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MontePaschi eccita la politica e l’aggiottaggio

Il caso MontePaschi è diventato un pezzo rilevante della campagna elettorale. E forse – non potendo nessuno dei protagonisti dire nulla sul “programma” con cui si presentano agli elettori, essendocene uno solo: l’”Agenda Monti” – non c’era altra possibilità.

Però il troppo stroppia, perché nel caravanserraglio messo su da mezze figure e giornalisti che mirano solo al titolo strillato, rischiano di andare in frantumi alcuni presìdi istituzionali che invece dovrebbero – dal punto di vista della solidità sistemica – essere accuratamente preservati dalle polemiche spicciole. Parliamo della Banca d’Italia, in primo luogo, tirata per i capelli dentro la vicenda con l’accusa di aver vigilato poco e male sui conti MontePaschi negli anni precedenti all’avvento di Profumo.

Se in Italia esistesse una classe politica dotata di “coscienza di classe” (borghese, naturalmente!) non ci sarebbe necessità per il presidente della Repubblica di sottolineare ormai quasi quotidianamente i rischi di una rissa tra le cristallerie del sistema istituzionale italiano. Ma è patetico pretendere così tanto dai Cicchitto, Calderoli o Giovanardi.

E quindi Napolitano è obbligato ad “esternare” tutti i giorni per chiedere di “abbassare i toni” (figuriamoci…) e soprattutto per tenere fuori bBankitalia dalla rissa. Nel farlo, si è spinto a criticare l’uso disinvolto della stampa “di parte” (come se ne fosse una neutrale…), che crea un cortocircuito distruttivo tra motizie vere, notizie inventate di sana pianta e indifferenti alle smentite della stessa Procura che indaga, e polemica politico elettorale. Accesissima, come detto, per assenza di altri argomenti su cui “dividersi” davanti all’elettorato.

Fa parte di questa startegia quirinalizia l’inivito a comprendere il richiamo «piuttosto brusco» della «Procura della Repubblica di Siena, di fronte alla pubblicazione di notizie» dichiarate «totalmente infondate» e che l’ha portata a «ventilare – ricorda Napolitano – provvedimenti per aggiotaggio e insider trading».

Eh già… La polemica politica ha i suoi tempi, ma qui si sta svolgendo intorno alla terza banca italiana, una della 30 “stelle” della Borsa milanese. Il sospetto che certe notizie, più che alla strategia politica, rispondano alla volontà di manipolare il titolo sul mercato è più che giustificato. Mentre tutti (da Grillo a Di Pietro, dai Cicchitto a Storace) si affannano a sparare parole sull’”intreccio tra politica e banche”, qualcuno – grazie anche a loro – sta muovendo fior di soldi per fare altri soldi. Può essere un caso di “eterogenesi dei fini”, ma può essere anche un volgare aggiottaggio….

E quindi diventa comprensibile perché Napolitano inviti tutti a ricordare che «Abbiamo spesso quasi dei cortocircuiti tra informazione, che tende ad avere il massimo di elementi per poter assolvere a un ruolo di propulsione alla ricerca della verità e riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e rispetto del segreto d’indagine».

Ed è chiaro anche che, specie a destra, abbiano gioco facile nel contestare questi inviti, lasciando aleggiare la battuta sulle origini politiche delle stesso Napolitano, che lo renderebbe perciò “parte” del caso Mps, invece che custode “super partes” della conflittualità politica dentro il recinto istituzionale.

La conclusione ci sembra obbligata: questi qui non sono in grado di risolvere nessun problema rilevante. Quindi ci penserà ancora una volta “l’Europa”. Tramite Monti, naturalmente.

L’articolo dedicato dal Sole24Ore al ruolo di Napolitano in queste ore.

