Oggi in coincidenza con il vertice dell’Eurogruppo a Bruxelles, in molte città europee ed italiane si scenderà in piazza a sostegno della resistenza della Grecia ai diktat della Troika. In molti paesi è cresciuta l’empatia con le sorti della popolazione greca, massacrata dalle misure di austerità imposte dall’Unione Europea, sopratutto dopo un esito elettorale che – almeno sul piano degli impegni dichiarati da Syriza – ha posto in primo piano le esigenze popolari rispetto ai vincoli europei che hanno strangolato il paese.
Atene oggi è sola di fronte a tutti gli apparati della Troika – Bce, Ue, Fmi. Nessuno degli altri governi europei, anche quelli che dichiarano di voler rivedere le asprezze dell’austerità imposta da Bruxelles, ne sostiene attivamente le istanze. Il sostegno internazionale alla resistenza della Grecia ai sanguinosi diktat della Troika non può che arrivare dai movimenti sociali e sindacali e dalle estenuate forze della sinistra europea.
Difficile sottrarsi alla sensazione che molti guardino alla Grecia per riceverne un pò di ossigeno sul piano interno. Una sensazione che diventa fortissima nello scenario italiano, dove alle iniziative di solidarietà con la Grecia (vedi la manifestazione di sabato prossimo) si vanno aggregando forze come la Cgil in cui appare difficile rammentare o rintracciare posizioni di ferma opposizione all’Unione Europea e alle ricette di austerità imposte anche nel nostro paese. Il carro dei vincitori, soprattutto quando si vince al di fuori dei confini, è una postazione molto ambita da chi ha molto da infilare sotto il tappeto del proprio fronte di lotta.
Ultimo in ordine di tempo è arrivato anche Grillo che ha proposto a Syriza e Podemos di organizzare una conferenza europea per la rinegoziazione del debito. Un invito che Grillo vuole estendere anche all’Ukip britannico e alla Lega (ma non ad Alba Dorata nè al movimento della destra ungherese Jobbik). Una proposta che l’alleanza di governo tra Syriza e Anel rende oggi meno indigesta a chi fa della lotta all’austerity una priorità.
Ma molto dipende dalla Grecia e dalla sua tenuta alle micidiali pressioni che arriveranno oggi dall’Eurogruppo, che riunisce i ministri economici dell’Eurozona, e nelle prossime settimane dall’intero arsenale del capitale finanziario che ha costruito l’apparato istituzionale della Troika.
Nella giornata di oggi comunque, mentre a Bruxelles si riuniranno i ministri, sono previsti sit in, presidi e iniziative pubbliche in molte città italiane: da Roma (sotto l’ambasciata tedesca) a Napoli, da Milano a Parma, da Genova a Torino. Iniziative sulle quali converge oggi un ampio fronte di forze che guardano alla resistenza di Atene alla Troika con aspettative diverse.
Anche noi saremo nelle piazze per riaffermare la solidarietà popolare con chi resiste ai diktat di Bruxelles e per ribadire che dentro l’Unione Europea non c’è possibilità per politiche diverse.Su questo è aperta una battaglia politica che si gioca ormai anche a livello europeo. “Il braccio di ferro fra la Grecia e la BCE e le elites dominanti europee è la prova di forza fra due idee di Europa. Una solidale, l’altra egoistica. Diamo più forza alla prima, la parte giusta, insieme a tanti altri paesi e popoli del nostro continente che scenderanno in piazza in molte capitali europee” recita l’appello di convocazione della coalizione “Cambia la Grecia, cambia l’Europa” riproponendo l’idea che questa Unione Europea sia riformabile. Decisamente diversa è la chiave di lettura che dello stesso braccio di ferro viene espressa da Ross@, secondo la quale “Si conferma così che nessun paese e nessun popolo è veramente libero di autodeterminarsi dentro l’apparato dell’Unione Europea e che una alternativa possibile passa attraverso la sua rottura. La Grecia, il suo popolo e il suo governo hanno bisogno del sostegno internazionale per resistere”.
La priorità degli interessi popolari, la rottura di questo apparato e la messa in campo di aree di integrazione regionale e monetarie alternative da quelle costruite dalle classi dominanti europee, è una sfida che va condotta fino in fondo, anche perchè queste classi dominanti stanno giocando con il fuoco della guerra in Europa. Le sorti di Atene nel braccio di ferro con la Troika ci diranno se questa prospettiva “sarà nei fatti” più che nel semplice dibattito politico. Ma intanto se Atene chiama è bene che tutti rispondano, anche e soprattutto per la nostra gente, evitando ogni “catarsi” sulle responsabilità del recente passato.
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