Quali sono gli obiettivi di questa manifestazione? E come è nata?
La manifestazione è un’idea del Comitato No Debito, già dalla fine dell’anno scorso. Progressivamente ha assunto però un altro significato; hanno aderito molte altre forze, rendendola qualcosa di molto più vasto. È un coordinamento in cui ci sono ora la Cub, S. Precario, e praticamente tutti i movimenti sociali conflittuali. In questi ultimi giorni sta crescendo moltissimo complice ovviamente quel che sta combinando il governo sul mercato del lavoro. È la prima grossa iniziativa dopo l’irrigidimento del governo sull’art. 18.
Sta diventando – come dovrebbero essere le manifestazioni – non un atto di «testimonianza» di una sigla particolare, ma un «mezzo»: quelli che vogliono far sentire a Monti che «non ci stanno», cominciano a rendersi conto che questo è un mezzo forte.
Non c’è un limite. Ce lo siamo detti tutti: è il punto di partenza di un’opposizione che continuerà. Ci stiamo già dando nuovi appuntamenti. L’importante è che ci sia una forza sufficiente per dire «questa è la base da cui partire». Sappiamo che una manifestazione, oggi, non fa cadere un governo. Ma può dare forza a tutti i movimenti, di qualsiasi genere. In testa al corteo ci saranno i No Tav, poi le fabbriche e le realtà in lotta. Vogliamo dare un segnale: si è rimessa in moto l’opposizione sociale e attrae i soggetti più diversi. Una delle ultime adesion, per esempio, è quella dei pastori sardi.
Voglio congratularmi con il manifesto, l’unico giornale che ne abbia parlato. Nel linguaggio europeo, questo testo di Barroso viene chiamato «Monti 2». Perché nasce dalla sua cultura profonda che, come hanno giustamente individuato gli inglesi – a differenza di una certa sinistra di palazzo che fa finta di nulla – è l’equivalente italiano della Thatcher, quella che diceva «la società non esiste, esistono solo le persone». È l’ideologia per cui «nel mercato» tutti gli interessi hanno «pari dignità», ma quelli dell’impresa vengono sempre prima. In questo devo dire, c’è un contributo assolutamente negativo del capo dello stato, perché c’è una lesione di fondo dello spirito della nostra Costituzione. Quando si dice «dovete fare un sacrificio sull’art. 18» significa mettere il diritto a un lavoro dignitoso, che è l’anima fondante la Costituzione, alla pari con la protesta dei notai.
Stiamo programmando, in coordinamento con i movimenti europei, una manifestazione a maggio sotto la sede della Bce, a Francoforte. Del resto l’ha detto Draghi: il «sistema europeo è morto». La lunga marcia della restaurazione in Europa di un capitalismo selvaggio di stampo anglosassone è cominciata con la Grecia, ma finirà in Germania e Svezia. Sono partiti con i paesi più deboli, ma tra uno o due anni – se passano da noi – diranno ai lavoratori francesi e tedeschi «ora tocca a voi». Come Draghi ha detto ieri ai greci: «dovete rinunciare al benessere». C’è una classe dirigente europea legata al sistema finanziario internazionale, convinta che la soluzione della crisi sia un’Europa low cost. È chiaro che siamo solo un granello di sabbia, ma vorremmo provare a fermare l’ingranaggio.
È l’ambizione che abbiamo. Da un lato, pur non avendo alcuna mira elettorale, la politica che proponiamo – rifiuto del ricatto del debito, modello di sviluppo fondato su servizi sociali e territorio – non può essere fatta dalla «sinistra del centrosinistra», accanto a Casini o Monti. Può essere solo alternativa. Bisogna quindi creare uno spazio politico alternativo, fondato su radici sociali reali e notevoli. Alternativa rispetto a questo modello di potere, al contrario delle illusioni del Pd o di Vendola.
Mi ha fatto piacere che anche aree interne a Sel, pur con posizioni diverse, abbiano aderito a aquesta manifestazione. Oltre a tutte le altre forze – da Rifondazione a Sinistra critica, all’Idv – che pure in questi anni in questi anni si sono parlate poco. Una manifestazione da sola non basta, ma può aiutare.
Mi dispiace molto che Monti, ogni volta che va all’estero, si vanti del fatto che qui c’è «pace sociale» nonostante quel che sta facendo ai lavoratori e al sindacato. Questa cosa va smentita. Va trovata una capacità unitaria di superare le vecchie barriere nel conflitto effettivo contro le sue politiche. C’è ancora un grave ritardo italiano, anche della Cgil. La Fiom ha assunto spesso questo ruolo, ma occorre un passo in più. E arrivare a una grande mobilitazione di tutto il mondo del lavoro; non di una sigla, ma un vero sciopero generale che blocchi il paese. E quindi deve comprendere anche i precari.
Da Milano Today
Manifestazione “Occupiamo piazza Affari” a Milano sabato 31 marzo 2012
Viene descritta dal sindacato promotore come “la prima vera grande manifestazione” contro il governo Monti.
Milano, sabato 31 marzo 2012, ospiterà “Occupyamo piazza Affari”. A partire dalle 14, infatti, un lungo corteo sfilerà da piazza Medaglie d’oro fino a piazza Affari.
“La manifestazione del 31 marzo a Milano, indetta da Usb (Unione sindacale di base), dal Comitato No Debito e da tantissime altre sigle, organizzazioni, partiti e realtà che operano nel sociale, intende rappresentare il forte dissenso che si sta coagulando nel paese e tra i lavoratori rispetto al ‘modello Monti’ – viene scritto in una nota -. La manifestazione che si svolgerà a Milano e che terminerà in piazza Affari, simbolo della finanza e del capitalismo italiano, sarà un primo momento della mobilitazione che dovrà aumentare di intensità nei prossimi mesi”.
Da Leggo
MILANO – Cresce lo scontento verso le banche e un sistema finanziario che strangola le famiglie invece di aiutarle e crescono in Rete le adesioni alla manifestazione di sabato a Milano, Occupy Piazza Affari. Comitati, associazioni, singoli cittadini si stanno dando appuntamento alla Bocconi alle 14 da dove partirà un corteo che si concluderà davanti alla sede della Borsa Italiana. Attese a Milano decine di migliaia di persone: studenti, precari, operai, soprattutto. “I loro affari non devono più decidere sulle nostre vite – gli slogan della manifestazione – Contro le politiche antisociali del governo Monti e della Bce. Per una società fondata sui diritti civili e sociali, sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni”.
“Vogliamo manifestare assieme a tutti i popoli europei, schiacciati dalle politiche di austerità e dal liberismo – dicono gli organizzatori – e sottomessi ad una tirannide finanziaria che sta distruggendo il paese. Vogliamo un diverso modello sociale ed economico in Italia e in Europa, fondato sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni, per riconvertire il sistema industriale con tecnologie e innovazione, per la pace e contro la guerra, per lo sviluppo della ricerca sostenendo scuola pubblica e università, per garantire il diritto a sanità, servizi sociali e reddito per tutti, lavoro dignitoso, libertà e democrazia”.
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