Nel giorno in cui il Consiglio comunale di Bologna decreta la morte definitiva della volontà popolare, votando per la continuazione del finanziamento alle scuole private, il comitato Articolo 33 cessa di esistere e rilancia in avanti.
Ieri a Palazzo d’Accursio si è votato per il finanziamento alle scuole private, ignorando completamente il risultato referendario dello scorso maggio. A far passare l’ordine del giorno, PD PdL e Lega, ancora una volta insieme contro il volere popolare. Contrari M5S e SEL, che pur ha giocato fino all’ultimo sull’ago della bilancia. Si sa, tra SEL e PD ormai il gioco del bastone e della carota è ormai diventato quasi istituzionale: l’importante è che il bilancio passi così come stabilito dalla maggioranza PD, ma questa volta anche SEL doveva difendere il suo elettorato, votando contro ma assicurandosi che la maggioranza ci fosse comunque entrando in aula consigliare e prendendo parte al teatrino. Stesso gioco infatti per il rincaro dei biglietti TPER, che dal 1 agosto aumenteranno di 10 centesimi, ossia dell’8%.
Alla fine della corsa, anche il sindaco Merola ringrazia sentitamente il Pdl: “Ringrazio il Pdl che vota l’ordine del giorno del Pd. Non ho paura delle parole e delle convergenze”.
Come risposta a questa espressione antidemocratica e di fronte a tanta ipocrisia, il comitato Articolo 33, promotore del referendum, si scioglie, lanciando una (giusta) provocazione: “Se la classe politica non è disposta a recepire l’espressione dei cittadini, allora chiediamo che si voti per l’abrogazione dello strumento del referendum consultivo”.
Delusi e arrabbiati i referendari annunciano nuove battaglie per il prossimo autunno, e denunciano le “larghe intese Pd-PdL che governano le intese politiche bolognesi”.
In merito alla provocazione, Merola ironizza, augurandosi che non si voglia fare un “referendum per abolire i referendum”… evidentemente il sindaco ha colto letteralmente il significato della provocazione.
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