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Priebke: non è un problema di pietà

E’ utile e interessante l’intervento di Geppino Aragno pubblicato sul suo blog che riprendiamo di seguito. Mette a nudo l’ipocrisia di chi si dimostra inflessibile nei confronti di Priebke ma mai si sognerebbe dall’esserlo nei confronti di criminali di guerra anche più efferati del capitano nazista, a maggior ragione se trattasi di italiani e di “eroi” della storia italica. Gli onori tributati a Badoglio e a Graziani stanno lì a dimostrarlo, e se ci fosse bisogno di una ulteriore conferma basterebbe citare il mausoleo al criminale di guerra costruito con i soldi pubblici ad Affile e che dopo anni sta ancora lì, al suo posto, nonostante denunce e polemiche (molte di circostanza). Quindi giusta l’indignazione di Aragno.
Ma il problema è un altro: qualsiasi funerale, anche in forma ‘privata’ del boia delle Fosse Ardeatine, si trasformerà irrimediabilmente in un rito di esaltazione delle sue gesta e quindi di riproposizione e legittimazione intrinseca di un un punto di vista inaccettabile e criminale. Seppellirlo in qualsiasi parte d’Europa trasformerà inevitabilmente quel luogo in una meta di pellegrinaggi per i neonazisti di tutto il continente. Non a caso alcuni comuni italiani si sono già proposti, pensando già a quanti ricavi tirar fuori da un eventuale macabro flusso turistico per rimediare alle casse comunali svuotate dai tagli del governo.

Non sono mancate certo in questi giorni dichiarazioni sfacciatamente filonaziste e revisioniste da parte non solo di privati cittadini, ma pronunciate da esponenti politici dell’estrema destra e anche della destra in versione pidiellina o leghista. Se certi personaggi inclini al trasformismo e alla ‘moderazione’ si sono lasciati andare a dichiarazioni simili è perché hanno ben ponderato il ritorno politico e di consenso che tali prese di posizione comportano in una società come la nostra dove i germi del nazismo e del fascismo sono tutt’altro che scomparsi.

Non è vero che dopo la morte si è tutti uguali e che a tutti sia dovuta l’umana pietà. E se c’è chi nella storia patria viene ingiustamente festeggiato anche se ha responsabilità maggiori di quelle riconosciute a Priebke allora ci si mobiliti ed attrezzi per evitare questo scempio alla memoria e alla storia. 

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Se muore un nazista…

Giuseppe Aragno

Devo dirlo, pazienza se scandalizzo i benpensanti: che ipocrita e macabra commedia questa del morto che nessuno vuole!

 

Non voglio parlare dei macelli attuali e dell’olocausto mediterraneo che ha nomi, cognomi, indirizzi e firme di grandi e piccoli gaglioffi che esercitano il potere fuori dai vincoli costituzionali. Non voglio parlare nemmeno di nazisti protetti dai “liberatori” americani perché conoscevano bene l’arte d’ammazzare. Mi basta tornare alla generazione del feroce nazista Priebke, per dire che c’è in giro un’aria pestilenziale che incute davvero timore.

Da governatore di Tripolitania e Cirenaica, Badoglio deportò ferocemente più di centomila sventurati e li chiuse in atroci campi di concentramento nel cuore del deserto libico. Mille chilometri di marcia a tappe forzate e condizioni di vita disumane ne ammazzarono quarantamila. Contro gli Etiopi, nel 1936, Badoglio fece a gara con Graziani nell’uso di armi di distruzione di massa. Ci eravamo impegnati a non usarli mai, i gas, e li usammo contro i civili. Badoglio ordinò di farlo e i nostri soldati non si scandalizzarono. In quanto a barbarie, il Maresciallo d’Italia ebbe un solo rivale: Rodolfo Graziani, del quale c’erano ancora ricordi ufficiali in caserma, quando, nel 1967, mi misero addosso una divisa e in mano un fucile e mi ritrovai soldato a Pistoia nell’84° Reggimento Fanteria C.A.R. “Venezia”. L’aveva comandato lui, quel reggimento, il macellaio di Libia – così lo chiamavano – e s’era fatto poi fatto una triste fama per i libici lasciati morire di sete, fame e stenti, in campi di concentramento nel deserto. “Così si batte la Resistenza”, aveva detto, e s’era guadagnato un premio da Mussolini, che lo fece governatore della Cirenaica. Nella sua vita non si fermò mai di fronte a nessun crimine e nel 1935 provò a superare Badoglio nell’uso dei gas, in Abissinia, contro un nemico inerme, contro i civili e contro i feriti ricoverati negli ospedali. Nessun tedesco gli insegnò a massacrare; fu lui che fece scuola alle S.S. Quand’era viceré d’Etiopia, lasciò mano libera ai suoi uomini e nei miei ricordi personali c’è un reduce della guerra d’Africa con una foto agghiacciante: un prigioniero legato a un camion, trascinato nel deserto e fatto letteralmente a pezzi. “Un grande generale fu Graziani”, sosteneva il fascista.

Scampato a un attentato, il “grande generale” fece massacrare migliaia di etiopi. Più di 1.600 monaci furono trucidati in una sola volta assieme al loro vescovo, sorpresi nel monastero ortodosso di Debre Libanos. I nazisti non avrebbero saputo far di meglio: trascinati sul ciglio di una scarpata, a Zega Weden, e raggruppati in lunghe file, furono falciati a colpi di mitragliatrice e i cadaveri riempirono la gola di sangue e di corpi senza vita. Non contento, Graziani proseguì la sua bestiale vendetta trucidando indovini e cantastorie, colpevoli di raccontare quella tragedia. I morti non si contarono e tanti ne fece ancora come ministro della Difesa nella Repubblica Sociale Italiana, alleato dei tedeschi contro gli italiani,

Graziani non ha pagato. Nel 1953 è diventato presidente onorario del Movimento Sociale Italiano ed è morto nel suo letto, cittadino libero e innocente. L’Italia non l’ha processato, non ha fatto storie sulla sepoltura e non si è scandalizzata nemmeno quando i camerati gli hanno eretto un monumento. Nessuno ha trovato mai da ridire per le foto di Roatta che fanno bella mostra di sé nell’archivio dello Stato Maggiore dell’esercito. Nulla da dire, va tutto bene, benché Roatta abbia firmato la “Circolare 3 C”, che dichiarò guerra ai civili in Slovenia, anticipando le disposizioni criminali impartite dai tedeschi in tema di rappresaglie, incendi di villaggi, esecuzioni sommarie di ostaggi e internamenti nei nostri campi di concentramento che non ebbero mai molto da invidiare a quelli di Hitler. “Testa per dente senza false pietà”, ordinò ai nostri soldati e invano la Jugoslavia chiese poi di processarlo come criminale di guerra.

I nostri criminali di guerra non fanno schifo a nessuno. La Chiesa sta zitta, i cimiteri sono tutti aperti, i politici ammutoliscono, i giornali non hanno inchiostro e carta, i benpensanti sono a riposo e tutto va bene madama la marchesa. Badoglio, per chi non lo sapesse, ha avuto funerali di Stato con i rappresentanti del Governo, le Autorità e gli onori militari.

 

Questa di Priebke è una doppia vergogna. A un barbaro che non c’è più, rispondiamo da barbari e pensiamo così di lavarci la coscienza. Piantiamola con questa commedia. La storia finisce con la vita, di cui la morte è parte integrante. Solo i nazisti non ne hanno rispetto. I nazisti e gli ipocriti politicanti.

http://giuseppearagno.wordpress.com

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