Il Partito Democratico si è diviso sul nome di Franco Marini al Quirinale. All’assemblea dei grandi elettori del Pd i sì per Marini sono stati 222, ben 90 i voti contrari e una trentina gli astenuti. Una evidente spaccatura animata dai “renziani” sulla quale incombe e si aggiunge l’ipoteca della candidatura – accettata – di Stefano Rodotà da parte del Movimento 5 Stelle che scombina il patto tra Bersani e Berlusconi per un nuovo Presidente della Repubblica “condiviso”.
Un primo segnale arriva dagli alleati del Pd: “Sel decide all’unanimità per il voto a Rodotà” ha dichiarato Gennaro Migliore, capogruppo di Sel. Lo stesso leader di Sel Nichi Vendola, ha invitato Bersani a “riflettere su Rodotà”.
Il Movimento 5 Stelle si gode gli effetti della sua prima operazione “politica”. “Gargamella” Bersani ha fatto “le Berlusconarie” con il Cavaliere: gli regalerà l’elezione di un D’Alema o Amato e così sarà “responsabile del suicidio della Repubblica” tuona Beppe Grillo dal suo blog e, almeno stavolta, è difficile dargli torto.
In soccorso di Bersani e della sua maggioranza nel Pd, arriva la Lega che dice sì a Marini. Il sostegno di Berlusconi appare scontato. No a Rodotà, ma si al candidato condiviso da Berlusconi e leghisti. Se questo è lo scenario, il PD si è suicidato politicamente. Iniziano le votazioni, staremo a vedere.
Foto: sopra l’inciucio, sotto Rodotà ad una manifestazione. Segnalate le differenze
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