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Indaga sui compagni, finisce in carcere per corruzione

Luca Blasi, “Lucone” per tutti, tre giorni fa, si era visto arrivare una comunicazione dal tribunale di Roma. Recandosi a Piazzale Clodio, sede del tribunale, Luca è venuto a conoscenza delle attenzioni della procura antimafia, la Dda, nei suoi confronti.
Per Lucone viene chiesto un anno di domicilio coatto e la sorveglianza speciale sulla base di un’informativa che lo descrive come socialmente pericoloso. Gli elementi a supporto di questo provvedimento sono del tutto falsi.  Le denunce se le è beccate nell’ambito delle vertenze, delle lotte e della su”Roberto Staffa”a attività politica.
Ma i casi della vita sono strani. Perché un pm della Dda e i carabinieri di zona si occupano così a lungo di un militante notissimo e attivo della sinistra romana? Il 6 febbraio è stata fissata l’udienza per Lucone, ma è intervenuto il problema che occorre trovare qualche altro pm disposto a sposare questo teorema. Il motivo? Il pm che doveva esprimersi su Luca…. è stato arrestato ieri stesso. Si tratta del dott.Roberto Staffa. L’arresto è stato ordinato dal gip di Perugia su richiesta della procura competente per inchieste che riguardano magistrati romani. I reati contestati sono di concussione, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio e sarebbero legati a favori fatti dal magistrato in cambio di sesso.
Citiamo direttamente da Il fatto quotidiano:

“La notizia dell’esecuzione della misura cautelare ha provocato sconcerto a piazzale Clodio, proprio perché il magistrato avrebbe anche consumato alcuni dei rapporti sessuali nel suo ufficio. Alcuni incontri a luci rosse sarebbero avvenuti proprio nella stanza di Staffa al quarto piano della palazzina B della Procura di Roma. La toga, secondo il Corriere e il Messaggero, sarebbe stata filmata anche in compagnia di alcuni trans. Il provvedimento sarebbe stato deciso dopo mesi di indagini con microspie e telecamere piazzate nella stanza che avrebbero permesso di raccogliere indizi. 
A mettere nei guai Staffa sono state le dichiarazioni fatte un anno e mezzo fa da un transessuale fermato a Roma nel corso di una operazione anti prostituzione. Il viado ha riferito di aver avuto favori in cambio di sesso da parte del magistrato. Da qui le indagini coordinate per competenza dalla procura di Perugia, che attraverso l’uso di telecamere nell’ufficio del pm, avrebbe trovato i riscontri alle accuse. In particolare una telecamera nascosta nel suo ufficio lo avrebbe ripreso mentre consumava un rapporto sessuale con una persona legata ad un indagato”.

Staffa era arrivato alla procura di Roma una quindicina di anni fa dalla corte d’assise di Venezia che presiedeva nel ’97 quando condannò a 19 anni l’ex boss della banda del Brenta, Felice Maniero per 9 omicidi. La sua prima inchiesta importante nella Capitale fu quella sugli aborti clandestini nella clinica degli Spallone, Villa Gina. Come magistrato della Dda distrettuale, invece, si stava occupando di questa una strana indagine ai danni di un attivista molto noto, soprattutto nel Quarto municipio, ossia Lucone. Strana la vita no? Intorno a Luca intanto si stringe la solidarietà delle compagne e dei compagni del territorio, e anche la nostra.

Qui di seguito il comunicato delle realtà del IV Municipio

Luca Blasi è un nostro compagno e amico, ma soprattutto è un cittadino come tanti che quotidianamente si impegna nel sociale e in politica dal basso. Luca sono dieci anni ormai che è protagonista di tante battaglie in IV municipio e a Roma, dal diritto all’abitare alla cultura per tutti, dall’antifascismo allo sport popolare: quando ha cominciato era appena uscito dal liceo e studiava agraria, ora è padre di due gemelli, ha costruito una famiglia e lavora come operatore sociale nei campi rom e con persone con disabilità. Luca ha svolto sempre la sua attività alla luce del sole a volto scoperto e pubblicamente, incorrendo anche in denunce, come tanti e tante di noi, quando ha deciso che una legge che produce ingiustizie diventa intollerabile e va infranta.

