Quando il potere italiano va in crisi interna, o vede crollare il consenso sociale intorno a sé, ricorre al più vecchio dei trucchi di prestidigitazione, rianimando il vecchio sketch del “terrorismo anarchico”. Qualche volta gli è riuscito, qualche volta ha dovuto fare sanguinosamente marcia indietro (ricorderemo sempre la strage di Piazza Fontana e il tentativo di attribuirla a Pinelli e Valpreda, così come gli infiltrati fascisti/dei servizi tra gli anarchici d’allora). Ma ci riprovano sempre.
Specie quando, come oggi, è evidente la “resa” della stampa nazionale, incapace di porsi un dubbio qualsiasi su quanto i servizi di sicurezza italiani (non proprio il massimo, in fatto di trasparenza, fedeltà alla Costituzione, rispetto della democrazia, credibilità, indipendenza dai servizi statunitensi, ecc) vanno raccontando a margine di ogni “operazione”.
Bisogna però ammettere che cominciano a scarseggiare di “materia prima” e i “colpevoli” che sbattono in prima pagina sono sempre meno credibili quanto a “pericolosità sociale”. Il caso dei due ragazzi arrestati nei Castelli Romani segna probabilmente il punto più basso raggiunto dall'”antiterrorismo” nell’ultimo decennio. I video che gli stessi Ros dei carabinieri hanno messo a disposizione della stampa mostrano una situazione sideralmente lontana dal “terrorismo internazionale” imputato ai due ragazzi e subito diventato titoloni a nove colonne. Quasi paradossale, nel giorno in cui il paese ha dovuto ascoltare compunto un videomessaggio a reti unificate di un Pregiudicato condannato in via definitiva e in via di espulsione dal Parlamento…
Due ragazzi di paese, per quanto in preda ad “astratti furori” (ascoltarli parlare tra loro muove quasi a tenerezza), che hanno fatto un po’ di scritte sui muri, acceso focaracci con la “diavolina” (un “esplosivo” davvero micidiale!) davanti a un paio di serrande, in tutto “undici attentati contro tredici obiettivi” (anche la matematica diventa opinabile, in queste inchieste), facendo ricorso ad armi di distruzione di massa come “deturpamento e imbrattamento di cose”… vengono accusati nientepopodimenoche di “terrorismo internazionale” (per capirci, l’accusa che veniva elevata contro Bin Laden & co). Se avevano tirato uno schiaffo a qualcuno potevano beccarsi l’imputazione di “terrorismo intergalattico”…
Per di più, proprio l’abbondanza dei video che li ritraggono in ogni fase della loro vita e nelle “azioni militari” testimonia di un “duo” (nemmeno un “gruppo”) sottoposto a un “dominio pieno e incontrollato”, pedinato minuto per minuto senza che ne avesse nemmeno il sospetto, completamente a digiuno di qualsiasi “tecnica della clandestinità”, ingenuo in modo disarmante e dotato di una “capacità operativa” ai limiti dei giochi adolescenziali. Non stiamo scrivendo che sono “innocenti”, stiamo asserendo – sulla base delle stesse “prove” addotte dagli inquirenti – che non c’è alcuna corrispondenza tra i “fatti” e le imputazioni.
Naturalmente questo scarto non dipende da imperizia giuridica, ma dall’esatto opposto. Esiste un filone “giuridico-penale” pubblicamente orientato a elevare il livello dell’accusa nei confronti di manifestazioni anche minime di dissenso (come in Val Susa). Un filone che si nutre disperatamente di occasioni come questa – il “duo” dei Castelli – per cercare di indirizzare un’opinione pubblica disorientata verso il consenso a un “potere più forte”. Non ci stupiremmo, vista la scena allarmistica che va montando ad arte in attesa delle “giornate d’ottobre”, che – in mancanza di altre “occasioni gratuite” a portata di mano – questo potere fetido arrivi a “creare” episodi di pura provocazione.
In fondo, a dispetto delle facce diverse, a 45 anni di distanza, questi apparati dello Stato sono pur sempre quelli della scuola di Piazza Fontana…
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