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Povero Renzi… Proclama sciopero generale anche la polizia

A forza di essere moderati davanti ai tagli alla spesa pubblica si finisce scavalcati – a destra, naturalmente – dalla polizia. Uomini armati di tutti i corpi, di fronte alla generale presa per i fondelli del governo – prima ha promesso di rifare i contratti del pubblico impiego, poi ha detto che non aveva risorse da spendere – hanno preso l’iniziativa minacciando il primo sciopero generale delle forze di polizia e persino dei corpi strettamente militari.

Sciopero fissato “entro la fine di settembre”, ma senza ancora una data sicura, accompagnato da “azioni di protesta” in tutta Italia e una “capillare attività di sensibilizzazione” dei cittadini. Dai toni usati sui social network e nelle dichiarazioni dei “sindacalisti” esce fuori il consueto mix di vittimismo e minacce (le seconde sono molto più consistenti, il primo serve soltanto a “giustificarle”), naturalmente imperniato sul tasto dolente: “noi stiamo qui a difendervi e voi ci trattate in questo modo”. Che è un’affermazione aberrante dal punto di vista costituzionale (le polizie dovrebbero difendere istituzionalmente “la legalità” e “i cittadini”, non i palazzi del potere e i loro inguardabili occupanti. Ma ha il prego di chiarire la “costituzione materiale”, la funzione vera delle varie polizie di questo paese, riconosciuta persino dai diretti interessti: vigilantes del potere, repressori conto terzi della conflittualità e del malessere sociale, sorveglianti della proprietà privata e dei potenti. In cambio di uno stipendio non eccelso ma al livello degli insegnanti (giusto per dire quanto sia tenuta in considerazione la riproduzione del sapere in Italia), molta libertà d’azione, protezione dalle inchieste della magistratura per le malefatte commesse in servizio, ecc.

Il pacchetto di iniziative annunciato dai sindacati del comparto e dal Cocer interforze (Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di finanza) scatterà nelle prossime settimane “qualora dovesse essere rinnovato il blocco del tetto delle retribuzioni. Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica siamo costretti a dichiarare lo sciopero generale” dopo aver “verificata la totale chiusura del governo ad ascoltare le esigenze delle donne e degli uomini in uniforme”.

Per il governo si tratta di una grana alquanto vischiosa. In linea teorica non dovrebbe concedere nulla neanche ai militari e poliziotti, dopo aver detto a tre milioni di dipendenti pubblici che per l’ottavo anno consecutivo non vedranno il becco di un quattrino né il rinnovo contrattuale (calcolati in media 5.000 euro in meno nel periodo considerato). Ma la vicenda delle pensioni – con l’età del ritiro portata a 67 anni per uomini e donne di tutte le professioni “civili”, anche quelle più usuranti, e lasciata a 57-58 per gli “agenti” – costituisce un precedente importante per provare a indovinare come si comporterà davvero l’esecutivo.

Che da un lato non vorrebbe mostrarsi “due pesi e due misure”, dall’altra sa benissimo che i prossimi mesi vedranno crescere la conflittualità sociale, e anche il malessere indistinto; e sa anche che l’unico strumento rimasto a sua disposizione per contenere la protesta – dopo aver eliminato le mediazioni, che sul piano sociale si fanno spendendo in welfare – sono proprio gli sbirri. Il dilemma è dunque: scontentarli per mostrarsi “equo” e ritrovarseli contro al fianco (immaginario) di operai, impiegati, studenti, disoccupati, precari, pensionati, ecc; oppure accettare di apparire assolutamente ingiusto concedendo loro quel che nega ad altri, in cambio di una più entusiasta – anche se usuale – “protezione del potere”?
Renzi, per il momento, fa la faccia del duro (per come può riuscirgli, non ha certo le phisique du role di Jason Stratham): “Riceverò gli agenti di polizia, ma non accetterò ricatti”. Per lo meno in pubblico, in privato si vedrà…

Certo che, se le forze di polizia arriveranno davvero a effettuare uno “sciopero generale”, questo metterebbe il governo nella delicatissima posizione di non avere più alcun argomento da opporre contro qualunque altro sindacato arrivasse alla medesima determinazione. Nè poliziotti e carabinieri potrebbero legittimamente “reprimere” scioperi altrui dopo aver messo in pratica il proprio. Situazione interessante, insomma….
Il ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, parlando dal palco della festa dell’Unità di Bologna, ha mostrato chiaramente tutta la proprio ignoranza rispetto alla materia sociale di cui in teoria è stata incaricata di occuparsi. “Per noi non esistono lavoratori di serie A e di serie B. Noi non facciamo alleanze precostituite con un blocco sociale, facciamo un’alleanza con gli italiani. E’ questa l’unica alleanza vera che fa questo governo: non con i blocchi sociali ed elettorali tradizionali. Noi siamo trasversali a quelli. L’alleanza è sulle persone e la dignità del lavoro è per tutti, tanto per chi è precario quanto per chi non lo è, tanto per chi lavora nel pubblico quanto nel privato”.

 

Un grumo di frasi fatte buone – inventate dagli spin doctor governativi – per fare buona figura a Ballarò, ma terribilmente vuote di senso davanti alla incazzatura montante di categorie precise (non ancora un “blocco sociale”, purtroppo), cui si va aggiungendo in queste ore quella – strategicamente e tatticamente decisiva – degli “uomini in arme”. Quali altri “italiani” vede, madonna Madia, oltre le decine di milioni costretti a fare i conti con gli spiccioli già a metà del mese? A forza di ripetere questo vaniloquio, insomma, diventerà chiaro per tutti chequando un governante dice “gli interessi degli italiani” in realtà sta parlando degli interessi altrui (il capitale multinazionale che “possiede” l’Unione Europea) sulla popolazione di questo paese.

 

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