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“Aiutò boss per documento falso”. Si indaga su Casapound

La Procura della Repubblica di Roma, depositando gli atti, ha concluso l’inchiesta che vede indagato il consigliere del XX Municipio di Roma e vicepresidente di Casapound Andrea Antonini per il reato di falsa dichiarazione nonché di favoreggiamento e di altri episodi di falso.
Secondo l’accusa Antonini e Pietro Casasanta, responsabile dell’associazione di protezione civile di Casa Pound “la Salamandra”, nell’estate del 2008 avrebbero fatto ottenere una carta d’identità falsa a Mario Santafede, narcotrafficante legato alla camorra e latitante dal 2004. La mattina del 29 luglio, infatti, avrebbero testimoniato il falso davanti a un funzionario dell’anagrafe sostenendo che Santafede in realtà era Filippo Lo Brutto, nato a Palermo ma residente in Australia. 

All’epoca Santafede, già condannato con sentenza definitiva per traffico di stupefacenti e inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi in quanto ritenuto il mandante di tre omicidi, si era reso irreperibile. Ma nel settembre 2008 fu rintracciato a Barcellona e arrestato. In quell’occasione gli fu sequestrata una carta di identità che poi é diventata l’elemento al centro degli accertamenti del pubblico ministero Luca Tescaroli che in questi giorni ha concluso l’indagine e che potrebbe rinviare a giudizio Andrea Antonini.

Dal canto suo Antonini tiene a precisare che “sul caso Santafede, nel quale io e Casasanta non siamo né più né meno che parte lesa, sono già stato sentito due volte dagli uomini del Gico (Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata, ndr), ai quali ho raccontato tutta la verità. Evidentemente non è bastato. Ove ve ne sia la necessità, la ribadiremo dunque in sede giudiziaria”. Il vicepresidente del movimento politico diffida “chiunque dall’accostare in modo improprio i nostri nomi e quello di Casapound a questa vicenda”. Ma l’accostamento appare ovvio visti gli incarichi di punta che Antonini ricopre nell’associazione di estrema destra guidata da Iannone e anche a livello istituzionale.
Inoltre resta ancora da capire chi e perché il 14 aprile del 2011 gambizzò con una pistola sparachiodi il consigliere municipale di Casa Pound. Antonimi era reduce da una riunione del consiglio municipale e si era poi allontanato in sella al motorino, uno scooter Honda SH150.  Sulla via Flaminia, all’altezza del Centro Euclide, due uomini in moto, con il volto coperto dal casco integrale, si accostarono a lui e quello sul sellino posteriore lo colpì sulla coscia sinistra con uno sparachiodi. La ferita fu lieve, ma il segnale lo era stato altrettanto? Nei mesi scorsi abbiamo documentato ampiamente le numerose zone di contaminazione tra ambienti neofascisti e criminalità organizzata rivelate dalla semplice cronaca nera (nera in tutti i sensi) della Capitale. Certo saranno i processi a dimostrare se le cose sono come appaiono, ma ciò che appare ha un valore politico che nessuna aula giudiziaria può smentire.

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