Ci eravamo occupati tra i primi della storia di Soriano Ceccanti, studente sedicenne quando – nel ’69 – una pallottola della polizia sparata contro una manifestazione gli tolse per sempre l’uso delle gambe. L’Inps gli aveva appena tolto la pensione di invalidità in base a procedure burocratiche oscillanti tra la cecità automatica e una sottile ostilità ad personam, decretandone motu proprio la “residenza all’estero” dopo aver fissato due visite fiscali in coincidenza con due periodi di vacanza.
Ora la storia è stata scoperta anche dal Corriere della Sera. Ed è sperabile che l’istituto diretto da Antonio Mastrapasqua – un autentico recordman in fatto di poltrone retribuite con i soldi dei contribuenti e di altre totalmente “private” – faccia rapida autocritica restituendogli quel “privilegio” di una pensione dovuto a chi sta da 44 anni in carrozzella per colpa di uno stato già allora privo di ogni dignità.
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L’Inps toglie la pensione d’invalidità a un noto atleta sulla carrozzina
Soriano Ceccanti, 11 volte sul podio per spada e fioretto alle paralimpiadi, per l’Inps non ha più diritto alla pensione
Soriano Ceccanti su una sedia a rotelle c’è finito alla tenera età di 16 anni. Era il capodanno del 1969, e il movimento pisano di Potere Operaio guidato da Adriano Sofri aveva indetto una manifestazione contro il “capodanno borghese” che si sarebbe festeggiato nel locale dei Vip per eccellenza, La Bussola di Marina di Pietrasanta, Versilia.
La manifestazione sfociò in scontri tra manifestanti e polizia che si protrassero per tutta la notte. Ci furono 14 feriti, e Soriano fu raggiunto da un colpo di pistola che gli perforò il midollo spinale.
Al processo molti testimoni dichiararono di aver visto partire quel colpo da una camionetta delle forze dell’ordine, e le perizie balistiche accertarono che il calibro del proiettile combaciava con quelli in dotazione. Ma la magistratura non ha mai accertato nessuna responsabilità.
Dalla sua sedie a rotelle Soriano è riuscito comunque a togliersi parecchie soddisfazioni, soprattutto in campo sportivo. Nazionale di spada e fioretto per ben 4 giochi paralimpici, da Seoul 1988 a Sydney 2000, ha collezionato 6 argenti e 5 bronzi, più un oro ai mondiali del 1990.
Nel 2011 l’Inps chiede a Soriano nuova documentazione che attesti il persistere della sua disabilità. Ma questa nuova documentazione non c’è, perché la paraplegia non è una malattia curabile, è un’infermità permanente.
Soriano risponde allora che la documentazione in suo possesso è la stessa che l’Inps ha nei suoi archivi sin dalla metà degli anni ’90.
L’Inps allora decide che per Soriano è arrivato il momento di sottoporsi di nuovo a una visita di una commissione medica. Ma quando gli mandano la convocazione, Soriano è in Marocco, dove si sposa e rimane per 3 lunghi mesi.
L’Inps decide allora di dare a Soriano una seconda chance. Lo convoca di nuovo con una lettera del 28 dicembre. La visita è fissata per il 10 gennaio. Nel mezzo ci sono capodanno e befana, e anche questa volta Soriano è in Marocco, a fare visita alla famiglia della moglie. Tornerà solo il 18 gennaio.
A questo punto l’Inps decide di sospendere l’erogazione della pensione, almeno fino a fine marzo 2013, quando Soriano riesce a farsi fissare una nuova visita.
L’esito è scontato: Soriano è sempre paraplegico. Ma per altri due mesi continua a non vedere il becco di un quattrino. La lettera dell’Inps col responso ufficiale della commissione arriva il 14 maggio.
Soriano a questo punto non attende altro che incassare nuovamente la pensione con tutti gli arretrati. E invece 10 giorni dopo al posto della pensione riceve un’altra lettera. L’Inps dichiara di avere «temporaneamente eliminato la pensione perché da accertamenti risulta essere abitante in Marocco».
Quali siano questi accertamenti nessuno lo sa, perché Soriano vive da più di 30 anni nella stessa casa, dove riceve e paga regolarmente bollette e tasse. A meno che secondo l’Inps uno che è sulla sedia a rotelle non abbia il diritto di fare i viaggi che vuole, dove vuole.
D’altronde una funzionaria l’aveva avvisato: «Se vai tanto in giro tanto male non stai».
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