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A Brescia Renzi come Mussolini, contestatori a casa

Ore 11.45 I media padronali spingono forsennatamente sul tasto degli “scontri”, mentre un poliziotto e un carabiniere si fanno “refertare” come “feriti” (giorni di convalescenza e riposo). Il corteo prosegue la sua strada.

Ore 11.15 Per Giorgio Cremaschi, presente al presidio, Renzi “non è un interlocutore, è un avversario. Bisogna lottare per fare cadere questo governo, è pericoloso e sbaglia chi, anche all’interno del sindacato, pensa di potergli far cambiare idea. Bisogna mettere in discussione la sua autorità e autorevolezza. Per me Renzi non è un interlocutore, se voleva occuparsi di lavoro poteva andare a Terni dalla Ast e non qui agli industriali”.

Ore 11 Il corteo di studenti e centri sociali ha fatto il giro della fabbrica Palazzoli, a una certa distanza a causa delle barriere. Un po’ di tensione con la polizia, che ha usato i lacrimogeni e distribuito qualche manganellata per impedire l’aggiramento dei posti di blocco. Poi è tornato sullo spiazzo del presidio ed è ripartito di nuovo; stavolta con tutti i lavoratori presenti, tranne la delegazione che dovrebbe essere ricevuta da Renzi, come richiesto dalla Fiom locale.

Ore 10 I due presidi si sono riuniti nello stesso spiazzo.Studenti e centri sociali provano a partire per fare il giro delle barriere  montate dalla polizia, che circondano completamente e a grande distanza la fabbrica.

Ore 9.30 Due cortei hanno raggiunto la fabbrica Palazzoli; uno da nord, fatto sostanziamente da studenti e da centri sociali, e l’altro da sud, organizzato dalla Fiom. Oltre un migliaio di persone si sono dunque presentate al presidio di contestazione di Renzi e delle sue politiche, a partire ovviamente dal jobs act.

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La “sorpresa” è che la fabbrica è stata trasformata in una “zona rossa” assolutamente blindata. Renzi e gli industriali “ospiti” dell’assemblea dell’Aib (Associazione industriali Brescia) entrano da un’ingresso riservato, contrariamente a quanto era avvenuto a Bergamo. Un segno chiarissimo della volontà di “dialogo” di questo governo Troika.

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Una delle abitudini più odiose del fascismo storico era la creazione della “folla plaudente”, ad ogni occasione. Che richiedeva ovviamente l’impedimento fisico per eventuali – anche se improbabili, visto il rischio che si correva – “fischiatori”. Per maggiore sicurezza, quando Mussolini viaggiava, tutti gli schedati come sovversivi residenti lungo la strada percorsa dal “duce”  venivano portati in questura o nelle stazioni dei carabinieri (o della “milizia”) e trattenuti fino a passaggio avvenuto.

Renzi domattina a Brescia incontrerà gli industriali locali, impegnati nell’assemblea dell’Aib, all’interno della fabbrica Palazzoli, poi visiterà altre due fabbriche. Atto di coraggio, dopo le manganellate sugli operai dell’Ast di Terni e lo stesso Landini?

Non esattamente. L’amministratore delegato della prima e più importante fabbrica, Luigi Moretti, ha imposto un giorno di ferie forzate a tutti i dipendenti. Insomma, non ci sarà un solo operaio “vero” (le comparse si possono sempre affittare). Ma va segnalata la taccagneria del padrone che vuol fare bella figura col premier: gli operai obbligati a restare a casa perderanno anche la giornata di stipendio.

Al Fatto Quotidiano, alcuni giorni fa, l’amministratore delegato ha spiegato che “Si tratta di uno stop legato a necessità logistiche e di sicurezza che derivano proprio dalla presenza del presidente del Consiglio, che avrebbe chiesto espressamente agli industriali di organizzare la loro assemblea in una fabbrica”. Chiaro il discorso? Se c’è Renzi, non ci possono essere i metalmeccanici (incazzati a Brescia come altrove). Sia mai detto che vogliano esprimere il proprio parere sul jobs act…

Ma certa gente non ha il senso del limite, né del ridicolo. E quindi esagera: “Abbiamo fatto ferie collettive. Altrimenti non potremmo ricevere quella quantità di persone nello stabilimento, come è desiderio del presidente Renzi”. “I lavoratori – secondo lo stesso Moretti – sono tutti d’accordo. Chi dei dipendenti vuole partecipare è invitato. È uno dei loro giorni di ferie, e lo fanno nel periodo dei morti, quindi gli va anche bene”. In pratica: tutti a far festa casa, ma a spese loro, poi se qualcuno vuol fare la claque, venga pure; lo terremo presente per una medaglia al merito dei lecca…

La Fiom ha organizzato per l’occasione un corteo e un presidio davanti alla fabbrica. Ha anche inviato una lettera a Renzi perché incontri anche i lavoratori. Ma pare che non ci sia stata risposta. Sperando che non vadano considerate una risposta eventuali manganellate-bis…

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