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Problemi a sinistra. Il Pd espelle la Fiom (dalle feste, per ora)

A quanto pare tra le condizioni poste dal Pd per cenetare l’intesa elettorale col governatore pugliese c’è il silenziamento sui problemi del lavoro. Se n’era avuta la prova evidente nella vicenda dell’Ilva, in cui era intervenuto sostanzialmente per smorzare le contestazioni e permettere al governo di andare avanti col suo progetto, peraltro contro la magistratura. La riconferma di un’allenza subordinatissima si è avuta con la sortita di Bersani su “Grillo fascista”, che ha visto Vendola pensoso pensare che “beh, sì, in un certo senso è vero”. In un’alleanza tra pari non ci sarebbe tutto questo bisogno di mostrarsi d’accordo con qualsiasi stronzata venga detta dall’alleato.

Ancora più evidente quel che sta avvenendo con la Fiom. Il sindacato di Landini, insieme al sindacalismo di base anche se decisamente per conto proprio, è stato l’emblema da Pomigliano in poi del “sindacalismo conflittuale”. Al punto di schierarsi più volte apertamente contro il governo Monti e in primo luogo contro il ministro Fornero.

Per il Pd si tratta di una contiguità inaccettabile, tanto più che manovra già la Cgil tramite Susanna Camusso. La quale sta cercando le soluzioni accettabili, dentro la confederazione, per “commissariare” i ribelli in tuta blu. L’eliminazione dei sindacalisti Fiom dai dibattiti nelle feste del Pd è pertanto un segnale chiaro e inequivocabile alla “sinistra”: dovete sparire, tacere, mettervi in coda col cappello in mano, obbedire.

Il problema è ancora e tutto in capo alla Fiom, che deve scegliere il proprio futuro; subordinarsi per avere un minimo di sponda politica e di agibilità contrattuale o prendere atto che il mondo del ‘900 (il legame “progressivo” Pci-Cgil) è morto e sepolto?

Evidente l’imbarazzo e la rabbia nelle parole pronunciate stamattina da Maurizio Landini.

«Mi infastidisce che i partiti della sinistra si occupino poco dei problemi del lavoro, questo è il nodo centrale». Che sul mancato invito del sindacato alla festa del Pd aggiunge: «I lavoratori non hanno paura del confronto. Non è una buona regola quella di evitare gli inviti per nascondere le differenze». Landini nega poi liste o candidature. «La Fiom – spiega – è sempre stato un sindacato che vive nella società. Se siamo in piedi da più di cent’anni lo dobbiamo a questa caratteristica. Ma ognuno fa il suo mestiere», «siamo un sindacato, non un partito, non ci sarà alcuna lista della Fiom» e «personalmente conto di continuare a fare il segretario. Non mi candiderò in politica».

Si parla di presenze alle feste, ma ci si misura su un futuro su sponde “oggettivamente” opposte.

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