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Roma. Arrestato Mancini, manager “postfascista”

L’accusa è un classico nelle indagini come queste: corruzione e false fatturazioni. La Capitale si è svegliata  con un altro arresto eccellente. Si tratta di Riccardo Mancini, ex amministratore delegato della ricchissima e ambita Eur Spa, uomo di fiducia del sindaco Alemanno. Ma non solo. Riccardo Mancini a Roma è anche l’ex squadrista fascista dell’Eur, “quelli del Fingo”, dal nome del caratteristico bar costruito ai mkargini di uno dei quartieri più ricchi e più neri della Capitale. Al Fungo erano soliti bazzicare anche i “neri” della Banda della Magliana come Massimo Carminati. Riccardo Mancini ha già subito una condanna definitiva per la violazione della legge sulle armi, legata al tentativo di ricostruire Avanguardia Nazionale.
Un curriculum con cui, in certi ambienti, si può anche fare una carriera folgorante. Diventato imprenditore, il suo ex camerata Alemanno diventato sindaco gli affida la poltrona di amministratore delegato della Eur spa, la società che gestisce i servizi del suo vecchio quartiere di caccia (ai rossi): l’ Eur.
L’inchiesta che ha portato Mancini in carcere è relativa alla famosa mancata fornitura di filobus dalla Bredamenaribus Spa alla società Roma metropolitane. Nelle indagini vengono ipotizzate corruzione e false fatturazioni. L’accusa è di concussione e di corruzione. Il pm Paolo Ielo indaga su una presunta mazzetta da 800 mila euro versata da Breda Menarini per l’appalto relativo alla fornitura di 45 autobus al comune di Roma e da utilizzare per i servizi all’Eur. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefano Aprile, si ipotizza, secondo quanto si è appreso, il pericolo di reiterazione del reato.

Mancini si era presentato spontaneamente dai magistrati il 3 febbraio scorso ed aveva ammesso di aver ricevuto una mazzetta da 60 mila euro, “ma l’assegnazione dell’appalto era già avvenuta”. Dopo la Parentopoli alemanniana all’Atac e all’Ama, quello di Mancini è la conferma della rete di relazioni basate sui trascorsi politici nei gruppi neofascisti romani, che il sindaco ha “onorato” piazzando un po’ dappertutto gli “ex camerati”, sdoganando le reti neofasciste della capitale. Il tentativo della destra di cavalcare l’onda della diversità e della moralità si è infranta su una ingordigia prodigiosa scatenatasi appena messo un piede nelle stanze del potere, una destra de panza e de governo, appunto.

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