Più di duemila manifestanti si sono ritrovati sabato scorso a Venegono, fini davanti alla sede di Alenia Aermacchi, per protestare contro la vendita di aerei da addstramento all’aviazione militare israeliana. “Non vendete gli M346 ad Israele” ha gridato un lungo corteo attorno alla grande fabbrica varesina.
Quello che hanno chiesto i manifestanti non è solo lo stop alla vendita dei 30 aerei -sulla carta mezzi di addestramento ma che sono armabili- ma la «riconversione dell’industria bellica». I manifestanti ribadiscono più volte il fatto che «noi non siamo contro i lavoratori, siamo contro l’industria della morte» ma allo stesso tempo «non si può giustificare lo spargimento di tanto sangue con la sola difesa dei posti di lavoro». «Vendere armi ad Israele è doppiamente sbagliato» perchè «saranno usate contro il popolo Palestinese», come l’operazione Piombo Fuso ricorda in modo raccapricciante.
Il corteo ha visto sfilare pacificamente centinaia di persone, conbambini accanto ad anziani, ex lavoratori dell’azienda e molta gente comune, tutti accomunati dalla volontà di esprimere la propria contrarietà al piano industriale di una azienda del gruppo Finmeccanica. Tra i manifestanti anche Padre Alex Zanotelli che è intrevenuto all’assemblea finale davanti ai cancelli dell’Aeremacchi completamente e pesantemente blindata dalla polizia.
«Oggi è molto importante essere qui -ha affermato padre Zanotelli- dal momento che ieri l’Unione Europea ha vinto il Nobel per la pace». Una decisione che non esita a definire «incredibile» e che viene contrastata anche da accordi di questo tipo. Il religioso ricorda come la costruzione di mezzi militari e la vendita di armi «nel 2011 ha mosso 1740 miliardi di dollari» il che equivale a «3 milioni al minuto”
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