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Art.18. La Ue blinda Monti, voci di nuovi tagli

Ultim’ora: «Cutting again», tagliare ancora. Secondo il Financial Times il governo di Mario Monti potrebbe essere costretto a varare nuove misure di austerity per raggiungere gli obiettivi di bilancio prefissati e per tentare di attenuare gli effetti degli alti interessi sul debito pubblico. Gli ambiziosi obiettivi di bilancio dell’Italia – il pareggio entro il 2013 – potrebbero essere compromessi dalla recessione, scrive il quotidiano finanziario citando un rapporto confidenziale circolato all’ultimo vertice a Copenaghen.


Il quotidiano della Fiat, La Stampa, rende pubblico oggi un documento della Commissione Europea approvato ai margini della riunione dell’Eurogruppo del 30 marzo scorso. Un ennesimo diktat per procedere senza indugi sulla destrutturazione di ogni garanzia democratica nel mercato del lavoro. Non solo. Per gli anni a venire “l’atteggiamento di finanza pubblica non potrà essere reso meno rigido negli anni successivi al 2013”. Qui di seguito l’articolo de La Stampa di oggi a cura di Marco Zatterin e Roberto Giovannini.

In Italia la politica sembra convergere su una soluzione di correzione della riforma dell’articolo 18, ma dall’Europa arriva un nuovo avvertimento. In un documento circolato a margine dell’Eurogruppo dello scorso 30 marzo, la Commissione Ue ribadisce il suo giudizio positivo sulla riforma del mercato del lavoro Monti-Fornero, chiede una sua rapida approvazione al Parlamento e ammonisce: «Anche se è molto positivo che la bozza di riforma del governo si fonda su un dialogo costruttivo con le parti sociali – si legge – è decisivo che l’obiettivo e il livello di ambizione della riforma resti commisurato alle sfide del mercato del lavoro italiano, in linea con le raccomandazioni del Consiglio europeo». Insomma, il messaggio di Bruxelles è chiaro: «La spinta della riforma va mantenuta». E soprattutto, se è importante che il consenso sociale intorno alle nuove regole si possa allargare, in realtà è molto più importante che la riforma non venga annacquata.

Il documento della Commissione (di cui La Stampa ha letto una copia) affronta certamente in modo dettagliato i temi del mercato del lavoro. Ricorda analiticamente le note debolezze del sistema italiano (la precarietà, il basso tasso di occupazione in particolare femminile, l’insufficiente rete di protezione sociale). E sottolinea che la riforma varata dal governo Monti «ha l’ambizione di affrontare in modo generale le rigidità e le asimmetrie della legislazione di protezione dell’impiego, puntando nel contempo a un sistema di tutele dalla disoccupazione più integrato».

Ma appare significativa anche la prima parte del testo, che fotografa la situazione dei conti pubblici italiani. Nell’analisi della Commissione, si conferma che le misure adottate (100 miliardi di euro, il 7% del Pil) consentiranno di centrare il pareggio nel 2013 e un solido avanzo primario. Tuttavia, si legge, «gli sforzi dell’Italia potrebbero essere minacciati da un profilo di bassa crescita economica e tassi di interesse relativamente alti». Dunque, il governo «deve essere pronto a prendere eventuali altre iniziative di bilancio» – per adesso «non necessarie» – e «utilizzare i risparmi sulla spesa per interessi ed eventuali proventi da privatizzazioni per ridurre il debito». Il messaggio è anche qui chiaro: inutile attendersi sgravi fiscali consistenti a breve, perché «l’atteggiamento di finanza pubblica non potrà essere reso meno rigido negli anni successivi al 2013».

Tornando al mercato del lavoro e all’articolo 18 – in attesa del testo definitivo del governo – sembra proprio che i partiti di maggioranza siano piuttosto vicini a trovare un’intesa in grado di mettere d’accordo Pd, Pdl e Terzo Polo (e almeno in parte, anche la Cgil). La proposta l’ha formulata Pier Luigi Bersani: prevede una correzione in direzione «tedesca» delle regole per i licenziamenti economici, reintroducendo un ruolo per il giudice e la possibilità di restituire il posto di lavoro a chi è licenziato illegittimamente. In cambio, dice Bersani, si possono accogliere certe richieste del Pdl e delle imprese sulla flessibilità in entrata, riducendo i carichi burocratici. Il segretario del Pdl Angelino Alfano «apre» – a certe condizioni – a Bersani: «Fare insieme la riforma del lavoro è meglio che farla separati. Il problema – dice – è cosa si fa se la Cgil dice no. La nostra preoccupazione è che l’agenda alla fine la faccia il sindacato e non il governo». E se Pierferdinando Casini vede con favore una possibile intesa parlamentare, la leader della Cgil Susanna Camusso puntualizza che «il reintegro basta per ottenere il sì della Cgil. Ma l’onere della prova non può essere a carico dei lavoratori. Il reintegro basta, mantenendo la stessa procedura. Questo lo sa anche Bersani».

La Stampa, 3 aprile 2012

 

Dal documento riservato Ecofin: Pil e alti tassi fattori di rischio per l’Italia. Passera: no a nuove manovre

 

Per il premier Mario Monti l’Italia è solida e l’Eurozona è uscita dalla crisi. E pertanto non ha bisogno di nuove austerity. Ma intanto con uno spread a quota 330 e una recessione stimata da più parti per il 2012 i rischi non sono finiti. È quanto emerge da un documento riservato elaborato dalla Commissione Ue e circolato all’ultimo vertice di Copenhagen che è stato rivelato stamane dal Financial Times.

Nel rapporto di quattro pagine, intitolato «la situazione di bilancio in Italia» si apprende che l’Italia ha ottenuto risultati «chiaramente di rilievo» con misure di risanamento finanziario che dal maggio 2010 sono ammontate a 100 miliardi di euro, pari al 7% del Pil contribuendo a ristabilire la fiducia dei mercati del Paese che ora è in rotta verso l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Ma «l’obiettivo dell’Italia di centrare gli obiettivi di bilancio potrebbe essere messo a rischio dallo scenario di crescita depressa e da tassi d’interesse relativamente alti».

La Commissione sottolinea che il Governo dovrebbe «essere pronto a evitare ogni ritardo nell’esecuzione delle misure e intraprendere ulteriori azioni se necessario».

Il rapporto affronta inoltre il tema della riforma del mercato del lavoro, avvertendo che «non deve perdere impulso». Giudicando «molto positivo che la proposta di riforma sia basata su un dialogo costruttivo con le parti sociali», il documento sottolinea quanto sia «cruciale che l’obiettivo e il livellod i ambizione della riforma resti commisurato alle problematiche da risolvere nel mercato del lavoro italiano, in linea con le raccomandazioni del Consiglio».

Palazzo Chigi ribadisce: non c’è bisogno di manovre correttive
In mattinata fonti di Palazzo Chigiri hanno però ribadito che l’Europa e l’Italia hanno bisogno di riforme strutturali per avviare e consolidare la crescita ma, come ha rimarcato il premier Monti, non c’è bisogno in Italia di manovre correttive per far fronte alla crisi.

«Con l’austerità non si cresce, al contrario, dobbiamo mettere in moto tutte quelle operazioni per fare in modo che dopo aver messo in ordine i conti ci sia anche crescita dell’economia e dell’occupazione». Così il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, ha commenta il rapporto confidenziale del Ft che ipotizza nuove misure di austerity.

da Il Sole 24 Ore

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