Parlando da Vienna dove si trova in visita di Stato, il premier Enrico Letta – a proposito della grazia per Berlusconi – aveva puntualizzato: ”Non sono il presidente della Repubblica e quindi non e’ un mio potere”. Le dichiarazioni di Letta però non sono piaciute al vertice del Pdl che ieri sera si è riunito nella villa di Berlusconi ad Arcore. Il Pdl pare orientato a chiedere un ”approfondimento” sulla vicenda Berlusconi nella riunione della Giunta delle elezioni e punta a rimandare alla Corte Costituzionale la ”legge Severino” (approvata anche dal Pdl durante il governo Monti) che stabilisce l’incandidabilita’ in caso di condanna per reati come la frode fiscale. Alla fine del vertice ad Arcore, Berlusconi avrebbe deciso di dare incarico al fido Alfano e a Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, di incontrare Letta per comunicargli ufficialmente che se non sara’ risolto in tempi brevi il nodo della sua agibilita’ politica la crisi di governo sara’ inevitabile. Le indiscrezioni sulla riunione del Pdl parlano di un Berlusconi disposto a correre il rischio delle elezioni anticipate.
Enrico Letta continua ad ostentare ottimismo (anche se la faccia dice ben altro). In una intervista alla tv austriaca ha ribadito che: ”Il mio e’ un governo parlamentare di grande coalizione e deve la sua fiducia al presidente della Repubblica e al Parlamento e lavorera’ finche’ avra’ la fiducia del presidente della Repubblica e del Parlamento”. Il ritornello è quello di sempre ma ormai potrebbe essere un disco incantato e non piùfruibile ”Sono convinto che gli italiani sappiano i costi che avrebbe l’interruzione di un processo virtuoso che da’ la possibilita’ di agganciare la ripresa. La ripresa e’ a portata di mano, sarebbe un errore non coglierla”.
Ieri Letta aveva pranzato con Epifani. Le agenzie parlano di intesa perfetta sulle scelte da compiere ma dentro il PD qua e là crescono le preoccupazioni (rese note oggi dal Corriere della Sera) di una fronda che in nome della prosecuzione del governo in carica sarebbe disponibile a concedere una qualche via d’uscita a Berlusconi in sede di voto segreto al Senato o magari nella Giunta che deve decidere sulla decadenza del cavaliere dal mandato di senatore. I prossimi venti giorni ci diranno quale sarà lo scenario: il 31 agosto, il governo deve prendere la decisione sull’Imu; il 9 settembre, ci sarà il voto sulla decadenza di Berlusconi da senatore. Due scadenze che serviranno solamente a stabilire chi, tra Pd e Pdl, potrebbe staccare prima la spina all’esecutivo. Che dire? Dura minga!!
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