è stato arrestato venerdì scorso dalla polizia, al termine di una indagine che ha permesso agli uomini della Squadra Mobile di sequestrare nella sua abitazione di Zocca un arsenale con armi ed esplosivo.
L’operazione che ha permesso alla Mobile modenese di mettere le mani su quello che è stato definito “un autentico supermercato di armi, munizioni e bombe”, è scattata dopo una prima serie di accertamenti e informazioni raccolte dalla polizia e dalla procura di Bologna. Tutto, come riferito dagli inquirenti, sarebbe nato da un pacco sospetto, trovato all’aeroporto di Bologna, contenente alcune armi e che era stato spedito dal modenese in questione, Eugenio Lolli, ad altre persone, “clienti” oppure collezionisti di armi sparsi per l’Italia. L’uomo è stato a lungo pedinato, con intercettazioni telefoniche e ambientali. Nella tarda serata di venerdì scorso il blitz, che si è concluso alle prima luci dell’alba di sabato.
Ingente il quantitativo di armi e munizioni trovate e sequestrate dalla polizia: reperti bellici, un mortaio, delle pistole P38, Beretta 7,65, pugnali delle SS, reperti fascisti e nazisti. Alcune funzionanti, altre su cui si era intervenuto per renderle funzionanti. Ma non solo armi. Pare siano stato sequestrato anche materiale esplosivo: si tratta di residuati bellici da collezionisti per i quali sono comunque dovuti intervenire gli artificieri. L’uomo è stato arrestato e incarcerato a S. Anna, con il pm Tibis che ha già chiesto al gip l’emissione di un ordinanza di custodia cautelare.
Sull’operazione, la questura sta mantenendo il massimo riserbo, in quanto sarebbero ancora in corso una serie di accertamenti per risalire ad eventuali complici del modenese arrestato. Quattro persone, come sembra, sarebbero state denunciate per favoreggiamento. Si sta anche cercando di capire a chi serviva quell’arsenale e quali fossero le eventuali destinazioni di pistole (molte calibro 7,65 ma anche calibro 38) ed esplosivo.
Quello che più inquieta sono i passati contatti con un personaggio legato all’inchiesta su Piazza Fontana (12 dicembre 1969), la bomba fatta esplodere all’interno della sede milanese della Banca dell’Agricoltura, e forse con esponenti dell’estrema destra. A quanto si sa, i rapporti tra il modenese arrestato e il personaggio il cui nome è nell’inchiesta sulla strage, non sarebbero recenti. Quest’ultimo infatti è deceduto qualche tempo fa. Si tratta di Roberto Besutti, esponente dell’estrema destra, che fu tra i fondatori di Ordine nuovo
È chiaro comunque che il ruolo dell’uomo arrestato era quello di armiere. Ma quanto sta cercando di ricostruire la polizia, è a chi venivano consegnate, forse di volta in volta, le armi. Erano a disposizione – meglio dire a noleggio? Per la criminalità comune? Abbastanza improbabile considerando il tipo di armi e il materiale esplodente. Erano forse a disposizione della criminalità organizzata? Non lo si esclude come non si esclude che questo arsenale fosse a disposizione dell’eversione. Se fosse accertata quest’ultima ipotesi, il tutto assumerebbe in aspetto più che inquietante in un momento in cui le tensioni sociali legate a quanto sta accadendo in Italia a livello politico-economico, hanno già determinato accenni di rigurgito terroristico. Saranno in ogni modo le perizie balistiche, già ordinate dal magistrato, a stabilire se e quando eventualmente queste armi hanno sparato e se, in caso affermativo, vi possa essere correlazioni con più o meno recenti episodi di cronaca dove è stato fatto fuoco.
La questura, nei prossimi giorni, potrebbe fornire i dettagli di quella che è già stata definita la più importante operazione in materia di armi e materiale esplosivo mai portata a termine in regione.
da La Gazzetta di Modena
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