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Aredatece Priebke e Benito: ordinari deliri da social network

di Mario Di Vito

Mentre Ciccanti si chiede perché tutti ce l’hanno con il fu capitano delle Ss, a Porto Sant’Elpidio c’è chi vuole il suo funerale. E a Civitanova l’assessore del Pd invoca il Duce

ASCOLI – Argomenti presi alla leggera, involuzione da social network, ricerca disperata di qualche secondo di fama. Succede che il flusso dell’attualità mischiato all’innata tendenza al commento facile da parte di alcuni politici scateni poi un’ondata di reazioni, con inevitabili conseguenze per la carica che si occupa. Su questo fronte, nell’ultima settimana, le Marche hanno regalato alcune perle di comicità involontaria, pennellate dell’enorme affresco un po’ trash che è diventato il dibattito pubblico italiano. D’altra parte la cronaca incede: la morte di Priebke e le polemiche sul suo funerale si prestano anche troppo a gaffe di vario genere, svarioni e frasi di dubbio gusto.

Così, l’ascolano Amedeo Ciccanti – ex deputato Udc, uscito male dall’ultima tornata elettorale – si sfoga su Facebook: «Erich Priebke è stato per decenni un comune cittadino che usciva al mattino per andare a fare la spesa nel suo quartiere e nessuno gli ha mai detto niente», e già qui ci sarebbe parecchio da obiettare. Ma il bello viene dopo: «In Italia abbiamo visto che non siamo riusciti a seppellire i morti di Lampedusa e il morto Priebke. Che sta succedendo? Nemmeno più i morti riusciamo ad accogliere? Ma che paese è diventato il nostro se non conosce nemmeno la pietà per i morti?». L’accostamento tra un capitano delle Ss che si è reso responsabile di un eccidio e un pugno di migranti la cui unica colpa è l’aver sperato in un futuro migliore è già di per sé infelice. La conclusione con riferimento alla «pietà» poi altro non è che la conferma di quanto scritto sul manifesto da Alessandro Portelli, citando il Giulio Cesare di Shakespeare, quando Antonio dice «Vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo» per poi lanciarsi in un lungo elogio funebre.

Sono passati decenni, ma le cronache locali sono ancora lì a raccontare un episodio accaduto il 18 febbraio del 1971, quando Ciccanti fu denunciato insieme ad altri quattro per «le scritte sui cippi dedicati ai partigiani, l’attentato all’auto di Perini e le devastazioni della sede del Psiup».

Negli stessi giorni dell’infelice uscita dell’ex deputato, poco più a nord, a Porto Sant’Elpidio (Fermo), il candidato sindaco (sconfitto) Andrea Putzu scrive su Twitter: «Seppelliamo Priebke da noi. Vi ricordo che anche ai pedofili fanno i funerali». Come da copione sono seguite polemiche, parziali smentite, aggiustamenti di tiro e – meno male – diverse sonore pernacchie all’indirizzo del consigliere comunale.

In epoca di larghe intese, dalle parti del Pd non hanno voluto essere da meno, e allora l’assessore ai servizi sociali di Civitanova Antonella Sglavo non riesce a fare a meno di scrivere su Facebook che «Non voterò più a sinistra nella mia vita. Benito lo diceva: molti nemici molto onore… Aveva ragione. Ci vorrebbe». Anche in questo caso, la rete non perdona e allora giù insulti e invettive contro l’incauta politica civitanovese. Alla fine la Sglavo prende una decisione, prima si scusa e poi annuncia: «Rimetto le deleghe». Ma, come da consolidato malcostume nazionale, decide comunque di restare in giunta. Il sindaco di Civitanova rilascia allora un comunicato sibillino: «Il congelamento dell’incarico assessorile contribuisce a rasserenare gli animi. Ho avuto modo di apprezzare per un anno e mezzo le sue attività come assessore e al di fuori del suo incarico, tale atteggiamento non viene azzerato dalla follia di un giorno». Nel paese in cui l’ultimo ad essersi dimesso è stato un Papa, scopriamo che un incarico si può congelare. Come gli avanzi della cena e i sofficini. «Le parole sono importanti», diceva il regista.

Fonte: http://www.osservatorequotidiano.it

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1 Commento


  • Luca

    VI siete persi il sindaco di Cava de’ Tirreni (SA) che ha proposto di seppellire Priebke a Cava in questo “è la città di mamma Lucia”. Durante la guerra, mamma Lucia dava sepoltura ai soldati caduti, tedeschi o alleati che fossero, un atto di umanità in tempi di guerra. Cosa centri questo nell’offrire sepoltura, 70 anni dopo la guerra, ad un criminale mai pentito, è difficile da capire.

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