Napolitano: «Su Mps fare chiarezza e tutelare l’interesse nazionale»

Giorgio Napolitano è preoccupato per il titolo Italia, lo spread BTp-Bund poco dopo le sedici è salito di oltre cinque punti, più velocemente di quello dei Bonos spagnoli. Le fibrillazioni della campagna elettorale sono elevate al cubo dallo scandalo che ha toccato gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena (Mussari, Vigni, Baldassarri), crocevia di un intreccio distorto tra Fondazione, politica e management che presenta un conto pesante ai risparmiatori e ai contribuenti italiani. Il Capo dello Stato avverte il rischio che si possa offuscare di fatto l’immagine, le capacità operative e l’integrità di una delle principali istituzioni di vigilanza e garanzia del Paese, qual è la Banca d’Italia, e si possa, quindi, pericolosamente incidere sulla percezione di stabilità del nostro sistema bancario da parte dei mercati. Un rischio capitale che non possiamo correre e che spinge Napolitano, in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, a chiedere con forza che si «manifesti quella consapevolezza dell’interesse nazionale cui sono di certo sensibili tutte le forze responsabili, ferma restando la netta distinzione tra la doverosa azione penale e le riconosciute condizioni di stabilità della banca oggetto d’indagine».

Presidente, la Procura di Siena indaga per una catena imbarazzante di reati che coinvolge gli ex vertici della banca senese e apre squarci inquietanti su operazioni di finanza speculativa che si pensava non appartenessero alla tradizione italiana. Per mettere in sicurezza la banca si è dovuto fare ricorso prima ai Tremonti bond e poi ai Monti bond con un esborso di capitali pubblici sotto forma di prestito oneroso per 3,9 miliardi. Crede che il Tesoro e la Banca d’Italia abbiano fatto (davvero) tutto quello che si doveva, prima e dopo?
«Sulle critiche vicende del Monte dei Paschi di Siena si è svolta una impegnativa audizione in Parlamento che si è giustamente ritenuto necessario convocare anche se a Camere sciolte. Ha potuto così aver luogo un libero confronto politico, aperto a ulteriori sviluppi, sulla base di una puntuale relazione del ministro dell’Economia e di un’ampia nota scritta della Banca d’Italia. Quest’ultima ha documentato minuziosamente come Bankitalia abbia esercitato fin dall’inizio con il tradizionale rigore le funzioni di vigilanza nei limiti delle sue attribuzioni di legge. E in effetti, la collaborazione che essa ha prestato e presta senza riserve alla magistratura inquirente è garanzia di trasparenza per l’accertamento di tutte le responsabilità».

Vuol dire che è stata la moral suasion di Via Nazionale a determinare il ricambio dei vertici di Mps sulla base di una serie di evidenze (imbarazzanti) che proprio Bankitalia ha segnalato e messo a disposizione della magistratura?
«Guardi, voglio dire che nel quadro offerto dall’audizione in Parlamento possono essere soddisfatte, nel pieno rispetto delle diverse posizioni politiche, le esigenze di chiarezza fortemente sentite dall’opinione pubblica e in particolare dai risparmiatori. Ma ci si deve far guidare in ogni momento da quella consapevolezza dell’interesse nazionale che ho prima evocato».

Teme che non sia così?
«La totale autonomia della magistratura nel condurre le indagini sul precedente management di Mps, come già chiarito nella nota diramata ieri dalla Procura della Repubblica di Siena, va rispettata anche evitando quella diffusione di notizie infondate che è stata questa mattina deplorata dalla stessa Procura per le sue ricadute destabilizzanti sul mercato».

Presidente, i giornali fanno il proprio mestiere e con le loro notizie hanno svolto un ruolo importante per fare venire alla luce lo scandalo…
«So quanto possano essere importanti il ruolo e l’impulso della stampa per far luce su situazioni oscure e comportamenti devianti. Sono altrettanto fermamente convinto che va salvaguardato il patrimonio di credibilità e di prestigio, anche fuori d’Italia, di storiche istituzioni pubbliche di garanzia, insieme con la riconosciuta solidità del nostro sistema bancario nel suo complesso».

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