Con l’espressione “fiscal compact” viene indicato l’obbligo, per l’Italia, di portare l’ammontare totale del debito pubblico al 60% del Pil entro 20 anni. Un compito impossibile per chi attualmente viaggia al 123% e ha un Pil fermo da anni o, come da 12 mesi, addirittura in recessione.
Di fatto significa per i governi che si succederanno da qui in poi dovranno varare “manovre” da 45 miliardi ogni anno fino al 2032.
Da ora in poi vedremo soltanto tagli alla spesa pubblica, in continuazione e senza alcuna possibilità – per i partiti che accettano di governare sotto questa spada di Damocle – di modificare in nulla questa decisione. Che è al tempo stesso suicida e idiota sul piano economico. Di fatto, potremo soltanto ottenere un caduta del Pil rapidissima, perché – come mostrato da diversi economisti di vaglia, tra cui Nouriel Roubini – si innesca a questo punto un “moltiplicatore keynesiano al contrario”, dove per ogni euro in meno di spesa pubblica se ne perdono due di Pil.
Chi ci guadagna?
Soltanto quei capitali “liquidi” che possono venire a fare shopping a poco prezzo di imprese e di immobili prestigiosi, di monumenti (scommettiamo?) e territorio.
La “politica”, da oggi, è in Italia ufficialmente morta. Almeno quella che ha il palazzo come riferimento operativo. Per 20 anni, infatti, il “programma di governo” è già scritto. Le promesse elettorali, dunque, dovranno prendere in esame altri argomenti. Sempre meno vicini ai bisogni della popolazione.
L’unico spazio che si apre è quello per un’opposizione radicale. Ma occorre più intelligenza che rabbia, in questa impresa. Perché la prateria è immensa, e i “cavalli antagonisti” che stanno in scuderia hanno le gambe decisamente corte. Almeno per ora…
Via libera a Fiscal compact e al meccanismo di stabilità a tutela dell’euro (Esm)
Doppio via libera della Camera su fiscal compact e meccanismo di stabilità a tutela dell’euro (Esm). Semaforo verde sul fiscal compact L’assemblea ha dato il via libera definitivo alla ratifica del fiscal compact (368 sì, 65 no e 65 astenuti; Idv e lega hanno votato contro, così come, in dissenso dal proprio gruppo, i deputati del pdl Guido Crosetto, Antonio Martino e Sabrina de Camillis). Il Trattato é stato siglato nel marzo scorso da 25 Stati dell’Ue; non lo hanno sottoscritto Gran Bretagna e Repubblica Ceca. È un accordo di diritto internazionale, che non rientra nel quadro giuridico del Trattato di Lisbona e quindi non fa parte del diritto comunitario. L’accordo riprende le norme del Six-pack, il nuovo Patto di stabilità e crescita, coordinandosi con esse. Il fiscal compact impone di introdurre in Costituzione il principio del pareggio di bilancio e la correzione automatica in caso di sforamento. Sì dell’Aula al meccanismo di stabilità
L’Aula ha approvato (in via definitiva) anche il disegno di legge di ratifica della revisione del trattato europeo che inserisce negli accordi la possibilità di attivare il meccanismo di stabilità (Esm) nei Paesi della zona euro. Il provvedimento ha ricevuto 380 voti favorevoli, 59 contrari e 36 astenuti, contraria la Lega, astenuto l’Idv. Ora tocca la fiscal compact: sono iniziate le dichiarazioni di voto finali. Esm per salvaguardare la stabilità dell’eurozona La modifica, che riguarda l’articolo 136 del trattato ed é stata approvata dal Consiglio europeo del marzo 2011, prevede che «gli Stati membri la cui moneta é l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità». Per entrare in vigore serve la ratifica del 90% dei Paesi membri La modifica al trattato europeo entrerà in vigore il primo gennaio del 2013, a condizione che il 90% dei Paesi lo abbiano ratificato, altrimenti il mese dopo il completamento del processo da parte dei parlamenti nazionali. A oggi, oltre all’Italia, la modifica é stata approvata da 12 Paesi membri mentre in altri nove al sì delle Camere non é ancora seguita la promulgazione.
da Il Sole 24 Ore
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Keybless
Signori, ma davvero siete cosi ingenui da pèensare che questo sia il quid? Non si arriverà mai al 2032 netto che dovrebbe portare alla non rielezione di chi ha deciso di votare il provvedimento. Ma comunque non è funzionale a se stesso e neanche allo shopping.