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Polillo-Fornero. Gli “esodati” spaccano il governo

«Gli esodati – ha spiegato nel corso di In Onda su La7 – hanno firmato un accordo con le aziende; se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell’accordo, secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico, possono chiedere che quell’accordo sia nullo».

Polillo è quel sottosegretario che ha una poltrona fissa, tutte le settimane, a Ballarò. È quel tizio che prima di rispondere cala uno sguardo di compatimento sull’interlocutore e poi sfoggia tutta la sicurezza del cattedratico che purtroppo deve esprimersi in linguaggio comune – siamo pur sempre in televisione – per farsi capire.

Le sue frasi toccano un nervo scoperto: quelle 350.000 persone (cifre fornite dal ministro Fornero, non da qualche critico acceso del govenro) che sono uscite dal lavoro nella seconda metà del 2011 in base ad accordi fatti secondo le regole pensionistiche esistenti prima della “riforma Fornero”. Ma che, una volta uscite e investite dalle nuove norme, hanno appreso di non aver diritto né alla pensione (l’età minima è slittata a seconda dei casi individuali anche di 4-5 anni), né alla cassa integrazione, né tantomento al rientro sul posto di lavoro. Sulla partita pesa un dato ammesso dallo stesso ministro sterminatore: avevano previsto di “fregare” circa 50.000 lavoratori e quindi avevano messo da parte una cifra sufficiente ad “accompagnare alla pensione” 65.000 persone (“stiamo larghi”, dovevano essersi detti). Ma come “tecnici” fanno davvero pena, e il risultato pratico delle nuove regole – tanto belle e lineari ed efficienti sulla carta – è stao un altro: 350.000, appunto. Adesso, chi darà loro da mangiare? I soldi accantonati sono insufficienti, metterne a bilancio (dello stato) cinque volte tanto significa aprire un buco nei conti che poi andrebbe riempito con altre tasse. Che si fa?

Polillo, andando a pestare l’orto del ministero del lavoro, ha buttato lì la sua ideuzza, probabilmente improvvisata sulla base di antichi studi giuridici: gli accordi fatti non valgono se le condizioni sono state cambiate in corso d’opera. Basta dimenticare chi le ha cambiate…

Sul piano formale, il sottosegretario può aver detto persino una cosa sensata; sul piano della realtà è un’idiozia. Chi mai si riprenderà dei sessantenni che ormai sono stati messi fuori da mesi? Che fa un’azienda? Manda a casa il ragazzo che aveva assunto al suo posto (pagandolo naturalmente molto meno)? Nemmeno nel pubblico impiego, probabilmente, sarebbe possibile. E in ogni caso: possibile che per un errore tanto clamoroso del governo debbano pagare, oltre che 350.000 lavoratori, anche le aziende che del governo si erano altrettanto fidate?

AL ministero del lavoro, comunque, nonostante fosse domenica, non l’hanno presa bene: “se il sottosegretario ha la ricetta giusta per risolvere il problema degli esodati, se ne deve far carico personalmente”, vien fatto filtrare da via Molise. La soluzione al vaglio del governo, insomma, non può essere questa e deve essere discussa in altre sedi. Non in tv. Sappiamo che si pensa a un “mini-sussidio” fino alla pensione; ovvero a un insulto aggiuntivo.

Persino la Cgil, che fin qui aveva evitato accuratamente di mettere il dito nella piaga, è costretta ad alzate – mediaticamente – la voce. «Improvvisazioni irresponsabili», ha detto Vera Lamonica, segretario confederale, chiedendosi retoricamente se Polillo parlasse o meno a titolo personale. «C’è troppa propaganda e troppa improvvisazione da parte del governo», aggiunge, «in un tempo in cui il tema è diventato la libertà di licenziare, si scopre che qualcuno nel governo pensa che si possano annullare accordi tra le parti, magari sottoscritti dallo stesso governo».

Sul piano legale, in effetti, l’esecutivo rischia una debacle. A rigor di logica, infatti, lavoratori esodati e aziende si sono mossi all’interno delle leggi esistenti; e nessuno può chieder loro di pagare il danno provocato dal cambiamento (in parte retroattivo) delle leggi stesse. Al contrario, una class action gigantesca contro lo Stato avrebbe buone possibilità di vittoria, con conseguenze anche finanziarie piuttosto pesanti.

E’ il problema di avere al governo un branco di “esperti astratti”, che al massimo avevano fin lì riorganizzato il proprio dipartimento all’università, pestando i piedi a qualche collega e giostrando non più di una ventina di unità lavorative.

Hanno fatto un pastrocchio osceno, sono incapaci di accettare la responsabilità di averlo fatto e di dover mettere a carico delle finanze pubbliche – quei 350.000 e spiccioli truffati dallo stato andranno inevitabilmente dotati di un reddito – il peso delle proprie stupidaggini; e quindi vanno in giro come un bambino smarrito a improvvisare “soluzioni” che non risolvono nulla. Come questa richiesta di “annullamento degli accordi” sottoscritti all’interno di un sistema legislativo che questo governo – e i “geni” che lo votano in parlamento – ha modificato senza rendersi ben conto di quel che stava facendo.

Sia detto poco sommessamente: ma – cominciando ovviamente con Fornero per finire con Polillo – nella cultura liberale non c’è quella regola aurea secondo cui, se uno combina disastri, deve mettersi a tavolino e scrivere una bella lettera di dimissioni?

Avanti, ministri, mostrate d’essere “statisti di livello europeo” almeno in questo…

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