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Il “jobs act” parte in (finta) salita

Persino a un cacciaballe come Renzi può scappar detta una verità: “Stiamo discutendo se le proroghe devono essere cinque o otto, sono dettagli”.

E in effetti tutta questa (apparente) fibrillazione parlamentare intorno ai primi due capitoli del “jobs act” – quelli relativi a contratti a termine e apprendistato, decisi per decreto e ora da trasformare in legge vera e propria – appare decisamente surreale. Di fatto sono tutti d’accordo nel fare carne da macello di ogni lavoratore giovane o anziano, alla prima esperienza o da ricollocare “sul mercato”. Discutono solo per farsi un po’ di pubblicità a buon mercato guardando alla elezioni europee, dove il Pdl post-berlusconiano rischia seriamente di scomparire inghiottito dall’inabissamento dei suo conducator.

Renzi lo sa e ha mandato alla Camera la giovane Boschi a chiedere il voto di fiducia sul testo approvato in Commissione. Quelle per cui tanto si è spesa la sedicente “sinistra del Pd” fino ad ottenere – appunto – la riduzione da otto a cinque delle proroghe di un contratto a termine (nell’arco di tre anni, comunque; vuol dire soltanto periodi un po’ meno brevi tra una proroga e l’altra, ma in realtà non cambia un fico secco) e il mantenimento della quota massima del 20% di contratti a termine nella stesa azienda.

Quisquilie che servono soltanto a “marcare il territorio”, far vedere che esisti e che qualcuno dovrebbe avere fiducia in te. Criminali totali, senza onore né faccia, che agiscono sulle condizioni di lavoro della stragrande maggioranza della popolazione come se fossero alla consolle di un videogame.

E quindi come dar torto al più criminale di tutti – Renzi, in questo momento – quando spiega al Tg che “Le polemiche di Brunetta o Grillo sono due facce della stessa medaglia: loro sono il partito dei chiacchieroni che si divertono con i comunicati stampa, noi facciamo le cose concrete”.  Le “cose concrete” sarebbero i fantasmatici 80 euro di cui si parla moltissimo – Renzi tutti i giorni – senza che ne sia stata ancora trovata traccia in un decreto valido.

Cominceranno oggi alle 13,30, alla Camera, le dichiarazioni di voto sulla fiducia al decreto lavoro.Domani, poi, alle 12, ci saranno le dichiarazioni in diretta tv e poi il voto finale.
Non c’è suspence. Anche quelli di Scelta Civica – che se non dicessero qualche idiozia un po’ più di destra nesuno si accorgerebbe della loro esistenza – hanno garantito mugugnando che voteranno la fiducia. Sennò, che lavoro vanno a fare?

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