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Legge elettorale. Quando l’Abc era una cosa seria

Sino a ieri, ricordiamolo, il problema principale era quello di cambiare la legge elettorale per permettere agli elettori di scegliere i propri rappresentanti. Poi il trio ABC tira fuori dal cilindro una bozza di accordo elettorale che non risponde in alcun modo a questa esigenza, in quanto non reintroduce le preferenze ma un ritorno ai collegi prendere o lasciare, e su cosa si scatena la polemica politica? Sul niente.

Se non ci sono più le coalizioni prima delle elezioni, pare sia questo il problema principale, non potremo più scegliere il Governo.
Ma se così fosse poco male, visto che, peraltro, si tratta di una forzatura del sistema parlamentare che non ha prodotto risultati degni di essere ricordati, ma solo un bipolarismo coatto nel quale buona parte dell’elettorato non si riconosce.
Il problema vero, purtroppo, è un altro.
Se il buongiorno si vede dal mattino, per i contenuti enunciati continueremo a “scegliere” i Governi così come abbiamo fatto dall’introduzione della logica maggioritaria (virgolette d’obbligo, in quanto c’è ben poco da “scegliere” quando se non voti uno vince l’altro), e cioè con le forze politiche di centro a fare da ago della bilancia nel caso nessuna delle due forze politiche maggiori sia in grado, da sola, di ottenere la maggioranza parlamentare.
Tranne, infatti, lo spazio politico che si vuole garantire all’attuale centro di Casini, Fini e Rutelli, cioè tutto quel ceto politico che sino ad oggi è appunto riuscito a vivere alla grande sia con il Mattarellum che con il Porcellum, per tutti gli altri ci sarà, forse, un angolino dove esercitare un mero diritto di tribuna.
Più o meno come, è bene ripeterlo, è avvenuto negli ultimi 16 anni, e questo pur con degli equilibri delle coalizioni apparentemente spostati sulle estreme. A parte le necessità e gli eccessi berlusconiani a fare la differenza, la sinistra non è mai stata realmente alternativa, sia per le politiche economiche che per la politica estera, al centrodestra, e questo proprio per mantenere uno stretto legame con il centro, pena la sconfitta elettorale. Basti pensare alle tante cose non fatte, nonostante gli 8 anni di governo su 16. E forse, anche l’attuale sostegno al Governo Monti può essere considerato più politico che tecnico, visto che anche con Dini e Prodi le ricette per tenere in ordine i conti sono state le stesse e con sempre gli stessi a pagare.
Ma tornando all’attualità e cercando di riassumere l’accordo ABC con una formula, se la prospettata nuova legge elettorale andrà in porto, non avremo più un sistema tendente al bipolarismo, bensì una sorta di bipartitismo corretto.
È questa, pertanto, la posta in gioco, un’ulteriore ingessatura delle dinamiche politiche, ancora una volta senza la possibilità di poter scegliere i nostri rappresentanti, e non certo quello che gli elettori non hanno mai realmente avuto in questi ultimi 16 anni, e cioè la possibilità di influire, con il cosiddetto voto per scegliere da chi essere governati, sull’attività parlamentare e di Governo.

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