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Roma antifascista saluta Carla. E chiede giustizia

Al consueto “Valerio è vivo e lotta insieme a noi” che ogni anno il 22 di febbraio risuona nelle vie del quartiere dove il giovane viveva e fu assassinato, oggi centinaia di persone hanno affiancato il nuovo “Carla è viva e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai”. Un serpentone di manifestanti in lacrime ma con i pugni chiusi ha percorso a fine mattinata viale Jonio e via Capraia per poi concludersi con un ultimo applauso in via di Monte Bianco. Laddove c’è la lapide che ricorda il diciannovenne assassinato da un commando dei Nar nel 1980. E lì dove la madre Carla ha continuato a vivere, a soffrire e a lottare affinché venisse fatta luce su quel tremendo omicidio politico avvenuto sotto i suoi occhi e sotto quelli del suo compagno Sardo, scomparso alcuni anni fa, tenuti in ostaggio nel loro appartamento dagli assassini finché il giovane non rientrò a casa e venne freddato a colpi di pistola. Trentadue anni di misteri, di depistaggi, di prove scomparse, di bugie che si sono conclusi improvvisamente martedì pomeriggio, quando in un ospedale della capitale si è spenta l’ottantottenne ‘mamma coraggio’.

E oggi i suoi figli, i suoi nipoti – politicamente e umanamente parlando – gli hanno voluto tributare l’ultimo saluto all’interno dei locali della Palestra Popolare che in Via delle Isole Curzolane, nella sua Tufello. Quella che quando fu messa su da una serie di attivisti decise di portare il nome di Valerio. In nome dell’antifascismo militante ma anche di quella battaglia di verità che ha avuto in questi decenni proprio Carla come protagonista. Tranne qualche volto della sinistra capitolina, non c’erano rappresentanti delle istituzioni, nè locali nè nazionali, ed è stato meglio così. Ieri vari messaggi mandati da chi in questi anni le era stato vicino avvertivano che non sarebbero state ammesse provocazioni da parte di chi oggi governa Roma – o la Regione – senza aver mai rinnegato il fascismo e in questi giorni si era riempito la bocca di messaggi di cordoglio.

Tenace ma amorevole. Così l’hanno ricordata e descritta tra le lacrime e la commozione tanti compagni e compagne questa mattina. Al centro della palestra la bara, una enorme corona di fiori rossi, e sul muro un enorme ritratto di Valerio Verbano. E poi le bandiere rosse listate a lutto, e tanti manifesti con il volto di Carla anche tutt’intorno, nelle strade del suo quartiere. Al microfono si sono alternati in tanti a salutare Carla, alcuni ricostruendone l’incessante opera di ricerca della verità, altri così emozionati da non riuscire a mettere le parole in fila. Centinaia di persone che ascoltavano in silenzio, applaudendo i passaggi più significativi del ‘ricordo collettivo’ o cantando slogan. Sono arrivati in tanti, da tutta la città, per salutarla nonostante l’orario e il giorno lavorativo, anche delegazioni del movimento No Tav, dei movimenti popolari della Campania contro gli inceneritori e le discariche, i comitati per l’acqua e per i beni comuni.

Oggi è stato il giorno del dolore. Dolore per la scomparsa di una donna simbolo, di una esistenza votata alla ricerca tenace e instancabile della verità dopo che il lutto impunito aveva trasformato quella mamma in una militante politica e in un baluardo della memoria.

Dolore e rabbia per la scomparsa di una donna che non è comunque riuscita ad ottenere la verità sulla morte di suo figlio. Nonostante 32 anni di battaglie, di denunce, di appelli, e anche di depistaggi, di inganni, di umiliazioni e di strumentalizzazioni politiche.

Le ha richiamate esplicitamente Marco Capoccetti Boccia (autore di un libro sull’omicidio di Valerio) nel suo commosso intervento. “La sua fine Carla voleva fosse folgorante. Ma non lo è stata. Il desiderio che l’ha mantenuta in vita per tanti anni, insieme all’affetto dei compagni, sapere il nome degli assassini di suo figlio, l’ha fatta sopravvivere alle malattie e alle umiliazioni. Ma oltre alla verità storica e politica su quanto accadde 32 anni fa non c’è l’altra verità, quella giudiziaria. Provo dolore ma anche rabbia – ha detto Capoccetti Boccia – per chi negli ultimi anni le prometteva quei nomi sapendo che non avrebbe potuto o voluto darglieli”.

Al microfono si alternano compagni noti e meno noti, di tutte le età. Tutti ricordano Carla per la sua determinazione e per l’amore concesso a chi la accompagnava, aiutava e andava a trovare nel suo appartamento. E anche per i generosi e appassionati rimproveri ai compagni “scapestrati”. Era stata lei, dopo tanti anni di quasi oblio per la vicenda del figlio, a riportare la battaglia per la verità e la giustizia di nuovo all’ordine del giorno, con il blog dedicato a Valerio e poi ancora con il suo attivissimo profilo Facebook. Spesso la trovavi collegata Carla a rispondere ai messaggi, a rintuzzare bugie e strumentalizzazioni della stampa, a condividere notizie e una parola d’affetto per le migliaia di persone che la seguivano online.

Ora Carla non c’è più, lasciando un vuoto umano e politico incolmabile. Ma chi stamattina non è voluto mancare per dargli l’estremo saluto è il caso che raccolga il testimone di una battaglia di giustizia e verità che non si è di certo conclusa. 

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