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Il caso Bahar Kimyongur e quello di Alma Shalabayeva

La Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo e la Lega Italiana per i Diritti Umani sono intervenute sulla ministra Anna Maria Cancellieri per il caso di Bahar Kimyongur, attivista dalla doppia cittadinanza belga e turca, arrestato in Italia all’aeroporto di Milano Malpensa lo scorso 21 novembre, in base ad un mandato d’arresto internazionale emesso dalle autorità turche nel duemila. In quell’anno Bahar Kimyongur partecipò ad una manifestazione pacifica per denunciare le pratiche di tortura perpetrate di consueto in Turchia contro gli oppositori politici nelle carceri, e mise in essere altre condotte miranti a denunciare la costante violazione dei diritti dell’uomo nello Stato anatolico. Bahar Kimyongur, inizialmente trasferito nel carcere di Bergamo, in attesa della decisione del giudice per le indagini preliminari sulla domanda di estradizione, è oggi agli arresti domiciliari presso conoscenti, a Marina di Massa. Bahar Kimyongur non è la prima volta che si trova in simili condizioni, ma le corti belga, olandese e spagnola hanno rigettato le richieste di estradizione turca e lo hanno subito rimesso in libertà. Infatti i comportamenti per i quali è perseguito non costituiscono reato in uno Stato libero, ma corretto esercizio della libertà d’espressione. Invece l’estradizione di Bahar Kimyongur in uno Stato come la Turchia si concreterebbe certamente in nuove violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale perpetrate sulla sua persona. È per questo che la Lidu è intervenuta presso il ministro Cancellieri per evitare altri episodi indecenti, come nel caso di Alma Shalabayeva.

Bahar Kimyongur al momento si trova agli arresti domiciliari in provincia di Massa e proprio a Massa sabato prossimo, 4 gennaio, si terrà una manifestazione solidale per chidere la liberazione di Bahar.

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