Nessuno se ne ricorda mai, nemmeno tra i giornalisti mainstream che quotidianamente strillano contro le “kaste” (forse per non far notare quanto loro stessi ne facciano parte). Ma Nicola Cosentino, ex parlamentare Pdl arrestato stamattina per la seconda volta in un anno, era stato addirittura viceministro dell’economia con Tremonti assiso sulla poltrona di Quintino Sella. Giusto per dire da che pulpito arrivavano e arrivano tutt’ora i “sacrifici” che siamo obbligati a subire.
Arrestato dai carabinieri di Caserta, insieme ai fratelli Giovanni e Antonio, in seguito all’inchiesta sulla vendita di carburanti in provincia di Caserta. Le accuse sono di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica. Altro dettaglio per nulla ricordato: sembra proprio che fosse destinato a una delle sue società di carburanti il treno merci carico di gpl esploso nella stazione di Viareggio causando la morte di 32 persone.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Napoli su richiesta dei pm Antonello Arbituro, Francesco Curcio e Fabrizio Vanorio; è però solo una delle 13 “misure cautelari” nei confronti di altrettante persone, tra cui Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. La famiglia Cosentino, proprietaria di vari distributori di carburante, avrebbe agito con pratiche commerciali lesive della concorrenza.
Cosentino, il 15 marzo dello scorso anno si era presentato, accompagnato dai suoi legali, al carcere napoletano di Secondigliano – dopo essere stato dichiarato decaduto dalla carica di parlamentare, mollato anche da Berlusconi – per l’inchiesta denominata ”Il Principe e la Scheda Ballerina’. Ovvero per voto di scambio, pratiche clientelari e sospetti di brogli elettorali. Il 12 giugno gli erano stati concessi gli arresti domiciliari.
L’otto novembre scorso Cosentino, su decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è tornato in libertà. Cosentino è imputato nel processo sul presunto reimpiego di capitali illeciti in relazione alla costruzione, mai avvenuta, di un centro commerciale a Casal di Principe (Caserta).
Concorrenza illecita, episodi di estorsione e concussione per favorire l’attività degli impianti di distribuzione di carburanti gestiti dalla famiglia Cosentino, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso grazie all’amicizia con i Casalesi.
Le società ‘Aversana Petroli’, ‘Aversana Gas’ e ‘Ip Service’ si sarebbero assicurate il rapido rilascio di permessi e licenze per la costruzione degli impianti, anche in presenza di cause ostative. Attraverso coercizioni nei confronti di amministratori e funzionari pubblici locali, avrebbero ottenuto atti amministrativi illegittimi da parte del Comune di Casal di Principe e della Regione Campania, per impedire o rallentare la creazione di altri impianti da parte della concorrenza.
Dall’inchiesta emerge che i vertici della cosca avevano imposto ai propri affiliati il divieto di operare estorsioni ai danni degli impianti facenti capo ai Cosentino, mentre il “pizzo” veniva praticato ai danni dei concorrenti.
Ma non aveva mollato le ambizioni politiche, sia pure con spirito – pare – esclusivamente di vendetta. Nelle scorse settimane, in previsione delle elezioni europee, si era spesso parlato del suo tentativo di presentare una “Forza Campania” esplicitamente orientata a far perdere voti all’ex amico di Arcore.
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