La polizia appare molto sicura di sé, ma questo non significa molto.
L’uomo non sembrerebbe particolarmente lucido, secondo le indiscrezioni che vengono fatte circolare. Di lui viene detto che alterna momenti di lucidità ad altri di confusione.
Dopo nove ore d’interrogatorio, l’uomo, sposato con due figli, avrebbe fatto le prime ammissioni su elementi che non poteva negare e ammesso le sue responsabilità, riferiscono le agenzie.
Che così proseguono.
“Sul sessantottenne era stata raccolta una serie di elementi che più fonti hanno definito fin dal pomeriggio «altamente significativi». Ci sarebbe, innanzitutto, una somiglianza molto accentuata tra l’uomo ripreso la mattina dell’attentato dalle telecamere montate sul chiosco davanti alla scuola e il proprietario del deposito di carburanti. Il sospettato, inoltre, avrebbe una certa dimestichezza con le bombole e sarebbe in grado di realizzare l’ordigno che è esploso davanti alla Morvillo-Falcone. Ed avrebbe, anche, un problema al braccio destro, un elemento che era stato ipotizzato dagli investigatori subito dopo aver visto il video dell’attentatore.
Sempre dalle immagini sarebbero poi arrivate altre due conferme importanti: alcune telecamere installate nella zona avrebbero ripreso due auto riconducibili a Vantaggiato. Una Punto Bianca che sarebbe passare più volte nei pressi della scuola prima dell’esplosione, e un’altra vettura che, dalla targa, è risultata intestata ad un membro della famiglia del sessantottenne. A fornire un ulteriore elemento sarebbero state le celle telefoniche: il telefonino dell’uomo avrebbe agganciato il ‘ripetitore’ che copre la scuola Morvillo-Falcone, in orari compatibili sia con l’esplosione sia con il passaggio delle auto riprese dalle telecamere.
Gli investigatori sarebbero invece ancora in attesa degli esiti della perquisizione effettuata nel deposito di carburante: alcuni elementi sarebbero già stati trovati ma quel che conta è la comparazione tra le sostanze contenute all’interno delle bombole esplose davanti alla scuola e quelle trovate nel deposito. Resta da capire il movente, che l’uomo finora non avrebbe fornito agli inquirenti.
«Siamo ancora in alto mare» si lascia sfuggire un inquirente in una pausa dell’interrogatorio, anche perché l’uomo alterna momenti di lucidità a periodi di confusione. Nel corso della giornata si sono inseguite diverse voci, nessuna delle quali confermata ufficialmente: vendetta privata per problemi di debiti o risentimento verso il preside della scuola Angelo Rampino. O, ancora, che alla base del gesto di Vantaggiato ci fosse una truffa subita da oltre 300 mila euro. Qualche settimana prima della strage, era arrivato a conclusione al tribunale di Brindisi – che si trova proprio alle spalle della scuola – un processo che vedeva coinvolto come vittima il titolare del deposito carburanti di Copertino. Vantaggiato sarebbe rimasto vittima di una truffa di oltre 300 mila euro per una fornitura di carburante e si sarebbe sentito vittima di malagiustizia, poiché il processo non era finito con la condanna di tutti gli imputati. La decisione di prendere di mira la scuola sarebbe stata presa, dunque, senza alcun motivo specifico riconducibile all’istituto ma solo per evitare le misure di sicurezza davanti al palazzo di Giustizia.”
Come si vede, c’è un certo scarto tra la propensione tutta giornalistica a “chiudere” il discorso (un lancio d’agenzia che comincia dicendo “è lui”, per poi finire con “siamo in alto mare” non sembra un pezzo candidato al premio Pulitzer) è la certezza.
Tra movente ipotizzato e gesto c’è un rapporto che definire labile è poco. Certo, uno fuori di testa può ragionare in modo bislacco e illogico. Ma è anche vero che ad ognuno che sia fuori di testa si può imputare qualisasi cosa. O gli si può far confessare qualsiasi cosa.
Non a caso, riferisce il procuratore Cataldo Motta, l‘uomo fermato «ha confessato durante l’interrogatorio la confessione non è soddisfacente, per cui le indagini comunque continueranno per completare il quadro investigativo». Quanto al movente «è uno degli aspetti – ha detto Motta – che non convince, non lo sa dire. Mentalmente sta bene. Ha ammesso la propria partecipazione ma per quanto riguarda il resto non è convincente».
Questa “svolta” in definitiva propone la “pista del cretino”, indicando il colpevole in un individuo per molti versi “debole”, ma che sarebbe comunque stato in grado di pianificare un attentato che fin da subito è apparso molto meno artigianale di quanto volesse sembrare. Un cretino al tempo stesso capace di:
– trasformare delle bombole in un ordigno che può esplodere al passaggio della prima persona a caso
– di “pianificare” l’arrivo in città con una macchina per protare tutto il congegno (peraltro assai pesante) e poi tornare con un’altra “per non farsi notare”
– ma così cretino da non accorgersi di una evidente telecamera piazzata sul chiosco dietro cui si riparava al momento dell’esplosione.
Restiamo quindi in attesa di conoscere elementi maggiormente attendibili. La vicenda, insomma, non ci sembra affatto conclusa. Anche nei giorni successivi all’attentato, ricordiamo, era stato data per certa l’identifixcazione in un 50 di Brindisi, che aveva anche rischiato il linciaggio prima di risultare totalmente estraneo ai fatti.
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