Disobbedire ad una legge se ritenuta ingiusta in maniera pubblica e collettiva non ha nulla a che fare con la criminalità organizzata, e questa dovrebbe essere una questione di buon senso: il racket non è uguale all’occupare una casa o a fare un blocco stradale. Eppure non è così, Luca infatti qualche giorno fa è stato raggiunto da un avviso dei Carabinieri della stazione di Monte Sacro che gli comunica che il 6 febbraio prossimo si dovrà presentare ad un’udienza che deciderà se comminargli o no un provvedimento di sorveglianza speciale con l’aggiunta dell’obbligo di dimora per un anno come richiesto, su elementi forniti dai Carabinieri, da un pm della Direzione Distrettuale Antimafia.

Quello che ci chiediamo è perché la DDA si occupi di Luca e non delle tante attività della criminalità organizzata, spesso col colletto bianco, che ormai spadroneggiano nella Capitale in particolare grazie all’attività di riciclaggio del denaro proprio all’ombra dei palazzi del potere. Inoltre pretestuose sono le motivazioni addotte dal pm per considerare Luca un soggetto pericoloso e un criminale abituale: tutti i precedenti annoverati nell’informativa parlano di segnalazioni e denunce che vanno dalla manifestazione non autorizzata al blocco stradale senza alcuna presenza di precedenti penali e condanne; l’elemento principale su cui i Carabinieri basano la necessità di questa misura spropositata di pubblica sicurezza nascerebbe dal fatto che Luca non lavora e quindi si sostenterebbe per mezzo di attività criminose. Niente di più falso, Luca lavora continuativamente dal 2003 con contratti regolari.

Crediamo fermamente che questa operazione ridicola cadrà alla prova dell’aula, ma ne cogliamo però tutta la gravità: ridurre il conflitto sociale a un problema neanche di ordine pubblico ma di delinquenza, legare le mani agli attivisti con provvedimenti spropositati e punitivi in un momenti di crisi e tensione sociale. Abbiamo poi l’impressione che colpire Luca voglia dire colpire un’argine sociale all’arbitrio dell’azione delle forze dell’ordine nei territori, un segnale d’intimidazione chiaro che rispediamo al mittente.

Siamo convinti che questa ennesima vicenda si leghi perfettamente al clima repressivo contro i movimenti sociali in questa delicata fase politica e sociale con l’uso criminoso del codice Rocco, un codice fascista usato sempre più spesso per colpire chi lotta come a Genova nel 2001 fino alle piazze romane del 15 ottobre.

Csa Astra 19

Palestra Popolare Valerio Verbano

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Assemblea di Medicina

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2 Commenti


  • antonella

    Premesso che conosco Luca ed è un compagno, premesso che mi è chiaro il meccanismo di criminalizzazione del conflitto sociale e che non credo nella giustizia borghese, l’insistere sui particolari della vita sessuale di Staffa è veramente insopportabile. Addirittura i trans, oh mammamia che scandalo!!! Ma è questo il livello di analisi politica a cui bisogna scendere per dimostrare l’incosistenza della necessità di misure cautelari per Luca?


  • Stefano

    Concordo al cento per cento con quanto detto da Antonella. Tra l’altro questo caso, anziché screditare la giustizia la rafforza. Sono stati infatti degli altri magistrati ad indagare e chiedere l’arresto del collega, senza insabbiare o sviare la giustizia.
    Non esce ovviamente bene il singolo magistrato! Che poteva anche essere un bravissimo magistrato poi, ma che certo non ha onorato la toga e il ruolo affidatogli.

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