Caro Ingroia,
l’attesa e la speranza che sta suscitando il suo progetto politico ci spinge a prendere parola e a scriverle questa lettera pubblica. Crediamo, infatti, che una vera “rivoluzione civile” non può prescindere dalle istanze e dalle proposte nate dalla società civile e dai movimenti degli ultimi dieci anni. E ci rivolgiamo a lei proprio nella sua veste di candidato alla presidenza del consiglio alle prossime elezioni.
Non le nascondiamo che negli ultimi giorni, accanto a simpatia e speranza per il nuovo soggetto politico, ha trovato posto la delusione, per l’assenza di molte questioni dai punti prioritari fin qui affrontati da “Rivoluzione Civile”. Assenza che si può spiegare solo parzialmente con la velocità impressa agli eventi, dalla crisi di governo in poi, e la conseguente e forzata fretta di queste ore.
Noi speravamo che la sua lista elettorale, grazie alla sua novità ed autonomia, potesse permettersi uno slancio diverso e maggiore coraggio.
Lo speriamo ancora, e per questo siamo ancora a chiedere, come faremo anche con i candidati premier del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle:
– il varo di una legge che preveda il reato di tortura (come fattispecie giuridica imprescrittibile quando commessa da pubblici ufficiali);
– la definizione di regole per consentire la riconoscibilità degli operatori delle forze dell’ordine;
– l’istituzione di un organismo “terzo” che vigili sull’operato dei corpi di polizia;
– l’impegno alla esclusione dell’utilizzo nei servizi di ordine pubblico di sostanze chimiche incapacitanti e l’impegno circa una moratoria nell’utilizzo dei GAS CS;
-la revisione del Codice Rocco e dei reati, come l’introduzione dei siti militarizzati di interesse nazionale, costruiti per criminalizzare il conflitto sociale e le lotte per la ripubblicizzazione dei beni comuni. Nel Paese ci sono quasi ventimila fascicoli su reati come resistenza e oltraggio oppure devastazione e saccheggio applicabili con una insopportabile discrezionalità per infliggere pene sproporzionate agli attivisti politici;
– l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti avvenuti nel 2001, durante il vertice G8 di Genova e, precedentemente, al Global Forum di Napoli;
-la revisione dei metodi di reclutamento e di addestramento per chi operi in ordine pubblico e la revisione delle funzioni di ordine pubblico per Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato, l’Italia è un’anomalia unica al mondo con cinque organi nazionali di Polizia con compiti di ordine pubblico;
-la revisione delle leggi proibizioniste che hanno riempito le carceri di povera gente aumentando a dismisura il Pil delle narcomafie e dei trafficanti di esseri umani.
Tutti punti, questi, richiesti in questi anni da decine e decine di migliaia di persone che hanno aderito alle petizioni lanciate dai comitati di memoria, verità e giustizia e dalle madri delle vittime di “malapolizia”. La legittimità di queste richieste, nel Paese, è stata spesso offuscata dal malcelato tentativo di derubricarle a questioni di ordine pubblico, producendo lesioni gravi nelle garanzie costituzionali e nello stato di diritto nel nostro paese, come molti esiti dei processi hanno dimostrato da Genova in poi. E per questo crediamo che il prossimo Parlamento abbia l’obbligo morale prima che politico di approvare una serie di riforme ed iniziative di legge non più prorogabili per un paese che vuole definirsi civile.
I numerosi riferimenti alla “questione Genova” non sono da intendersi come la semplice volontà, da parte nostra, di restare ancorati al passato, né di inquadrare quei fatti solo nella loro dimensione “da ordine pubblico”. Non possiamo ritenere che la storia di Genova sia stata scritta solo nelle aule di tribunale.
Questa parola di chiarezza non la chiediamo solo oggi, né ci basterebbe venisse espressa col solo intento di recuperare una parte di potenziale elettorato, ormai disorientato e disilluso. La chiediamo come inequivocabile scelta di campo, culturale e civile prima che politico-elettorale: questo, sì, sarebbe davvero rivoluzionario.
Cordiali saluti
Francesco “baro” Barilli e Marco Trotta (reti-invisibili.net)
Patrizia Moretti e Lucia Uva (Associazione Federico Aldrovandi)
Lorenzo Guadagnucci ed Enrica Bartesaghi (Comitato Verità e Giustizia per Genova)
Haidi Gaggio Giuliani (Comitato Piazza Carlo Giuliani – Onlus)
Italo Di Sabato e Checchino Antonini (Osservatorio sulla Repressione)
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gennaro laudiero
siamo daccordo come non si potrebbe esserlo