I tempi sono stretti e trovare un equilibrio tra la “religione civile” intorno alla Costituzione che ispira Ingroia e gli arancioni con i contenuti e le esigenze più “politiche”della sinistra che si è ritrovata in “Cambiare si può”, richiederebbe ancora un po’ di tempo che però non c’è. Lo si capisce dal numero di dirigenti del Prc che sono intervenuti dal palco e dall’applauso preventivo tributato a Paolo Ferrero all’annuncio del suo intervento. Un dettaglio questo che ha visto il prof. Ginsborg segnalare nuovamente il suo disagio per il peso dei militanti del Prc nelle assemblee locali e sulle prospettive di Cambiare si può. Ginsborg la butta sul sociale con una osservazione ormai consolidata sui ceti medi, sulla necessità della loro conquista, sulla loro crisi e il rischio che vadano a destra o con Grillo invece che a sinistra. I comunisti, per Ginsborg, sarebbero un deterrente per i “ceti medi riflessivi”, ma dall’aria in sala (anche stavolta l’età media è alta, i giovani si contano sulle dita di un paio di mani al massimo), si capisce che Ginsborg, per ora, dovrà adeguarsi.
Questa mattina al teatro Quirino i sostenitori di Csp (tra i quali è forte la presenza dei militanti del Prc) e quelli della lista civica arancione che si erano riuniti ieri al Capranica hanno provato a definire il perimetro della loro alleanza e del possibile programma comune. I dieci punti di Ingroia non soddisfano pienamente chi si riconosce in Csp. Lo spiega chiaramente una ragazza del Cinema Palazzo occupato quando evidenzia la perdurante contraddizione tra legalità e giustizia, tra ciò che è legale e ciò che è giusto: “la precarietà è legge ma non è affatto giusta” afferma dal palco del Quirino.
Lo afferma anche Rinaldini quando dice che “il programma di Ingroia non è quello di Cambiare si può” e invita a non avere come unico orizzonte di Csp quello elettorale. “cosa vuol dire chiedere ai partiti di fare un passo indietro? Sulla questione dell’Europa Ingroia non dice nulla e occorre riconoscere che la democrazia è stata cancellata innanzitutto nei luoghi di lavoro, è qui che è saltata la Costituzione. Sono i lavoratori e non i sindacati che a maggioranza devono decidere sugli accordi”.
Ma dopo le discriminanti Rinaldini delinea anche il terreno della convergenze: “Il quarto polo non è solo di Cambiare si può ma è solo un passaggio elettorale, proprio per questo è importante sapere quando e perché Ingroia intende parlare con il Pd, non abbiamo tanto tempo per decidere”. Dal palco interviene Alfonso Gianni che annuncia pubblicamente la sua fuoriuscita da Sel e l’adesione convinta a Cambiare si può.
Eleonora Fiorenza (Prc) invoca discontinuità e ritiene che la politica sia conflitto e partecipazione invece persiste l’inseguimento ad ascoltare le dichiarazioni dei leader: “Ingroia farebbe invece bene ad ascoltare quello che è stato detto nelle assemblee locali svoltesi in questi giorni. Noi vogliamo costruire un soggetto alternativo ad Abc (Alfano, Bersani, Casini) e contro il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in Costituzione, parliamo di lavoro e reddito garantito per sconfiggere la precarietà”.
Come è sua consuetudine non la manda a dire neanche Roberta Roberti, insegnante e attivista di Parma bene Comune. Nei dieci punti di Ingroia, in quello su scuole e università non le va giù il richiamo al merito. “Noi diciamo più investimenti e no alla privatizzazione dell’istruzione. Monti e il neoliberismo non sono emendabili, noi vogliamo un programma alternativo”.
Sulla stessa linea d’onda Cinzia Bottone, consigliera comunale dei No Dal Molin di Vicenza. “Il passo indietro o lo fanno tutti e seriamente o la gente non si fa prendere in giro”.
