Menu

Ascoli Piceno, (t)antifascisti

Andrea Maria Antonini è l’assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno. In passato ha svolto lo stesso ruolo in Comune.
Andrea Maria Antonini, ieri, è andato allo stadio ed è stato immortalato con una sciarpa al collo, una sciarpa con una croce celtica sopra. Andrea Maria Antonini è anche assessore provinciale «all’Identità». E questo particolare mi ha sempre fatto sorridere: è un appassionato di Pirandello o, in passato, sarebbe stato assessore «alla Razza Ariana»?
Andrea Maria Antonini oggi si difende: «C’è chi verrà ricordato per una celtica al collo. C’è chi verrà ricordato per l’aver rubato ed infinocchiato sistematicamente il prossimo. Ad maiora», ha scritto su Facebook.
Conosco abbastanza bene Ascoli e gli ascolani, sapete cosa si dice di lui? Che se non facesse politica morirebbe di fame. In fondo, per usare un vecchio slogan nato dalla mente brillante del capo del suo partito: «Non ha mai lavorato in vita sua», come D’Alema, ma senza i suoi baffi e le battute feroci. Andrea Maria Antonini, anni fa, si scagliò contro le celebrazioni dell’Unità d’Italia perché preferisce i borboni. La sua difesa fu: «Non ce l’avevo con gli italiani, ma con i sardo-piemontesi». Dimostrando che, almeno da queste parti, si può fare l’assessore alla Cultura benché sprovvisti di cultura. Andrea Maria Antonini – ex Fronte della Gioventù, poi An, poi Pdl, adesso tacitamente Forza Italia, perché anche lui si vergogna un po’ di Berlusconi, ma qualcuno uno stipendio dovrà pure procurarglielo – ha sempre preso i voti della Curva Sud dello stadio Cino e Lillo Del Duca. I fasci, per dirla in maniera un po’ demodé. E non c’è niente di male, in fondo è democrazia anche questa.
Andrea Maria Antonini ne esalta la figura ma, probabilmente, non ricorda una famosa frase di Costantino Rozzi, il più indimenticabile presidente dell’Ascoli Calcio: «Quando si tratta di delinquenti, non ammetto che si nascondano sotto la bandiera bianconera. Contro il Bologna ho visto lo striscione con la foto di Mussolini e mi sono vergognato. Di questa gente non abbiamo bisogno». Gli ascolani lo difendono, parlano di «magliette con Che Guevara», «sinistri» invidiosi e bugiardi, evocano i cavalli dei cosacchi che si abbeverano alle fontane di San Pietro.
Il dibattito politico, come si noterà, da queste parti è un po’ underground, nel senso che sta sotto terra. Il problema non sta nell’essere antifascisti nel 2014, ma nell’essere ancora fascisti. In patologia clinica, una buona definizione di follia è «continuare a fare sempre la stessa azione aspettandosi un risultato sempre diverso». Il fascismo nel 2014 continua ad essere una malattia morale: non più un cancro come negli anni del Duce, ma un raffreddore, ormai, un mal di stomaco. Non bisogna prendersela con Antonini, oggi, perché fa solo tenerezza. Guardatelo nella foto: cosa direste di un cicciobello con la celtica al collo? Niente, la prendereste a ridere. Appunto: sarà una risata a seppellirlo.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *