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Diaz. Il dolore di De Gennaro, per i suoi colleghi

Solo ora, 11 anni dopo e solo in seguito a una sentenza definitiva, ammette che in effetti a Genova 2001 la polizia che lui comdava ha fatto qualcosa di “inappropriato”. E quindi esprime «profondo dolore per tutti coloro che a Genova hanno subito torti e violenze».

Fatto il gesto che non poteva più non fare, dopo che il ministro degli interni e l’attuale capo della polizia avevano chiesto “scusa”, De Gennaro passa alla cosa che più gli interessa: dà la propria solidarietà ai superpoliziotti condannati e quindi “licenziati”.

Anche questo è un atto “dovuto” nella logica omertosa della polizia italiana. Doveva dire pubblicamente che lui comunque sta dalla loro parte e che della sentenza, che pure dice di rspettare, se ne sbatte. E quindi «umana solidarietà per quei funzionari di cui personalmente conosco il valore professionale e che tanto hanno contribuito ai successi dello Stato democratico nella lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata».

De Gennaro in questo momento è viceministro degli interni con delega ai servizi segreti. Un ruolo strategico che per la prima volta nella storia della Repubblica è ricoperto da un ex funzionario – come il ministro degli interni, del resto – e non da un politico. Di fatto, i “servizi” si autocontrollano, in barba al potere civile. E’ una delle tante scelte a-costituzionali del governo “tecnico”, come la nomina di un ammiraglio a ministro della Difesa.

Il fatto che un uomo di questa potenza esprima la sua vicinanza a dei “pregiudicati” condannati in via definitiva per la violazione forse più grave che un poliziotto possa compiere – la costruzione di prove false per giustificare un massacro, o la “copertura” di coloro che le avevano falsificate – la dice lunga sulla catena di obblighi reciproci che lega questa generazione di funzionari, investigatori, e all’occorrenza picchiatori.

Ma c’è indubbiamente una novità, in questa condanna e nella successiva defenestrazione di dirigenti così importanti. Soltanto un anno fa, come tutti – e probabilmente anche i diretti interessati – pensavano, questo processo sarebbe morto in Cassazione e i funzionari sarebbero rimasti al loro posto tra tanti onori.

Oggi l’intera filiera di comando legata proprio a De Gennaro, cementata da decenni di operatività comune, è stata fatta saltare. E altri poliziotti – da quelli che hanno ucciso Aldrovandi a quelli di Milano – vengono effettivamente puniti. Con lo “sconto”, ovviamente, e non nella misura in cui un omicidio pretenderebbe; ma vengono puniti.

E’ un segno chiaro del governo “tecnico”: anche la polizia italiana deve adeguarsi agli standard europei. E quindi basta con i legami personali che prevalgono sui ruoli istituzionali, basta con i favori che costruiscono obbedienze e carriere al di là dei meriti, basta con un modo di gestire l’ordine pubblico “illegale ma tollerato”.

Per chi come noi osserva con una qualche attenzione certe dinamche da alcuni decenni, non c’è da giorire o tranquillizzarsi. Non c’è nessun “progresso democratico” in questo passaggio. C’è invece una evidente necessità di “dare una ripulita” all’immagine e all’operatività delle forze addette alla repressione. Troppo vicine alla cultura apertamente fascista, quasi rivendicata con orgoglio. Impresentabili in Europa già prima della mattanza di Genova, tanto più dopo.

La crisi economica avanza e si consolida. La governance europea sa e prevede che le polizie andranno usate molto a protezione di governi dalla dubbia o nulla legittimità democratica. Quindi diventa indispensabile che queste strutture siano istituzionalmente “presentabili”, il più possibile esenti da pratiche infamanti decise autonomamente da singoli funzionari o addirittura agenti semplici.

Questa “ripulitura” di vertice è insomma un segnale chiaro per tutta la struttura: non siamo più nell’Italietta democristiana e fascista in cui gli sbirri potevano fare come passava loro per la testa, trovando poi copertura politica e giudiziaria. C’è un nuovo padrone in città e si chiama “governo europeo”. Ha in testa e negli ordini di servizio degli standard minimi e dirà lui come e in che modo reprimere i fermenti sociali. Per poterlo fare in modo credibile, ogni singolo sbirro deve attenersi a indicazioni precise e smettere di “allargarsi”, menando le mani quando non serve.

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1 Commento


  • Enrico Triaca

    Non va comunque dimenticato che i fatti di Genova, per la componente dei soggetti coinvolti, hanno avuto una risonanza Internazionale, ed anche questo secondo me ha inciso nelle decisioni finali, ho dei dubbi che sarebbè andata così se fossero fatti solo Italiani, tant’è che l’itervento disciplinare contro chi ha ucciso Aldovrandi arrivano solo dopo che il “tutore dell’ordine” “esterna” il suo “pensiero” su internet causando così altri indignati interventi

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