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Lorenzetti, il crollo di una diga nel sistema “Sì Tav”

I nostri lettori sanno che non siamo dei fanatici delle intercettazioni… Però qualche volta aiutano a comprendere il funzionamento di un vero e proprio sistema politico-imprenditoriale che non ha molto da invidiare alla mafia. Magari non uccide, ma stronca le carriere di chi fa onestamente il proprio lavoro di “garanzia dell’interesse pubblico”. Intercettazioni che illuminano sulla formulazione dei “pareri” sull’impatto ambientale di questa  o quell’opera, di un certo sversamento.

Qui si parla del Pd, dei suoi vertici, ma sembra di stare tra i berluscones. Anche le donne, in questa storia, non appaiono affatto migliori dei maschi. E’ il successo della “cattiva parità di genere”, la condivisione dell’identica corruzione morale, l’assenza di “spirito pubblico”, il deserto dei valori; il contrario di quel che sarebbe stato auspicabile.

Qui si parla delle stesse operazioni che stanno dietro ai lavori in Val Susa, cambia solo l’ambiente geografico. Si tratta dello stesso rapporto tra “imprese amiche” e “politici amici”, della stessa capacità di usare media “disponibili” per imporre la “centralità dell’opera” o la criminalizzazione di chi la contesta. Dell’identica propensione a manipolare i “poteri terzi” delegati a sorvegliare che tutto proceda secondo leggi, regole, utilità pubblica, buon senso.

Se il procuratore Caselli avesse preso di mira con identica sollecitudine il “sistema mafioso Sì Tav”, anzichè il movimento No Tav, sarebbe probabilmente arrivato a conclusioni assai simili…

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Tav Firenze, quando la Lorenzetti chiamò la Finocchiaro: “Walter è uno bravo”

Nel “gioco di squadra” della ex presidente della Regione Umbria anche la segnalazione di un suo uomo di fiducia per un incarico di prestigio alla senatrice: “Gliel’ho detto ad Anna: lui merita, ti devi impegnare”. E chi si metteva di mezzo – come un architetto della Regione Toscana – era uno “stronzo” e “bastardo”

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Ha contattato amici, “politici vicini” e persone “fidate”. Secondo gli inquirenti Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria finita ai domiciliari, per portare a termine i suoi obiettivi avrebbe cercato i più svariati agganci nei posti che contano, dalla Regione Toscana al ministero, arrivando perfino a Bruxelles. E’ quanto trapela dall’inchiesta sulla Tav fiorentina che, per gli inquirenti, contiene alcune conversazioni “particolarmente significative”. Come quella in cui la ex presidente arriva a contattare anche Anna Finocchiaro alla quale “segnala” Walter Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente. La telefonata sarebbe stata fatta nella speranza del “conferimento di un incarico di prestigio, esaltandone i meriti e le capacità professionali nel gioco di squadra dimostrate proprio per questa situazione che sta andando finalmente in porto”. Nella telefonata del 5 luglio 2012 Maria Rita Lorenzetti riferisce a Bellomo di averlo sponsorizzato. “Gliel’ho detto ad Anna (Finocchiaro, ndr) – si legge nelle carte – C’è sulla spending review la possibilità che cancellino i consigli di amministrazione (…) Lei mi ha detto se ne fa un altro (…) L’importante è Walter le ho detto… perché lui lo merita… lui è uno bravo. Anna, ti devi mettere d’impegno”.

Secondo gli inquirenti è questo uno dei favori promessi per ripagare l’impegno della “squadra”, come viene definita nelle carte. Ma non il solo. Ed è proprio Walter Bellomo una delle figure chiave per l’accusa, che, si legge, “si propone come uomo di fiducia nella commissione ministeriale Via dando ampie rassicurazioni e mettendosi a disposizione per risolvere il problema della classificazione come rifiuto degli scarti della fresa, declassificandolo, e per superare il contenuto della delibera della Regione Toscana che ribadiva tale classificazione”. E’ chiaro dunque, per la Procura, quali favori mirano ad ottenere “Bellomo – si legge tra l’altro – sponsorizza Corezzi presso la Regione quale uomo che ha dato una mano per il parere per svincolare gli scarti della fresa dal regime dei rifiuti e che merita di essere premiato”. Ed è ancora Bellomo, in un’altra occasione, che “ne approfitta – si legge nelle carte – per chiedere alla Lorenzetti un interessamento per un posto di lavoro per una sua parente che vive a Terni“. La Lorenzetti “assicura il suo interessamento” garantendo di conoscere molto bene Giorgio Raggi della Coop CentroItalia che è “un amico mio carissimo”.

