Anche se di poco. Giusto quanto basta affinché la maggior parte dell’opinione pubblica possa essere convinta del fatto che lo Stato non ha avuto la mano pesante solo con chi protestava e leggera invece con i dirigenti di Polizia che abusarono del loro potere e della loro divisa.
Condanne confermate quindi ma leggermente più lievi per alcuni dei dieci imputati per i reati di devastazione e saccheggio in merito agli scontri durante le manifestazioni contro il G8 di Genova del 2001. Così ha deciso la Prima Sezione Penale della Cassazione, che ha confermato in toto, invece, la condanna d’appello per due imputati. Tutti, però, sono stati comunque riconosciuti responsabili del reato di devastazione e saccheggio, reato tutto politico come ha dimostrato la lunga e articolata disamina, questa mattina, da parte della pubblica accusa rappresentata da Pietro Gaeta. Un reato politico per una sentenza politica che sembra studiata a tavolino nei minimi particolari per poter dire che lo Stato ha punito i dirigenti delle forze dell’ordine responsabili di diritti efferati contro i manifestanti, in particolare per i fatti della Diaz e di Bolzaneto, ma al tempo stesso anche i manifestanti ‘violenti’ accusati di aver messo Genova a ferro e fuoco.
Peccato che mentre i poliziotti e i dirigenti condannati il 5 luglio non faranno un giorno di carcere tutti i dieci manifestanti ora dovranno scontare una pena in condizioni di privazione assoluta della libertà. Cinque di loro dovranno andare subito dietro le sbarre.
Pesanti condanne – la più alta a ben 14 anni di reclusione – inflitte a dieci persone per aver, forse – perchè le testimonianze e le prove sulle responsabilità materiali di ognuno dei condannati sono assai labili e lacunose – spaccato una vetrina o bruciato un cassonetto o lanciato un sasso.
Nel dettaglio, la prima sezione penale della Corte di Cassazione, dopo sole tre ore di camera di consiglio, ha infatti annullato con rinvio, limitatamente al diniego delle attenuanti, la sentenza della Corte d’Appello di Genova che aveva condannato Carlo Arculeo e Carlo Cuccomarino a otto anni di reclusione, Luca Finotti a dieci anni e nove mesi, Antonino Valguarnera a otto anni e Dario Ursino a sette anni. Per questi cinque imputati, i giudici d’appello genovesi dovranno riesaminare il caso esclusivamente per quanto riguarda la mancata concessione delle attenuanti. La Cassazione, inoltre, ha diminuito la pena inflitta a Luca Finotti, Marina Cugnaschi (dodici anni e tre mesi), Vincenzo Vecchi (tredici anni e tre mesi) e Francesco Puglisi (quindici anni), annullando senza necessità di rinvio la condanna esclusivamente per il reato di detenzione di bottiglie incendiarie, che ha ritenuto assorbito nel resto delle contestazioni. Per Puglisi, dunque, la pena è stata diminuita di un anno, per Finotti, Cugnaschi e Vecchi di nove mesi ciascuno. Confermate, invece, in toto le condanne inflitte ad Alberto Funaro (dieci anni di reclusione) e Ines Morasca (sei anni e sei mesi), i cui ricorsi sono stati rigettati.
La pubblica accusa di piazza Cavour rappresentata da Piero Gaeta aveva chiesto, invece, di confermare completamente la sentenza di secondo grado. e Ines Morasca (sei anni e sei mesi), i cui ricorsi sono stati rigettati.
Alle 20 alcune reti e organizzazioni della sinistra si sono date appuntamento a Roma, in Piazza Trilussa, nel quartiere di Trastevere, per commentare assieme la sentenza e decidere ulteriori iniziative di denuncia e di protesta.
Intanto cominciano ad arrivare le prime reazioni.
“Ingiustizia é fatta” ha detto l’avvocato Francesco Romeo, uno dei difensori degli imputati. “C’é una sproporzione abissale tra queste pene inflitte a persone che hanno danneggiato cose ed edifici e quelle inflitte a chi ha chiuso il percorso processuale senza dover pagare alcun prezzo alla giustizia per aver seviziato delle persone” ha aggiunto in riferimento alle lievi condanne inflitte ai dirigenti degli apparati di sicurezza dalla stessa Cassazione lo scorso 5 luglio.
”Ho sempre sostenuto che le condanne comminate in appello per quei 10 ragazzi erano aberranti” ha invece detto a caldo Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso dalle forze dell’ordine a Genova proprio durante il G8 del 2001. ”Hanno caricato su un manipolo di ragazzi la responsabilità totale di quello che successe allora – ha aggiunto Giuliani – e il computo delle pene fu addirittura più alto di quelle comminate per i massacri della caserma Diaz. La cosa che mi preoccupa é l’accusa di devastazione: una norma del codice Rocco recuperato in un’aula di tribunale dell’Italia democratica per giustificare una cosa assurda”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa