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Merola e le promesse da campagna elettorale

Quale migliore occasione della campagna elettorale, dunque, per fare promesse che una volta finita  naturalmente nessuno potrà verificare?

“Ci predisponiamo a fare un bilancio rispetto al quale porteremo, solo come Comune di Bologna, un miliardo di investimenti”. Questa è la dichiarazione del sindaco fatta al forum all”‘Arena del Sole”, pochi giorni fa; per attuarla Merola si butta ai piedi di coloro che dovrebbero finanziare l’investimento, i famosi “Privati”.
E quindi promette che la maggior parte del finanziamento promesso dovrebbe, nelle sue intenzioni, essere “pubblico”, mentre il resto dovrebbe provenire dalla ricca borghesia locale o nazionale che – folgorata dalla magnificenza del progettto – sgancerebbe l’odorosa pecunia.

Solo che in cassa al momento ci sono soltanto i 34 milioni del Fondo di investimento sull’edilizia scolastica («E sono fuori dal patto di stabilità»), per i quali verrà selezionata una società di gestione – leggasi: società che verrà pagata dai cittadini per farsi scippare l’ennesimo bene pubblico. E poi il progetto «Banda ultra-larga» dove saranno stanziati 100 milioni, mentre altri 40 proverranno dalla Banca europea degli investimenti, i 292 milioni dirottati dal metrò al servizio ferroviario metropolitano, i soldi per il Civis, i 12 milioni della tassa di soggiorno, i fondi per la manutenzione.

Sono 954 le associazioni e gli enti coinvolti che hanno portato 556 idee sul tavolo del Piano Strategico, molte delle quali fittizie o inventate di sana pianta grazie alla potente rete locale delle associazioni ad “anima PD”; una rete di potere che  fa capire quanto sia ancora radicata la gestione del potere economico a Bologna. Nonostante la crisi e lo smantellamento sistematico della centralità “lavoro”.

Naturalmente a tenere bordone al Sindaco sono intervenuti tutti i camerlenghi delle grandi occasioni: Romano Prodi, gli enti locali, Provincia e Regione (tutti a guida Pd), il Rettore Dionigi: “Tutto deve essere ricondotto al binario ricerca e lavoro, questa città ha una grande tradizione di welfare e ha fatto scuola, spero vengano proposte finalizzate a trovare una soluzione alla tragedia del lavoro, perché quando tra due anni saranno finiti i risparmi di nonni e genitori, voglio vedere cosa faranno questi ragazzi” (non dovrebbe essere l’Università a progettare il futuro dei giovani lavoratori, invece di continuare a produrre patenti di inutilità e fughe di massa?, ndr). Dulcis in fundo, c’è anche  la Legacoop, con Calzolari che si è affrettato a dichiarare:”Bisogna piuttosto intercettare il mondo del credito, oggi alle banche più che il passato bisogna presentare il futuro, bisogna scegliere su cosa mantenere le risorse e su cosa investirle, concentriamoci sulle cose importanti e poi vediamo”.

Più prudente la CGIL che si è alzata e se ne è andata buttando là un “vedremo il 14 febbraio, quando il sindaco presenterà qualcosa di più concreto”.

E mentre Associazioni, Centri Sociali e sindacati come Asia/Usb continuano a proporre progetti ed idee per uscire da una crisi sociale che sta assumendo proporzioni significative anche a Bologna, il potere politico che gestisce la città non trova di meglio da fare che rivolgersi verso chi queste situazioni le ha create: banche e agglomerati di potere politico-finanziario.

Ci può essere  un punto di incontro e discussione tra chi si oppone a questa logica ?

Ce lo auguriamo.

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