“Se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data”. E’ ricorso alla logica dell’ultimatum il premier Mario Monti parlando della riforma del lavoro con i giornalisti nel corso del suo viaggio in Asia. Ma da Roma è la ministra Foriera a dar fuoco alle polveri: “Questa è una riforma seria ed equilibrata. Spero che i partiti capiscano: modifiche se ne possono fare, ma il governo non accetterà che questo disegno di legge venga snaturato o sia ridotto in polpette”, ha affermato la Fornero, in un colloquio con Repubblica, lanciando così un esplicito monito al Parlamento: “Questo provvedimento potrà anche subire qualche cambiamento, ma chiediamo che il Parlamento sovrano ne rispetti l’impianto e i principi basilari. In caso contrario dovrà assumersi le sue responsabilità e il governo farà le sue valutazioni”. La Fornero ha specificato ulteriormente quanto già detto dal premier Monti sulla controriforma del lavoro. “Sull’art. 18 il senso della nostra riforma è chiaro: nei licenziamenti per motivi economici oggettivi è previsto l’istituto dell’indennizzo e non quello del reintegro. Questo principio base della legge dovrà essere rispettato”. Definirlo un ultimatum non è un eufemismo.
“Per noi il governo deve continuare e l’appello che facciamo è lo stesso: serve senso di responsabilità dei partiti, delle parti sociali, di tutti coloro che vogliono salvare questo Paese” ha dichiarato il leader Udc Pier Ferdinando Casini. Arriva poi la “turbata” del Pdl che per bocca del segretario Alfano ha dichiarato “Monti ha detto che per lui è importante fare un buon lavoro e non tirare a campare. Siamo d’accordo: o si fa una buona riforma o nessuna riforma” ha detto Alfano alla conferenza nazionale del Pdl sul lavoro. Il tentativo è quello di buttare la rogna nel campo del Pd. In serata, al termine della direzione. Il segretario del Pd Bersani ha affermato:” “Il Pd esprime in modo totalmente unitario e univoco il sostegno al governo Monti …Escludo assolutamente una crisi di governo, noi abbiamo preso una posizione netta perchè siamo informati dei fatti e quando si approfondirà si vedrà che il tema dell’articolo 18 non è ideologico ma pratico e sarà riconosciuto anche dagli interlocutori”. Pierluigi Bersani, al termine della direzione del Pd che ha votato compattamente la sua relazione (veltroniani dunque allineati e coperti) si dice convinto che sulla riforma del lavoro “si arriverà ad una soluzione. A me preoccupa – sostiene Bersani – la situazione degli italiani e non le litigate in Parlamento”. L’unica novità, secondo i cronisti .è stata una certa freddezza verso Napolitano. Di solito la direzioni del Pd si aprono con un omaggio al Presidente della Repubblica che oggi però non è stato tributato.
Ma se il governo passa al gioco duro e incassa il solito coro di rassicurazioni da parte di Pd, PdL e Terzo Polo, le reazioni nella società non si fanno attendere e sono piuttosto diverse. I lavoratori hanno già mandato a dire con gli scioperi spontanei dei giorni scorsi, che intendono lottare per mantenere l’art.18. Martedì si sciopera per due ore nelle fabbriche in Toscana senza aspettare lo sciopero a “babbo morto” annunciato dalla Camusso per la seconda metà di maggio. Ma ci sono anche i sondaggi a certificare che la “popolarità di Monti” sembra essere più un desiderio de La Repubblica e non una realtà. Dal 50%-60% di consenso dell’inizio dell’anno, la percentuale di gradimento del governo Monti è precipitata al 44%: è quanto emerge da un sondaggio dell’Ispo di Renato Mannheimer pubblicato dal Corriere della Sera. Nel crollo di consensi sembra che sia decisiva la volontà del governo di eliminare l’art.18. Secondo Mannheimer sono soprattutto gli operai e i lavoratori dipendenti, ma anche studenti, pensionati e casalinghe che stanno prendendo la distanza dal governo dei tecnici. Mentre, sempre secondo le rilevazioni dell’Ispo, i liberi professionisti, impiegati e quadri hanno mantenuto invariato il loro giudizio sul governo. Una chiara demarcazione di classe nei giudizi sul governo delle banche, il quale. di fronte ad realtà che non gli piace, sceglie la strada dell’ultimatum alla politica.
A Milano sabato prossimo i lavoratori e i movimenti sociali invocheranno invece l’ultimatum al governo Monti con una manifestazione nazionale. Perchè no?!
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