L’atteso intervento di Ingroia qualcosa chiarisce e qualcosa no. Il magistrato palermitano parla di necessità di strategia e di tattica, di fare il massimo sforzo per trovare sintesi e percorso comune. Sull’accettazione della candidatura dice che deciderà il 28 o il 29 dicembre se accettare o tornare in Guatemala. A fare la differenza, per Ingroia, sono le riposte che arriveranno dalla società civile (che continua ad essere un soggetto iper-evocato ma ancora molto misterioso, ndr), se ci sarà o meno il passo avanti e decidere insieme se fare una lista. Per questo ha chiesto ai partiti di fare un passo indietro (anche oggi definito come un “passo incontro”) riconoscendo però i meriti di quei partiti che hanno fatto una politica alternativa al montismo e al berlusconismo. “Dobbiamo costruire un polo di opposizione irriducibile al neoliberismo. Dobbiamo essere inclusivi verso i partiti ma il progetto è una lista civica che faccia una rivoluzione civile”. L’invito ai partiti è a “mettersi stavolta in seconda fila, ad esserci ma nella retroguardia”. Dobbiamo fare un polo forte e alternativo agli altri, ma chiarisce che gli altri poli non sono tutti uguali, la destra e Monti sono una cosa, il Pd e Grillo sono una cosa diversa. “Non dobbiamo avere paura del confronto con il Pd e poi valutarne i risultati, la stessa cosa con il Movimento 5 Stelle”.
Paolo Ferrero, subito dopo, rivendica l’internità dei militanti del Prc alla società civile e ai conflitti e invita Ingroia a non perdere troppo tempo nel colloquio previsto con Bersani “perché sappiamo come andrà a finire e si rischia poi di non avere il tempo per il nostro di confronto”. “Il nostro è un No a Monti e ai Trattati europei, è lotta al neoliberismo per la democrazia e la sovranità dei popoli”. Ferrero ha poi cercato di far pesare il fatto che il Prc è parte del Partito della Sinistra Europea dove ci sono Syryza, Front de Gauche, Izquierda Unida. “Dobbiamo costruire una coalizione in cui ci sono anche i partiti, come hanno fatto in America Latina, è sbagliato pensare che il “male” sia solo dentro i partiti”. I molti militanti del Prc in sala si spellano le mani. Come in una sorta di fuoco di fila, subito dopo Ferrero interviene Luigi De Magistris (gigino a’manetta, lo sfottono alcuni compagni napoletani non proprio entusiasti del loro sindaco). De Magistris in compenso non la prende alla larga ma va al sodo: “Ingroia deve essere il candidato premier; non può esistere una coalizione senza Cambiare si può; l’incontro che Ingoria vuole fare con Bersani deve essere fatto subito e non penso che si possa trovare un accordo con il Pd; ha ragione Ferrero perché a Napoli abbiamo vinto perché c’erano sia la società civile che i militanti di partito; da oggi inizia una campagna elettorale insieme”. Erano le cose che la platea e i promotori di Cambiare si può volevano sentirsi dire. Negli interventi che seguono non sono mancati dirigenti di organizzazioni politiche come Fantozzi (segreteria Prc) o Turigliatto (SC). Il prof. Ginsborg ha cominciato a sudare freddo e lo ha sottolineato nel suo intervento.
Conclusioni? Il quarto polo alle elezioni probabilmente ci sarà, nella situazione determinata dalla crisi sociale – così come in altri paesi europei – può pensare di superare il quorum e ottenere alcuni parlamentari, per i partiti della sinistra si tratta di rendersi più biodegradabili possibile e magari pensare al domani, un domani forse diverso da ieri ma anche dalle aspettative di tante compagne e compagni. I problemi, oltre che all’interno sono tutti nella realtà. Se ne parlerà e ne riparleremo nei prossimi giorni
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
anna
FINALMENTE SI CONRETIZZA L’EREDITA’ DI
FALCONE E BORSELLINO
Anna