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La “Buona Scuola” della Repressione

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di una studentessa del Liceo Machiavelli Capponi a proposito di repressione scolastica e riforma della scuola.

 

Incredibile ma vero, il 6 in condotta appare ancora nelle pagelle nel 2015!  Ancora più pazzesco: è usato per punire comportamenti che qualcuno ha avuto durante l’occupazione della scuola, per motivi politici dunque. Ma a qualche giorno dalla sentenza decisionale sulla Buona Scuola forse non è un fatto di cui stupirsi. Presidi e docenti (non tutti, s’intende) si stanno già sfregando le mani al pensiero di poter prendere decisioni arbitrarie riguardo agli studenti, in una scuola che non dipenderà più dallo Stato, neanche in linea teorica, ma da succulenti soldi di benevoli aziende. Dopo il noto caso del liceo Galileo, che da due anni è regnato da una “preside sceriffo”, altre scuole si sono conformate al modello e anche al Machiavelli Capponi consiglio d’istituto, collegio docenti e consigli di classe (non tutti, s’intende!) hanno deciso di non assecondare più questi studenti rivoltosi che pretendono sempre troppo e non si accontentano mai. Così piombano i 6 in condotta, doppiamente umilianti: non soltanto comportamenti, carattere, personalità sono giudicati attraverso un numerino, ma questo è pure usato come punizione; pensano che l’ultima valutazione dell’odiata pagella abbia per gli studenti un valore educativo.

Provano a toglierci tutto ciò che possono: visto che il cortile ce lo siamo ripreso, dopo essere stato tenuto chiuso sotto una motivazione che cambiava troppo spesso, adesso l’accanimento si è spostato sulla palla da calcio e non passa giorno senza che “i soliti 4 o 5”, causa di ogni disordine scolastico, si trovino a discutere, alla fine degli attesissimi 15 minuti di ricreazione, con qualche professore sbirro di sorveglianza (non tutti sono sbirri, s’intende) sulla violenza e sulla mafia di una tedesca in cortile. Ma queste sono piccolezze, come quando all’assemblea d’istituto una ragazza ha detto parole poco decorose a chi se ne andava mentre i relatori ancora parlavano, o quando un ragazzo ha discusso con la barista del palazzetto dello sport di Scandicci (che tiene aperta la propria attività durante l’assemblea studentesca e guadagna ininterrottamente per 3 ore) perchè si lamentò della presenza di libri e magliette NO TAV in vendita, a scopo di lucro; sono sciocchezze, di cui hanno bisogno prima, per poi rifiutare la proposta del Collettivo di due giorni di forum al posto di due assemblee d’istituto mensili, o per pretendere che paghi esorbitanti spese relative all’occupazione (conti sempre esistiti e mai saldati dagli studenti), per mettere finalmente in riga coloro che “contestano i professori e difendono i compagni di classe”, per usare le parole di uno che nel 68 era un insegnante universitario, reazionario e conservatore.

Stiamo tornando al pre-68, la scuola sarà, nel giro di pochissimo tempo, una squadra di studenti e professori ordinati, sistemati ordinatamente, ciascuno al suo posto e guai a chi sgarra, a sorridere, immobili e ammiccanti, come in un cartellone pubblicitario, davanti all’investitore del momento alla ricerca di forza produttiva da forgiare e poi sfruttare, a suo piacimento (tanto poi c’è il Jobsact!)…non ci si può proprio permettere che qualcuno esca dalla bella composizione, la scuola chiuderebbe!

Ecco la Buona Scuola, questa è l’aria che si respira all’alba della nuova riforma, e il rischio più grande è che non esploda una rivolta studentesca, perché alla fine, insomma, come è scritto nel testo all’ultimo capitolo, lo Stato non ha soldi da sprecare per l’istruzione, o meglio “le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola”, e allora meglio i privati che niente!

da http://www.inventati.org/

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