Decine di migliaia per il No Monti Day. “L’altra Italia” in piazza a Roma
Da Piazza della Repubblica a San Giovanni in corteo contro le politiche del governo dei tecnici che “rischiano di impedire per sempre la crescita del Paese”. Studenti e attivisti dei centri sociali si staccano e bloccano il traffico sulla tangenziale e sull’accesso alla A24
ROMA – Delia è arrivata da Bergamo. Siede a terra, Piazza della Repubblica, Roma. Il corteo del No Monti Day, la manifestazione indetta per protestare contro le politiche dell’esecutivo del professore, sta per iniziare. E Delia prende dallo zaino il suo foulard con l’emblema dei No Tav. Lo indossa, “perché si tratta di una lotta simbolo: sviluppo sostenibile, rafforzamento del welfare, nuove politiche industriali. Tutto può essere concentrato nella battaglia della Val di Susa”. Si parte da qui, ma quello che compone il No Monti Day è un fronte che mette insieme gran parte delle questioni sociali che attraversano il Paese. Dall’Ilva di Taranto ai precari della scuola, dai sindacati in lotta contro le politiche di austerità ai partiti di sinistra alla ricerca dell’identità perduta. Per elaborare, proprio da sinistra, una exit strategy dalla crisi.
Un mese di organizzazione. Un comitato composto da oltre trenta soggetti, tra sindacati, partiti e associazioni. Centinaia le adesioni al manifesto programmatico della manifestazione, condensabile in un elementare “non si esce dalla crisi con la stessa tipologia di politiche che l’ha generata”. Protesta, certo. Il corteo è una lunga messa in scena delle criticità e degli errori, soprattutto quelli di comunicazione, del governo Monti. Choosy, copyright Elsa Fornero, è una delle parole d’ordine. Come il “bastone e la carota” del ministro Profumo. Ma anche proposte. I volantini che presentano programmi, ricette, metodi alternativi per gestire le crepe sociali del Paese non si contano. Passano di mano in mano tra i manifestanti. Che sono centocinquantamila per gli organizzatori, molti, moltissimi in meno per la questura. Né più né meno che il solito balletto di cifre.
Il corteo diretto verso piazza San Giovanni si muove poco dopo le 14.30. Studenti alla loro prima manifestazione che affidano il proprio messaggio alla shirt dei Ramones indossata con fierezza, i promotori di Alba, militanti di Rifondazione Comunista che si riabbracciano sorridendo, “ero sicuro di trovarti qui”. Poi Cobas e membri dell’Unione Sindacale di Base. Si definiscono l’Altra Italia, mettono in gioco il loro “patrimonio di disponibilità democratica”. Mettono sullo stesso piano Pd, Pdl e quello che resta del Terzo Polo. Perché “nessuno si salva”, perché “le politiche del governo rischiano di impedire per sempre la crescita del Paese”, perché appoggiarlo ancora significa volere “il male dell’Italia”.
Non solo ragazzi, anzi. Tutto il ceto medio combattente si muove insieme. Genitori, anche qualche nonno, molti passeggini. Poi i volti più o meno noti della politica nazionale. Fausto Bertinotti benedice la manifestazione. E dal palco di San Giovanni il suo successore, Paolo Ferrero, si scaglia con forza contro i “disastri prodotti dai professori”. Durezza, intransigenza. Ma anche voglia di stupire. Intorno a Giuseppe, precario napoletano della scuola, c’è un piccolo capannello: tutti curiosi di capire perché è truccato da Joker. “È il mio altre ego, lo tiro fuori ad ogni manifestazione”. E Giuseppe è qui per protestare contro le politiche che riguardano la scuola, tono duro nonostante il sorriso forzato: “Parliamoci chiaro, Profumo è nel solco della Gelmini, si muove sulla stessa linea. Ma nessuno ci sta vicino, i partiti non credono abbastanza nelle nostre lotte. Forse qualcosa si muove nell’Idv”.
Il percorso della manifestazione si anima. Slogan, cori, ogni versione ipotizzabile di Bella Ciao qui trova cittadinanza. Tanti negozi sono aperti, nonostante il fantasma del 15 ottobre 2011 che serpeggia ovunque. È statistica: ad ogni petardo esploso gli sguardi s’incrociano, la soglia d’attenzione sale. Tutti temono la presenza di infiltrati. Tutti temono la replica degli scontri a piazza San Giovanni dell’anno scorso. Ma non accade nulla. Gli unici momenti di tensione quando alcuni manifestanti nello spezzone dei centri sociali alzano il cappuccio della felpa nera e coprono la bocca con la sciarpa. Si dirigono verso gli uffici del comune di Roma in viale Manzoni e ricoprono l’ingresso con lo slogan “Spread Your Rage”. Poi a San Giovanni, quando gli studenti e gli attivisti dei centri sociali improvvisano e decidono di continuare il corteo alla volta della Sapienza. Strada facendo occuperanno la tangenziale e l’accesso alla Roma-L’Aquila bloccando il traffico per un paio d’ore. C’è anche un piccolo scontro tra studenti e polizia. A Viale Castrense sassi e cocci di bottiglia vengono lanciati sulle forze dell’ordine. Ma tutto torna alla calma velocemente.
