italia, Unione Generale dei Medici e Farmacisti Palestinesi, Unione Generale degli Ingegneri  e degli Architetti, Mezza Luna Rossa Palestinese.

ADERISCONO:

Alex Zanotelli – Moni Ovadia – Luisa Morgantini – Vauro Senesi – Marco Rizzo – Igor Camilli – Unione dei Giovani Palestinesi in Italia – FIOM Nazionale – USB nazionale -Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea – Associazione Memoria in Movimento- Salerno – Associazione Metaeducazione, Milano – AssopacePalestina – Cultura è Libertà – Periplo OdV, Bari – Potere al Popolo – Il Centro di Ricerca per la Democrazie – Gruppo D’Intervento Giuridico Internazionale – Associazione Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese – PCI- Partito Comunista Italiano – Patria Socialista – Rete dei Comunisti – Comitato con la Palestina nel Cuore – – OSA- Opposizione Studentesca d’Alternativa – Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista –

Per le adesioni: Yousef Salman: y_salman@tiscali.it

Suleiman Hijazi: soly262@yahoo.com

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