Nuova operazione contro la dissidenza curda in Italia, probabilmente in ossequio ad una precisa richiesta in tal senso da parte delle autorità di Ankara che negli ultimi mesi hanno di nuovo scatenato una guerra senza quartiere non solo contro la guerriglia del Pkk, ma anche contro tutti quei movimenti politici e sociali che in Turchia – e a maggior ragione a livello internazionale – sostengono il diritto all’autodeterminazione del popolo curdo.
Questa mattina all’alba è scattata a Venezia un’ennesima operazione – altre ce n’erano state nei mesi scorsi – contro alcuni presunti aderenti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan. La Polizia di Venezia ha arrestato 5 cittadini turchi di etnia curda accusati di concorso nel tentativo di estorsione e di lesioni gravi, commesse con l’aggravante della finalità di terrorismo. Nell’ambito della stessa operazione, afferma una nota della Questura di Venezia, la Digos ha compiuto 8 perquisizioni personali, dando seguito ad un’inchiesta coordinata con gli uffici di Roma, Modena, Padova, Udine e Pesaro e sotto il coordinamento info-investigativo, anche in ambito internazionale, del Servizio Centrale Antiterrorismo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione/Ucigos. L’indagine sarebbe scaturita da un grave episodio di violenza, risalente ad alcuni mesi fa, sfociato nel pestaggio di un cittadino turco titolare di una rivendita di kebab della provincia di Venezia. L’accusa nei confronti dei presunti membri del PKK è di aver sviluppato sul territorio in questione una più vasta attività estorsiva messa in pratica da un’articolazione del Pkk attiva in Italia incaricata di imporre una sorta di «tassa rivoluzionaria» ai danni dei cittadini curdi residenti nel Nord Italia. Un’inchiesta che di fatto tenta di accreditare un legame tra l’attività delle organizzazioni della sinistra curda con quelle di una ‘normale’ organizzazione della criminalità organizzata. L’operazione di oggi segue quella già realizzata a Terni lo scorso 21 febbraio, questa volta contro alcuni presunti membri curdi dell’organizzazione islamista Hezbollah con l’arresto di 9 persone implicate nell’agevolazione dell’immigrazione clandestina servendosi di una rete di doner kebab. Già nel febbraio del 2010 la Digos della Questura di Venezia aveva portato a termine un’altra operazione (denominata Dugun) sempre contro presunti membri del Pkk: in quel caso gli arrestati erano stati accusati di appartenere ad una struttura dedita al reclutamento e all’addestramento di giovani curdi da inviare poi a combattere nella guerriglia.
Guerriglia che dopo un lungo periodo di tregua è tornata a combattere su vari fronti per respingere le vaste operazioni portate avanti dall’esercito turco nelle regioni sud-orientali della Turchia e anche all’interno dei territori del Kurdistan iracheno, dove il Pkk ha da alcuni anni tentato di costruire le proprie retrovie scontrandosi con l’aperta ostilità delle milizie curde locali orientate verso una politica di subalternità nei confronti degli interessi degli Stati Uniti. L’ultimo scontro sul campo risale a sabato scorso, quando nella provincia di Bitlis al confine con l’Iraq una colonna composta da 15 guerrigliere curde è stata attaccata in un’imboscata dei militari di Ankara. Tutte le combattenti sarebbero state uccise. Nei giorni precedenti altri combattimenti avevano portato alla morte di sette poliziotti, di alcuni miliziani curdi filogovernativi e di alcuni guerriglieri del Pkk.
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