Gli operai di Mirafiori sono al centro del corteo. E ovviamente bersagliano Marchionne con ogni sfottò concepibile. Ad attirare l’attenzione anche una piovra – che rappresenta, neanche a dirlo, la “finanza mondiale” – che con i suoi tentacoli muove Mario Draghi e Monti. Il sentimento contro l’attuale gestione dell’Unione europea è alto: dal Fiscal Compact alle politiche della cancelliera tedesca Angela Merkel passando per il ruolo della Banca centrale europea. Tutto finisce nel calderone generando, spesso, un miscuglio che può dare l’idea del populismo. Poi attestati di solidarietà al popolo romeno, il saluto ai “compagni francesi che appoggiano le nostre lotte”. E tra i manifestanti c’è chi spiega come molti militanti della sinistra greca siano arrivati a dare solidarietà ai partecipanti al No Monti Day.
Infine piazza San Giovanni, con gli interventi conclusivi degli organizzatori. Sfumature diverse, una sola consapevolezza: superare la malattia infantile della sinistra italiana – “troppe primedonne” – e non ritardare più la costruzione di un movimento unito. Ritrovare la rotta nel nome della difesa del lavoro. Una scialuppa di salvataggio da un mondo che le decine di migliaia di San Giovanni vedono sull’orlo del baratro.
da Repubblica
L’incubo dei black bloc è stato scongiurato, ma blitz contro le banche e blocchi del traffico, con conseguenti momenti di tensione, non sono mancati. Il “No Monti day “ a cui, secondo gli organizzatori, hanno partecipato 150 mila persone, confluite a Roma da tutta Italia per dire «no al massacro sociale del governo Monti» è stata una manifestazione senza scontri in cui i pochi giovani vestiti di nero e incappucciati non sono riusciti a fare proseliti.
Il corteo aveva destato da giorni preoccupazioni per il rischio di infiltrazioni di black bloc, come era successo il 15 ottobre del 2011, quando la Capitale fu messa a ferro e fuoco da una vera e propria guerriglia urbana. Ma solo il `corteo selvaggio´ staccatosi dal principale ha creato qualche problema, bloccando per qualche ora il traffico sulla tangenziale.
Studenti e centri sociali sono partiti dall’università La Sapienza per poi confluire a piazza della Repubblica nel corteo principale con destinazione piazza San Giovanni, quello di sindacati di base, movimenti della sinistra alternativa e altre realtà antagoniste come i No Tav. Lo striscione dei ragazzi recitava: «piazze invase contro la trojka. È l’Europa che ce lo chiede», con l’immagine di manifestanti portoghesi, spagnoli e greci.
Durante il percorso, dove la Questura aveva disposto la rimozione dei cassonetti e il divieto di sosta per le auto, un gruppo di giovani incappucciati e vestiti di nero ha messo a segno blitz contro alcune banche con lanci di uova, bottiglie, petardi, vernice e fumogeni, oltre a scritte con lo spray. Fuori da una banca, in via Merulana, hanno anche disegnato con lo “stencil” il simbolo dei black bloc. E poi calci alle vetrine di alcuni negozi e lanci di petardi che hanno incendiato un cassonetto.
Giunto a piazza San Giovanni, lo spezzone dei manifestanti formato da studenti e centri sociali, oltre un migliaio di persone, ha proseguito con un `corteo selvaggio´ fino a raggiungere la tangenziale e la bretella della A/24, bloccando il traffico e lanciando petardi e sassi sulla corsia opposta, chiusa alle auto. Un piccolo gruppo ha lanciato petardi e bottiglie anche contro un cordone della polizia, ma è stato subito disperso e il corteo selvaggio si è concluso poco dopo. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il prefetto Giuseppe Pecoraro hanno tirato un respiro di sollievo, lodando la gestione dell’ordine pubblico da parte della Questura e di tutte le forze dell’ordine. Il “No Monti day” propriamente detto, il corteo che ha raggiunto piazza San Giovanni senza deviazioni rispetto a quanto concordato ha invece espresso una rabbia “pacifica” contro il governo Monti. In piazza al grido di “Cacciamolo via!”, hanno sfilato cittadini, lavoratori, sindacati, politici, movimenti, associazioni ma anche disabili e terremotati dell’Emilia. Con loro anche l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti che ha puntato il dito contro una «politica italiana non autonoma» e il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, secondo cui il vero nodo della crisi è «la ricchezza mal distribuita e la finanza che in questo fa la parte del leone».