Maria Rita Lorenzetti si attiva anche oltre i confini. Perfino all’Unione europea, dove dice di avere ancora buoni agganci. “Lo capirai! Bruxelles – dice al telefono con il tecnico Italferr Valerio Lombardi il 4 maggio 2012 – l’ho bastonata perché ai tempi di Prodi quando c’era ancora la partita del terremoto qua… insomma siamo riusciti a portare a casa parecchie cose“. E aggiunge: “Un po’ di gente la conosco lì… mi farò dire con esattezza dove sta in modo tale da vedere… da vedere. Casomai un attimo ci facciamo una girata su”. A mettere loro i bastoni tra le ruote però ci pensa un funzionario della Regione Toscana. Nella telefonata del 12 aprile 2012, Maria Rita Lorenzetti viene informata da Lombardi dell’esistenza di una “bozza di verifica” destinata a creare “qualche problemino”. “Ieri – le comunica – abbiamo avuto una riunione in Regione Toscana nella quale ci hanno detto che vabbè… il terreno proveniente dalla fresa è un rifiuto e questo è scontato”.

La presa di posizione della Regione scatena la loro rabbia verso il funzionario che ha proposto la bozza, definito “stronzo” e “bastardo“. Lombardi spiega alla Lorenzetti che il funzionario “è certo di ricevere pressioni politiche” per fare un passo indietro. Ma che non ha intenzione di cambiare idea. Quel funzionario “scomodo”, poi, viene allontanato dalla Regione e per loro è una vittoria. “Sai che lo hanno cacciato?” dice Valerio Lombardi il 29 giugno 2012 al collega di Italferr Antonello Martino. Lui commenta ridendo: “Se non altro nell’area di Firenze siamo riusciti a togliere uno stronzo (…) se non altro abbiamo levato di mezzo un coglione”. Perché l’obiettivo degli indagati, per gli inquirenti, è chiaro: non avere ostacoli per portare le terre di scavo della Tav alle ex miniere di Santa Barbara a Cavriglia, in provincia di Arezzo. Sulla scelta, scrivono infatti, “la commissione Via ministeriale pilotata da Bellomo dà parere favorevole a una seconda collina a Santa Barbara sulla scorta delle analisi e dei pareri (del tutto inattendibili)…con il preciso intento di far apparire l’assenza di problemi ambientali”.

da Il Fatto Quotidiano

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E problemi enormi si aprono anche nel sistema delle coop sedicenti “rosse”

 

Tav Firenze, 6 arresti. Bufera in Coopsette

Secondo gli inquirenti, la Lorenzetti avrebbe contattato amici, “politici vicini” e persone “fidate”, dalla Regione Toscana al ministero, perfino a Bruxelles, per raggiungere i propri scopi, ad esempio per non avere ostacoli per portare le terre di scavo della Tav alle ex miniere di Santa Barbara a Cavriglia, in provincia di Arezzo. Tra le intercettazioni, anche un colloquio telefonico con Anna Finocchiaro alla quale “segnala” Walter Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente, nella speranza del “conferimento di un incarico di prestigio, esaltandone i meriti e le capacità professionali nel gioco di squadra dimostrate proprio per questa situazione che sta andando finalmente in porto”. Il 5 luglio 2012 la Lorenzetti riferisce poi a Bellomo di averlo sponsorizzato: “Gliel’ho detto ad Anna. C’è sulla spending review la possibilità che cancellino i consigli di amministrazione. Lei mi ha detto se ne fa un altro. L’importante è Walter le ho detto, perché lui lo merita, lui è uno bravo. Anna, ti devi mettere d’impegno”.

Bellomo “si propone come uomo di fiducia nella commissione ministeriale Via dando ampie rassicurazioni e mettendosi a disposizione per risolvere il problema della classificazione come rifiuto degli scarti della fresa, declassificandolo, e per superare il contenuto della delibera della Regione Toscana che ribadiva tale classificazione”. Bellomo, tra l’altro, “sponsorizza Corezzi presso la Regione quale uomo che ha dato una mano per il parere per svincolare gli scarti della fresa dal regime dei rifiuti e che merita di essere premiato”. Ed è ancora Bellomo che “ne approfitta – si legge nelle carte – per chiedere alla Lorenzetti un interessamento per un posto di lavoro per una sua parente che vive a Terni“. La Lorenzetti “assicura il suo interessamento” garantendo di conoscere molto bene Giorgio Raggi della Coop CentroItalia che è “un amico mio carissimo”.

