Alcuni giorni fa 16 estremisti di destra sono stati rinviati a giudizio dal gup di Milano Elisabetta Meyer – che ha accolto la richiesta del pm Piero Basilone – in quanto accusati di apologia di fascismo. Circa due anni fa infatti – era l’aprile del 2013 – insieme a qualche altra decina di neofascisti ostentarono più volta il saluto romano in occasione della commemorazione nel capoluogo lombardo di Sergio Ramelli, uno studente del Fronte della Gioventù ucciso il 29 aprile del 1975 nel corso di uno scontro con alcuni militanti di Avanguardia Operaia. Fra gli imputati ci sono diversi esponenti di Forza Nuova e Casa Pound ed anche il “cantante” Federico Goglio, in arte Skoll. Secondo l’accusa sarebbe stato proprio lui ad incitare i partecipanti alla truce commemorazione ad alzare il braccio destro nel saluto mussoliniano durante la cerimonia, nel corso della quale i convenuti mostrarono varie bandiere con la croce celtica.
Il processo, hanno fatto sapere dal Tribunale di Milano, si aprirà il prossimo 26 maggio davanti alla quinta sezione penale e in quell’occasione la corte dovrà decidere se rinviare a giudizio Goglio ed altri nove neofascisti accusati dello stesso reato ma in occasione della commemorazione dell’anno scorso. Tra questi c’è anche Roberta Capotosti, all’epoca consigliere provinciale di Fratelli d’Italia (il partito della Meloni) filmata mentre compiva “manifestazioni usuali del disciolto partito fascista” – per utilizzare la formulazione scelta dal gup nel dispositivo di rinvio a giudizio – da un consigliere del Pd che poi aveva diffuso il video in rete.
La decisione del tribunale di Milano è giunta a pochi giorni dal quarantesimo anniversario della Liberazione dal fascismo e dal nazismo e anche da quello della morte del diciottenne aderente all’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. In occasione del quarantennale della morte di Ramelli a Milano il 25 aprile sono attesi migliaia di estremisti di destra provenienti da tutta Italia, e l’allarme in città è alto. Per quei giorni le organizzazioni antifasciste e antagoniste lombarde hanno già annunciato una mobilitazione non-stop contro il raduno fascista.
Rimanendo al cosiddetto ‘saluto romano’ – eufemismo semantico che sta ad indicare il saluto fascista – se a Milano sembra che ostentarlo costituisca reato, non altrettanto sembra accadere un po’ più a sud. Il mese scorso infatti a Livorno il locale Tribunale ha sancito che quattro neofascisti accusati di aver più volte salutato romanamente non avevano in realtà commesso alcun illecito penale. Il giudice Antonio Perrone ha quindi prosciolto i quattro estremisti di destra perché gli ultras del Verona aveva sì fatto il saluto romano, ma nel corso della partita di calcio tra Livorno ed Hellas e mentre si trovavano allo stadio, il che a suo dire li scagionerebbe. “Nel caso in specie il saluto romano si è collocato all’interno di una manifestazione di carattere sportivo [e tale contesto fa] dubitare fortemente che il gesto sia stato idoneo a pubblicizzare idee violente e discriminatorie, che sia stato finalizzato alla ricerca di consensi in questo senso, che abbia avuto concrete possibilità di raccogliere adesioni”. Per il giudice quindi si trattava di una semplice “provocazione rivolta verso gliavversari” durante una manifestazione sportiva che e “non è normalmente il luogo deputato a fare opera di proselitismo”. Contro i quattro il pm Alessandro Crini aveva chiesto una condanna a 2 mesi e 20 giorni di reclusione, ai sensi del dl 26 aprile 1993, n. 122 (la cosiddetta Legge Mancino) ma secondo il giudice allo stadio il saluto romano costituirebbe semplicemente un gesto di provocazione contro gli avversari. Nelle motivazioni della sentenza il giudice Perrone ha affermato che il saluto romano non è punibile a prescindere perché non configurerebbe di per sé la ricostituzione del partito fascista che è punita – teoricamente, assai teoricamente – dalla legge. E questo nonostante la Corte di Cassazione nella sentenza n. 24184 del 17 giugno 2009, abbia sancito che il saluto fascista “non è espressione della possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero, ma un’istigazione all’odio razziale” e in quanto tale punibile sulla base della Legge Mancino. Sul fatto poi che essendo una manifestazione sportiva “non deputata a fare opera di proselitismo e propaganda politica” a differenza “di un corteo, di un comizio o di una manifestazione di piazza” – come scrive il magistrato – ci sarebbe molto da dire. Decenni di infiltrazione nelle curve da parte di gruppi violenti di estrema destra che hanno strumentalizzato gli stadi per legittimarsi e imporsi facendo fuori la concorrenza anche a furia di aggressioni, pestaggi e omicidi dice esattamente il contrario.
L’ultimo episodio che ci parla di una curva utilizzata dai fascisti come palcoscenico politico risale a pochi giorni fa, quando durante una partita allo Stadio Olimpico un gruppo di ultrà giallorossi espose alcuni striscioni offensivi nei confronti della madre del giovanissimo tifoso napoletano Ciro Esposito, assassinato a colpi di pistola il 3 maggio del 2014 dall’estremista di destra Daniele De Santis, noto come ‘Gastone’. Dei quattro tifosi identificati dalla polizia la Questura di Roma ha detto che uno ha precedenti per rapina e lesioni, mentre un altro si é reso responsabile in passato di interruzioni di pubblico servizio, violenza e minacce a pubblico ufficiale. Ma non è dato sapere qual sia la loro fede politica…
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