In una intervista a Tgcom 24 Ingroia, che ieri ha lasciato il Guatemala e oggi rientra in Italia, ha salutato positivamente i primi sondaggi ed ha provato a delineare la cifra della sua lista Rivoluzione Civile. “Vogliamo essere credibili e dimostrare agli italiani che la Rivoluzione Civile non è una velleità retorica, ma un serio piano di impegno politico volto a riconsegnare all’Italia la dignità che merita”, ha detto Ingroia. Fare la “Rivoluzione Civile vuol dire rimettere in cima i valori della Costituzione e permettere ai tanti cittadini perbene di impegnarsi attivamente in politica senza essere succubi delle logiche di partito. Proprio per questo chiediamo alla politica professionale di fare un passo indietro. La nostra rivoluzione non va intesa nel senso novecentesco, a cui sono collegati spesso violenza e insuccesso, ma ad una ferrea volontà di cambiamento istituzionale, sociale ed etico”, ha aggiunto l’ex pm palermitano.
Sul versante della piattaforma sociale – un fattore sul quale punta soprattutto una parte per ora minoritaria della coalizione – Ingroia ha affermato che “”Mi impegnerei per ridare lustro a tutto il settore pubblico per ripristinare la certezza di un lavoro e attuerei misure pragmatiche nella lotta alla mafia e alla corruzione”. Ingroia ha sottolineato che è assolutamente favorevole ad una patrimoniale per i super-ricchi e alla promozione della crescita tramite la defiscalizzazione delle piccole e medie imprese e tramite la lotta senza quartiere ai patrimoni illegali e all’economia sommersa. Ancora un po’ poco per farne una lista di rottura con i diktat della troika, ma il programma comune di Rivoluzione Civile che si va definendo in questi giorni, dovrebbe raccogliere alcune sollecitazioni a mettersi di traverso sul fiscal compact e il pareggio di bilancio in Costituzione.
Intanto si è consumata definitivamente la rottura tra la lista di Ingroia e gli intellettuali di Alba promotori dell’appello “Cambiare si può”.
“A nostro avviso la lista alternativa che si delinea sotto la sua leadership va in una direzione diversa da quella necessaria” – scrive Livio Pepino – “Debole nel programma (pur con la dichiarata disponibilità a integrazioni a tutt’oggi non intervenute), subalterna alla logica del partito personale (almeno a giudicare dal simbolo), pronta a proiettare in primo piano le candidature dei segretari di partiti e partitini alla ricerca di un seggio (anche di chi si è distinto, in un recente passato, per il sostegno a quelle grandi opere il cui rifiuto è il cuore di un progetto veramente alternativo), essa ripete la logica della Sinistra Arcobaleno del 2008”.
Non è certo una novità che le elezioni, le candidature e le campagne elettorali siano spesso più mefitiche che salvifiche per i movimenti sociali. Le divisioni sulle diverse opzioni elettorali, la competizione tra i vari esponenti di movimenti candidati in liste diverse, hanno talvolta provocato recriminazioni e polemiche che i risultati elettorali non sono riusciti a ricomporre trasformandole in ferite profonde. Lo sottolinea Pepino quando afferma che “Non basteranno a modificare il segno dell’operazione le candidature di alcuni (validi) esponenti della cosiddetta società civile, la cui esposizione finirà, al contrario, per indebolire e demotivare proprio quel mondo dei movimenti che è il nostro primo riferimento (come rischia di accadere in queste ore con improvvide proposte di candidature che rischiano di dividere il Movimento No Tav)”.
Sono gli stessi No Tav nel loro sito a ribadire che “Ogni No TAV (come persona, mettendoci la sua faccia) ha diritto di fare propaganda per il suo sport preferito, per la sua squadra del cuore o per il partito che più gli aggrada e che vorrebbe vedere al governo, ma il Movimento No TAV è al di fuori da queste passioni… il Movimento No Tav diffida qualunque partito e i suoi sostenitori a utilizzare il suo nome per la propria propaganda elettorale. Chi lo fa, lo fa in modo fraudolento, scorretto e ignobile”. In pratica è la stessa posizione assunta qualche settimana fa dal Comitato No Debito e per questo criticata da alcuni che ne avrebbero desiderato una esposizione politico-elettorale esplicita.
Ovviamente non è la qualità o la credibilità dei candidati ad essere in discussione, ad esempio Ilaria Cucchi è obiettivamente il simbolo di chi in tutta Italia si sta battendo contro i casi di malapolizia e l’impunità che gli viene ancora assicurata. Una sua presenza in Parlamento potrebbe avere una sua importanza sia nel braccio di ferro con gli apparati dello Stato che assicurano l’impunità sia per le famiglie che spesso si trovano da sole a fare i conti con l’arroganza e, nel migliore dei casi, con i muri di gomma. Ma altri candidati e adesioni alla lista Rivoluzione Civile abbassano decisamente la qualità della proposta.
Ad esempio i Verdi di Angelo Bonelli, nel loro Consiglio Federale Nazionale, hanno deciso di sostenere la Rivoluzione civile. “Una forte affermazione anche al Senato della Lista Ingroia, una lista civica nazionale che faccia da punto di riferimento per chi vuole un Paese diverso e migliore, è il vero voto utile per licenziare definitivamente il governo Monti e suoi eventuali bis – spiega Bonelli. In questo modo sarebbero scongiurate alleanze dannose come quelle fra il Pd, Sel e lo stesso Monti in caso di un risultato incerto”. E’ lo stesso ragionamento che si va affacciando nel Pd e che oggi viene reso noto da La Repubblica, secondo cui al Senato non è escluso un accordo tra Pd/Sel e Rivoluzione Civile, una lista di opposizione al montismo che si annuncia autonoma dal Pd, suo malgrado.
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Aldo
Ci mancava anche l’ibrido del listello “lombardia-etico,a sinistra” di Di stefano. Certa gente,non sa più dove andare a parare pur di stare a galla. Vedi per esempio Masaniello Di Pietro che alle parlamentari va con l’ingoiatore Ingroia e in Lombardia va con il Pd.
Cose da pazzai. L’unica lista credibile sarebbe quellq denominata Tso (trattamento sanitario obbligato.