La Lorenzetti dice di avere ancora buoni agganci anche presso l’Unione Europea. “Lo capirai! Bruxelles – dice al telefono con il tecnico Italferr Valerio Lombardi il 4 maggio 2012 – l’ho bastonata perché ai tempi di Prodi quando c’era ancora la partita del terremoto qua, insomma siamo riusciti a portare a casa parecchie cose. Un po’ di gente la conosco lì… mi farò dire con esattezza dove sta in modo tale da vedere… da vedere. Casomai un attimo ci facciamo una girata su”. Nel corso di una telefonata del 12 aprile 2012, tuttavia, la Lorenzetti viene informata da Lombardi dell’esistenza di una “bozza di verifica” destinata a creare “qualche problemino”. “Abbiamo avuto una riunione in Regione Toscana nella quale ci hanno detto che vabbè… il terreno proveniente dalla fresa è un rifiuto e questo è scontato”. Il funzionario che ha proposto la bozza, definito “stronzo” e “bastardo“, “è certo di ricevere pressioni politiche” per fare un passo indietro ma non ha intenzione di cambiare idea. Quel funzionario “scomodo” viene poi allontanato dalla Regione e per loro è una vittoria.

Il manager di Coopsette coinvolto nell’inchiesta, Maurizio Brioni, è sposato dal dicembre 2004 con l’ex sottosegretario del Pd Elena Montecchi. Cerimonia che ai tempi fu celebrata da Anna Finocchiaro. Testimoni Massimo D’Alema per Elena Montecchi e Paolo Rossi Monti, componente dell’Accademia dei Lincei, per Brioni.

Lunedì 16 settembre


Ore 20 – 
Il presidente di Coopsette Fabrizio Davoli, in una nota, ha spiegato che la cooperativa di Castelnovo di Sotto “prende atto dei provvedimenti che la procura della Repubblica di Firenze, nell’ambito delle indagini in corso sui lavori della Tav nel capoluogo toscano, ha adottato questa mattina, alcuni dei quali riguardano dirigenti della cooperativa” ma “ribadisce di avere sempre agito con correttezza e nel pieno rispetto delle normative vigenti”. Per questa ragione, “nel rispetto del lavoro della magistratura”, Coopsette “è convinta che il procedimento penale dimostrerà la piena estraneità della società, della controllata Nodavia e dei propri dirigenti rispetto a qualsiasi tipo di illecito. Auspicando che il procedimento in corso possa svolgersi in tempi rapidi, Coopsette continuerà a rimanere a piena disposizione degli organi inquirenti”.

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Ore 10 – L’ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti (Chi è Maria Rita Lorenzetti), è stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta sul nodo fiorentino della Tav. La 60enne presidente di Italferr, società delle Ferrovie che opera nel settore dell’alta velocità, è accusata di abuso di ufficio, corruzione e associazione a delinquere.

lorenzetti mariarita

L’esponente del Pd, alla Camera per quattro legislature e alla guida della Regione Umbria per due mandati (dal 2000 al 2010), ha sempre sostenuto la correttezza del proprio operato. Nelle 400 pagine di ordinanza di custodia cautelare viene ipotizzato il rischio di inquinamento probatorio.

L’indagine della procura di Firenze aveva iscritto nel registro degli indagati 31 persone e a gennaio i carabinieri del Ros avevano eseguito perquisizioni in tutta Italia, compresi casa e ufficio della Lorenzetti, la quale da questa mattina è ai domiciliari nella sua abitazione di Foligno. L’indagine era partita nel 2010 dopo alcuni accertamenti del Corpo forestale dello Stato.

Agli arresti sono finiti anche il presidente di Nodavia Fulvio Saraceno, già iscritto nel registro degli indagati, mentre sono scattati gli arresti domiciliari per il geologo e componente della commissione Via del ministero dell’ambiente Valter Bellomo, per Valerio Lombardi di Italferr, per il consulente ed ex componente di un’autorità di vigilanza sugli appalti pubblici Alessandro Coletta e per Aristodemo Busillo della società Seli. Sono invece stati interdetti dalle rispettive attività 3 manager del gruppo Coopsette: Alfio Lombardi, Maurizio Brioni e Marco Bonistalli.

Nelle carte dell’inchiesta fiorentina relativa, in particolare, alla tratta Firenze-Bologna e ai presunti materiali scadenti utilizzati per la costruzione della galleria, all’ombra della camorra sullo smaltimento dei rifiuti di cantiere e al sospetto di favori negli appalti alle coop rosse (associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata a danno degli enti pubblici, frode in pubbliche forniture, corruzione e traffico di rifiuti i reati ipotizzati), era emerso anche il nome della cooperativa reggiana Coopsette.

Al centro delle indagini degli inquirenti, infatti, c’è Nodavia, la società che ha vinto la gara per realizzare il nodo fiorentino della Tav. Di questo gruppo fanno parte Ergon e Coextra, la capofila è Coopsette. Proprio Coopsette, attraverso la controllata Nodavia, sta realizzando l’intera opera, un primo lotto per superare l’interferenza con la linea tradizionale e un secondo lotto di cui fanno parte il vero e proprio passante sotterraneo, la nuova stazione AV e le aree di stoccaggio.

da http://24emilia.com

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