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Brescia antifascista, contro chi falsifica anche la strage

Un libro che non meriterebbe neppure di essere menzionato, di un autore qualunquista e un tantinello “copione”, ma presentato in due sedi di sinistra – ci dicono e scrivono – senza neanche un attimo di perplessità su quel che veniva detto e presentato.

Un autore che parla -ad esempio – di Sergio Ramelli, giovane neofascista rimasto ucciso a Milano, nel 1975, come di un “ragazzo qualsiasi come me e tanti altri”, nascondendo in modo non brillante il fatto che nel conflitto politico d’allora (e non solo d’allora, se non avete già dimenticato Dax e tanti altri, magari “solo” feriti, in questo millennio) i comportamenti collettivi e individuali erano alquanto diversi da quelli di ora. Ma “normali”, come in una guerra a bassa intensità.

Non proprio il modo più brillante di ricordare la stage di Brescia, opera di fascisti manodopera dei servizi segreti italo-statunitensi.

Averne “parlato male”, facendo anche qualche nome, è costato ad alcuni compagni di Brescia una querela. Che comporta costi, e necessità di coprirli in modo militante, tra la gente.

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1 Commento


  • silvia008

    Ma chi è l’autore del libro? Completezza d’informazione, please

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