Per tutti gli altri si apre la catastrofe della mobilità per due anni, all’80% del solo stipendio-base, dopo di che ci sarà il licenziamento.
Le cifre sono contenute nella “Relazione tecnica”, il documento che – come per ogni legge – spiega le conseguenze pratiche della norme che sono state decise.
E’ solo l’inizio, viene promesso. Perché quelli da far fuori sono il 10% del totale; quindi più di 300.000 dipendenti. Ma mnon ci sarà molto da ttendere. Il tempo di ridefinire le piante organiche, da qui a d ottobre. Poi la grande purga potrà iniziare. Fin dove potrà arrivare? Dipende dalla capacità di lotta, da niente altro.
Per i numeri e i tempi, ecco un giulivo resoconto del quotidiano di Confindustria.
Spending review: 24mila esuberi tra i dipendenti pubblici, 8mila in pensioneEugenio Bruno e Marco Mobili
ROMA – Sono 24mila i dipendenti pubblici interessati dalla stretta sulle piante organiche. Almeno secondo la prima stima contenuta nella Relazione tecnica al decreto legge sulla spending review già approdato a Palazzo Madama. Di questi solo 8mila posseggono i requisiti per il prepensionamento. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, lancia l’allarme sulla sanità: si rischia un nuovo caso esodati. Buone notizie giungono dal fronte entrate. Il gettito della prima rata Imu è in linea con le previsioni: 9,5 miliardi, solo il 4% non ha pagato a giugno. Per il Governo non sarà quindi necessario aumentare le aliquote. Frena ancora invece l’Iva che scende dell’1,1% nei primi cinque mesi.
Eccolo il numero più atteso e forse più temuto dai dipendenti pubblici. La relazione tecnica al decreto legge 95 entrato in vigore ieri e inviato al Senato per la conversione quantifica in 24mila la platea potenziale di esuberi nelle amministrazioni centrali e locali per effetto della stretta sul pubblico impiego. Di questi circa 8mila avrebbero i requisiti per il prepensionamento in deroga alla riforma Fornero previsto dal Dl. Un provvedimento che varrà, come anticipato ieri su questo giornale, 3,78 miliardi nel 2012, 10,5 nel 2013 e 11,2 nel 2014.
Nel precisare che si tratta solo di una prima stima poiché la riduzione del 20% dei dirigenti e del 10% del resto del personale andrà fatta sulle nuove piante organiche da emanare entro il 31 ottobre, il documento quantifica in 11mila i «soprannumerari per i ministeri e gli enti pubblici non economici» (di cui 5.600 nei ministeri). A questi vanno aggiunti i 13mila censiti negli enti territoriali (tranne le Regioni), dove però bisognerà attendere il Dpcm con i criteri per le uscite.
Degli 11mila in odore di taglio nelle Pa centrali sono circa 6mila soggetti in possesso dei requisiti per il pensionamento al 31 dicembre 2011 a fronte di altri 2mila che vantano le stesse condizioni in quelle locali. Per i 16mila restanti potrà essere attivato il meccanismo di mobilità con accompagnamento al pensionamento previsto nell’articolo 2 del decreto spending. Passando agli effetti finanziari la relazione precisa che la maggiore spesa previdenziale determinata dalle uscite anticipate sarà compensata con il minor esborso di redditi da lavoro dipendente. Un costo lo avrà invece il Tfr da erogare nei casi appena descritti. Per ottenere risparmi dalla sforbiciata sul personale l’Esecutivo dovrà aspettare il 2014 quando tratterrà in cassa 138 milioni che diventano 114 al netto degli effetti fiscali. Nel 2013 invece la posta per lo Stato sarà negativa con 208 milioni di esborso aggiuntivo lordo (172 al netto del fisco).
Sempre in tema di pubblico impiego spiccano le economie di spesa lorda conseguibile con l’estensione anche a Vigili del fuoco, Polizia, università ed enti di ricerca del blocco del turn over al 20% fino al 2015 quando scenderà al 50. Si parte quest’anno con 131 milioni per arrivare a superare nel 2015 quota 1 miliardo. Inferiore ma comunque degno di nota è il risparmio (53,8 milioni) che produrrà l’adeguamento a 7 euro del ticket restaurant in tutti gli uffici pubblici. Confermato poi in 4,1 miliardi nel periodo 2014-2020 l’impatto sulle casse erariali del “paracadute” da offrire al contingente di 55mila nuovi esodati individuati dal ministro Elsa Fornero.
Passando ai tagli va ricordata la riduzione di 1,5 miliardi delle spese di funzionamento dei ministeri che scatterà però solo nel 2013 e rimarrà costante, anziché partire nel 2012 e salire l’anno dopo a 3 miliardi come annunciato dal comunicato stampa post Cdm di giovedì notte. Quest’anno i dicasteri si limiteranno a staccare solo l’assegno da 121 milioni (615 dal 2013) imposto dalla “cura Bondi” sulle forniture. Ben più pesante (e immediato) il contributo chiesto alle autonomie: 2,2 miliardi nel 2012 e 5,3 nel 2013. A cui vanno sommati, per le Regioni, i 900 milioni di stretta al fondo sanitario 2012 di cui 325 sulla farmaceutica convenzionata, 505 su beni e servizi e 70 su erogatori privati e accreditati. Sacrifici che l’anno prossimo raddoppieranno e nel 2014 arriveranno a 2 miliardi.
I sacrifici sparsi nei 25 articoli del Dl serviranno soprattutto a congelare fino al 1° luglio l’aumento Iva di due punti e limitarlo all’1% dal gennaio 2014. A meno che la legge di stabilità non recuperi risorse aggiuntive dal riordino delle agevolazioni fiscali. Per coprire 6,6 miliardi nel 2013 e 9,8 l’anno dopo.
da Il Sole 24 Ore
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