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Referendum contro i Trattati Europei. La palla passa al Parlamento

A Montecitorio gli attivisti di Ross@, a Piazza Di Pietra, cinquanta metri più in là D’Alema e Renzi che presentano il libro “Nosoloeuro”. Due mondi e due visioni antagoniste sull’Unione Europea, la sua natura e il suo progetto strategico. I primi chiedono che sia consentita un pronunciamento popolare e una vera discussione pubblica sui Trattati Europei prima che i loro vincoli strangolino l’economia e la democrazia nel nostro paese. I secondi sono preoccupati solo della vistosa crisi di consensi intorno ad una architettura che corrisponde agli interessi della classe dominante.

Ieri pomeriggio una delegazione di Ross@, promotrice della petizione per l’indizione di un referendum di indirizzo sui Trattati Europei, ha consegnato il dispositivo alla Presidenza della Camera dei Deputati. La delegazione di Ross@ si è incontrata con il consigliere politico della Presidenza – Carlo Leoni – e con i funzionari della Camera. Il dispositivo, accompagnato da alcune migliaia di firme e che vede come primo firmatario Giorgio Cremaschi, adesso andrà alla Commissione I e questa – o la prossima settimana – verrà annunciato in aula alla Camera dei Deputati.

La palla adesso passa ora ai gruppi parlamentari che, volendo, hanno a disposizione uno strumento “su richiesta dei cittadini” per poter chiedere e ottenere che il Parlamento convochi un referendum di indirizzo sui Trattati Europei pericolosi e fortemente vincolanti – Fiscal Compact e Mes – che l’Italia si è impegnata a sottoscrivere ma senza alcuna consultazione . La delegazione di Ross@ ha fatto esplicito riferimento al precedente del 1989 quando circa 37 milioni di cittadini – su 42 milioni- votarono un referendum analogo in occasione delle elezioni europee. Un precedente che mette a tacere tutti i “disfattisti” che in questi mesi hanno ripetuto che “il referendum non si può fare”. Non era così e i fatti lo stanno dimostrando.

In qualche modo adesso si apre una sfida tutta politica per chi intende mettersi di traverso sui diktat dell’Unione Europea. Una sfida per gruppi parlamentari come Movimento 5 Stelle – che spesso ha evocato il referendum in materia ma senza mai sostanziarlo – o per Sel e Pd preoccupati dalla crescente “disaffezione dei cittadini verso le istituzioni europee”, ma anche per i quaquaraqua della destra, sia nella versione leghista che nazionalista.

Questa iniziativa è anche una risposta proprio a D’Alema che ha liquidato il referendum sull’euro come una “bischerata” e a Renzi che ha ammesso come il governo deve essere capace di “raccontare l’Europa” se non vuole essere travolto dalla crescente ostilità popolare contro l’Unione Europea.

Nel referendum di quindici anni fa l’80% dei cittadini espressero una volontà fortemente “europeista”. Oggi un esito del genere non appare affatto scontato viste le crescenti opposizioni e contestazioni al carattere antisociale assunto dall’Unione Europea e dalle sue misure di austerità imposte ai paesi Pigs, Italia inclusa. Ross@ ha reso concreta una sfida politica ma soprattutto ha fatto quello che si era impegnata a fare. Una modalità decisamente in controtendenza nella “politica” italiana.

(foto di Patrizia Cortellessa)

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