Tante bandiere rosse, striscioni e ironia per dire no all’esecutivo dei professori: da un’enorme piovra che con i suoi tentacoli manovra i suoi burattini Obama, Merkel, Sarkozy, Monti e Draghi a un manichino vestito da pirata con un’ascia in mano e la scritta “governo Monti lo tagliamo?”, dalle magliette nere con la frase “Monti illuminaci, datti fuoco” alle sagome in cartone per ricordare i 174 morti a Taranto per tumore fino agli adesivi “non siamo schizzinosi, voi fate veramente schifo” che rispondono al “choosy” del ministro Fornero.
da La Stampa
L’Oscar della vergogna tocca questa volta senza il minimo dubbio al Sole 24 Ore, organo di Confindustria. Che non ha visto la manifestazione, ma ha riportato tutte le stronzate che la questura poteva suggerire. Lo “stile Sallusti” è più diffuso di quanto si creda…
Roma blindata per il “No Monti day”: blitz e atti vandalici contro banche e negozi
Roma blindata e deserta per il “No Monti day”. Cassonetti dell’immondizia rimossi e divieto di sosta per le auto lungo tutto il percorso del corteo. Forze dell’ordine mobilitate. Si è presentato così il centro di Roma in occasione del corteo “No Monti day” che ha sfilato da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni. Sono stati registrati blitz e atti vandalici contro banche e negozi, con lancio di vernici, petardi, fumogeni, bottiglie di vetro. Alcuni studenti hanno occupato la tangenziale est di Roma all’altezza dell’uscita S. Lorenzo, bloccando la sopraelevata prima in direzione Tiburtina, poi in direzione San Giovanni.
Si temeva un’infiltrazione di black bloc
Si temeva l’infiltrazione di black bloc con scontri e devastazioni, come al corteo degli Indignati dell’ottobre 2011. Per questo molti romani hanno preferito restare a casa. Negozi chiusi e saracinesche abbassate in via Merulana e dintorni. «Meglio non rischiare – ha commentato un pizzaiolo mentre chiudeva il suo locale – i black bloc sono pericolosi e non vorrei ritrovarmi la pizzeria distrutta».
Spuntano ragazzi vestiti di nero
Alcuni ragazzi incappucciati e vestiti di nero hanno rovesciato dei cassonetti contenenti vetro, portando via delle bottiglie. Una volta attraversati gli archi di Porta Maggiore, dove ci sono alcune impalcature, si sono cambiati di abito e preso delle sorta di bastoni.
In piazza in 150mila secondo gli organizzatori
«Secondo una prima stima siamo 150mila in piazza», dicono alcuni organizzatori del No Monti Day. «Siamo davvero in tanti».
Imbrattate alcune vetrine, lanciate bombe carta
«Monti e Fornero al cimitero», si legge su una vetrina di un negozio nei pressi di via Cavour. La scritta è stata fatta da alcuni giovani che hanno partecipato alla manifestazione ‘No Monti Day’. Poco distante, sempre sulla stessa strada, è stata imbrattata con uova e vernice la sede dell’agenzia Unipol, alla quale non è stato risparmiato nemmeno il lancio di bottiglie di vetro. Quasi nello stesso momento sono state lanciate alcune bombe carta. Su via Merulana sono state prese di mira il Monte dei Paschi di Siena e la sede di Unicredit dove sono state fatte scritte con lo spray e lanciate bottiglie di vetro. Sono stati incendiati cassonetti in via dello Statuto.
Manifestano anche i terremotati dell’Emilia Romagna
In piazza anche i terremotati dell’Emilia Romagna. Alcuni cittadini del Comitato Sisma.12 hanno sfilato al corteo del No Monti Day. Tra i cartelli esposti, «L’Emilia è ancora scossa, diamoci una mossa!», «Emilia sMontiamo le tende e il governo», «Siamo uomini o limoni? Ci avete già spremuto abbastanza».
La questura aveva annuncia linea dura contro i violenti
La questura di Roma prima della manifestazione ha fatto sapere che avrebbe usato la linea dura contro eventuali violenti. Gli organizzatori avevano predisposto un servizio di autotutela di 300 persone, riconoscibili dalle pettorine. Studenti e centri sociali si sono dati appuntamento questa mattina in piazzale Aldo Moro, davanti all’Università La Sapienza, per poi raggiungere il concentramento del corteo in piazza della Repubblica. Dalla piazza è partito stamani anche un altro corteo, quello dei medici, che hanno sfilato fino al Colosseo contro i tagli alla Sanità.
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