I mal di pancia nella Cgil diventano grida di protesta. E la “conferenza di programma” che si terrà domani e sabato a Roma rischia di diventare il luogo dove il contrasto politico – che riguarda in primo luogo il “programma” della Cgil e il suo rapporto con le maggioranze di governo (quando c’è il Pd a palazzo Chigi si può star certi che non ci sarà nemmeno uno scioperino piccolo piccolo) – viene allo scoperto.
La segreteria cionfederale ci ha messo del suo, invitando a parlare Bersani, Amato e Vendola (nell’ordine di gradimento politico della Camusso), mentre ha tenuto accuratamente fuori dalla porta Antonio Ingroia e la sua “rivoluzione civile”.
Tanto più “schierata”, appare la segreteria, se si tiene conto che a parlare del “piano del lavoro” (Di Vittorio si starà rivoltando nella tomba) sono stati chiamati anche un ministro in carica, come Fabrizio Barca (figlio di Luciano, economista di riferimento dell’allora Pci), ovviamente in odor di Pd, e il massacratore anti-operaio Giuliano Amato (quello che inaugurò la stagione della “concertazione” con una manovra da 90.000 miliardi di lire). Di cui si parla, a volume sempre più alto, come possibile nuovo presidente della repubblica. E ci mancherebbe pure questa…
Ma lo sgarbo a Ingroia è in realtà un annuncio: la Cgil dei prossimi anni farà pulizia al suo interno. Una pulizia “politica”, a cominciare dalla Fiom e dalle poche altre zone di dissidenza interna, che hanno in questa partita elettorale dimostrato qualche ostilità verso il Pd (clamorosa, da questo punto di vista, la rottura tra Landini-Rinaldini e il governatore della Puglia). Sembra dunque chiaro che il più grande sindacato italiano ritorna al ruolo di “cinghia di trasmissione” rispetto a un partito solo, rompendo con una sola mossa l’ideologia dell’”autonomia del sndacato” e la pretesa “neutralità” rispetto ai governi in carica.
La rottura si è manifestata già nel corso dell’ultimo Direttivo della Cgil, dove la Camusso – che “innova” le procedure interne procedendo per “golpe” successivi – aveva proposto di “assumere” la propria relazione sulla conferenza di programma senza neppure chiederne l’approvazione formale. La contestazione esplicita è arrivata oviamente da Giorgio Cremaschi, che ha chiesto invece di votare e ha protestato per il fatto che non fossero stati invitati tutti i leader della sinistra.
Gianni Rinaldini, dal canto suo, la protestato per «la mancanza di autonomia» dalla segreteria: «Si sono invitate specifiche forze politiche, rendendo di fatto la Conferenza un’iniziativa di propaganda elettorale».
Sorprendente la presa di posizione di Nicola Nicolosi, membro della segreteria confederale ma anche esponente (ufficialmente) di Rifondazione. «L’autonomia la garantiamo presentando le nostre proposte. Gli inviti sono stati fatti quando ancora Ingroia non era a capo di Rivoluzione civile. Abbiamo coinvolto chi ha un’interlocuzione storica con la Cgil, mentre Ingroia, che io sappia, non ci ha chiesto neanche un incontro. Prendiamo il Prc: se sostiene in primis Cobas e Rdb (è rimasto un po’ indietro: si chiama Usb da almeno tre anni, ndr), poi non può lamentarsi se non è interpellato. In ogni caso, abbiamo invitato gli ex cigiellini candidati in tutte le liste, e chi chiederà di parlare dal palco non verrà rifiutato».
Ma intanto Giovanna Marano, ex segretaria siciliana della Fiom, poi candidata alla Regione Sicilia e ora esponente di punta di Rivoluzione civile nel Sud, precisa che nemmeno lei è stata ancora ufficialmente invitata. Alla faccia del “pluralismo” in Cgil…
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aldo
Oramai per i cosiddetti sindacalisti collaborazionisti,la Cgil rappresenta il trampolino per la scalata in politica.
Si fanno le ossa usando i palchi sindacali e con l’imbroglio entreranno nel mondo delle sanguisughe politiche.L’ultimo della serie infinita è il signor Onorio Rosati.